Riforma pensioni: cosa aspettarsi dalla Legge di Bilancio 2020?

Le ultime novità sul fronte pensioni. L'ingente numero di pensionamenti ed il promesso sblocco del turnover. Ricorsi contro la mancata rivalutazione delle pensioni. L'assegno con le pensioni in regime di Opzione donna.

Riforma pensioni, Quota 100: il decretone passa alla Camera

La riforma delle pensioni giallo-verde dovrà tenere conto inevitabilmente della situazione economica del Paese.“I ” I messaggi lanciati dagli esponenti del governo hanno conseguenze inevitabili sui mercati – tutte di segno negativo -, provocando l’innalzamento dello spread, senza peraltro affrontare i nodi strutturali di natura economica che abbiamo di fronte, La dinamica è sempre la stessa, ed è a fini elettorali, in vista delle Europee. In particolare, il vicepremier che si dovrebbe occupare di questioni interne, discerne invece di economia e parla con grande leggerezza e in modo irresponsabile della questione dello sforamento del 3%, andando in direzione opposta a quelli che sono i vincoli Ue, pur di ottenere consensi”, ha dichiarato Gianna Fracassi, vicesegretario generale Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1.

“È evidente che a settembre, quando si procederà alla messa a punto della legge di Bilancio 2020, si dovrà tenere dentro la sterilizzazione delle clausole Iva e intervenire sul fisco con la flat tax. A quel punto, tutti i nodi verranno al pettine. Adesso il Presidente del Consiglio Conte ha cominciato a dire che sull’Iva è necessario prevedere un aumento, misura del tutto impopolare, peraltro già accennata nei mesi scorsi dal ministro dell’Economia Tria. Tutto ciò provoca fibrillazione e instabilità sui mercati, e sul versante del debito pubblico non fa che aumentare gli interessi. Ma questo può significare solo due cose: aumento delle tasse oppure nuovi tagli. Senza dimenticare che sul versante fiscale si va in una direzione sbagliata e anche ingiusta, perché la flat tax non tiene conto della progressività nè fa accrescere i consumi interni”, ha precisato l’esponente sindacale.

Nel 2019 previsti 250 mila pensionamenti nella Pubblica Amministrazione 

Il  Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno al Forum della P.A. ha dichiarato che “nel 2019 ci saranno 150 mila cessazioni con la legge Fornero e 100 mila con Quota 100, per un totale di 250 mila“. Quale effetto della combinazione di varie misure pensionistiche: pensioni di vecchiaia, Opzione donna, pensioni anticipate e Quota 100, “circa 500mila dipendenti pubblici nell’arco dei prossimi 3-4 anni avranno maturato i requisiti per ritirarsi”, ha precisato il Ministro.

Secondo Bongiorno il personale in uscita sarà sostituito da nuovi ingressi mediante lo sblocco del turnover, ma,  “se non si modificheranno le modalità di ingresso, gestione e sviluppo del personale, la sostituzione rischia di non essere una reale opportunità di rinnovamento ma una  rottamazione agevolata con l’uscita di competenze ed esperienze preziose”.

L’ingresso dei giovani nella P.A. sarà favorito dalla creazione di un corso “che permetta al ragazzo che studia all’università, alla fine del suo percorso, di poter fare un concorso direttamente nella P.A”, ha dichiarato il Ministro, precisando che “oggi c’è un grosso problema per i giovani, non riescono a trovare lavoro quando escono dall’università”, avendo a disposizione “di solito con un tipo di formazione estremamente generica”.

La preoccupazioni dei sindacati

“Non possiamo che esprimere la nostra seria preoccupazione rispetto ai dati della ricerca presentata oggi nel corso dei lavori di Forum PA che certifica l’esigenza di rimpiazzare 500.000 pensionamenti nei prossimi 3 anni”. ha  dichiarato in una nota il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.

“Siamo convinti che la qualità di una società si misuri anche dal livello dei servizi che eroga alla propria Comunità sia sotto il profilo quantitativo, ma soprattutto qualitativo e che gli stessi siano un indiscusso indice di misurazione del tasso di democrazia e pluralismo di una nazione. In tal senso da tempo facciamo notare alla Ministra competente che i tempi del reclutamento della nuova forza lavoro non sono una variabile di poco conto per mantenere il sistema pubblico in equilibrio e che la mera compensazione del turn over non sarà assolutamente sufficiente alle necessità delle Pubbliche amministrazioni italiane“, ha sottolineato Ganga.

Rivalutazione delle pensioni: i ricorsi contro la perequazione parziale

In tema di rivalutazione delle pensioni, il segretario organizzativo Confedir e presidente nazionale Udir, Marcello Pacifico, nel suo intervento ad un evento organizzato da Federspev e e Confedir presso l’Ordine dei Medici di Palermo ha dichiarato: “Come Confedir abbiamo intenzione di impugnare la parziale perequazione degli assegni pensionistici rispetto all’inflazione. Abbiamo già vinto in passato quando un intervento analogo del legislatore nel 2011 è stato dichiarato incostituzionale per poi esser riproposto sotto mentite spoglie sotto i Governi Letta/Renzi/Gentiloni. E il Governo Conte percorre la stessa errata via ancora una volta discriminando le pensioni superiori a tre volte il minimo Inps e innalzando soltanto dell’1,1% per i prossimi anni l’assegno quando il tasso di inflazione programmatica è dell’1,4% soltanto per il 2019″.

Importo dell’assegno con le pensioni in regime di Opzione donna

Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social, ha pubblicato due tabelle comparative che evidenziano come la scelta di accedere alle pensioni anticipate in regime di Opzione Donna e, quindi,  l’accettazione che la propria pensione sia interamente calcolata con il sistema contributivo, significhi vedersi erogata una pensione minore del 30% medio rispetto agli altri sistemi ossia misto/retributivo.

“Proprio in queste pagine le Donne che hanno optato per l’istituto dell’Opzione Donna oltre a coloro che proprio per questo motivo hanno rinunciato, ci hanno portato non più tardi di un paio di mesi fa, a conoscenza della loro diretta esperienza che avvalora e certifica quanto gli esperti hanno da sempre sostenuto e diffuso; che poi nella media nazionale ci sia chi ha riscontrato una differenza minima rispetto alle altre tipologie pensionistiche, direi che è banalmente matematico”, ha precisato Armiliato.

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