Al vaglio del nuovo governo, in vista della legge di Bilancio, ci sono le misure relative alla riforma delle pensioni. Tra i ‘pilastri’ della politica fiscale del governo spiccano la ‘quota 100’ sulle pensioni e la flat tax, misure entrambe targate Lega e approvate dalla metà M5S dell’esecutivo.
Riforma pensioni: a che punto è la manovra. Il problema resta quello di trovare le coperture.
Sul fronte previdenziale, il governo è al momento al lavoro su due fronti: la quota 100 promessa da Salvini e le pensioni di cittadinanza volute dal M5S. Sul primo versante si sta valutando una modifica della legge Fornero, attraverso la riduzione dell’età di ritiro dal lavoro con l’introduzione di quota 100. Obiettivo di Matteo Salvini è una Quota 100 con 62 anni di età e 38 di contributi, mentre al Tesoro si lavora su 64 anni e 36 di contributi.
La seconda misura consiste nell’allineamento graduale dell’assegno dei pensionati indigenti (in totale 4,5 milioni) a quota 780 euro mensili, valore che l’Istat considera come soglia di povertà. Per avviare l’intervento si ragiona sul taglio delle pensioni d’oro, quelle superiori ai 4mila euro non giustificati dai versamenti contributivi, che porterebbero però una cifra esigua, circa qualche centinaio di milioni di euro.
Dove trovare le risorse per realizzare la riforma delle pensioni.
Per superare l’impasse sulle coperture economiche della manovra il governo propone la pace fiscale e torna a vagliare l’ipotesi della spending review, quella del tagli agli sprechi della spesa pubblica, difficile da realizzarsi nei fatti.
La soluzione di puntare sulla spending review è venuta fuori al termine di un complicato vertice a palazzo Chigi. Lo stesso Di Maio ha dichiarato pubblicamente che la manovra deve vedere il governo “con in mano un paio di forbici e che cominci a tagliare tutto quello che non serve.
Si cerca di trovare le soluzioni per reperire le risorse necessarie a realizzare agli obiettivi promessi da Lega e M5S nel programma di governo. Secondo quanto riferiscono fonti della maggioranza, però, dalla nuova sforbiciata alla spesa non si potranno incassare più di 3-6 miliardi di euro, cifra troppo esigua per coprire i numeri stratosferici della manovra in cantiere con voci in uscita che sfiorano i 42 miliardi di euro.
Riforma delle pensioni: le opposizioni e le contestazioni critiche dei sindacati.
Critica Susanna Camusso, segretaria della Cgil, stanca dei continui annunci dell’esecutivo, e del fatto che la proposta di riforma pensioni con quota 100 avvantaggerebbe solo alcune categorie: “L’annuncio di quota cento, un giorno a 62 anni, un giorno a 64: numeri al lotto”, la possibile riforma “messa come la sta mettendo il governo riguarda una piccola parte, fabbriche del Nord, e una parte della pubblica amministrazione.
Ma per un lavoratore edile, per esempio, resta l’impianto della Fornero: deve restare fino a 67 anni sulle impalcature. Se vuoi eliminare delle ingiustizie non lo puoi fare solo per una parte perché la rappresenti elettoralmente. Vuol dire corporativizzare la riforma”.
Domenico Proietti della Uil lamenta il mancato confronto del nuovo esecutivo con i sindacati.
“È sinceramente sorprendente che il ministro del Lavoro, dopo oltre un mese e mezzo, non abbia ancora risposto alla richiesta di incontro di Uil, Cisl e Cgil sui temi previdenziali “. Così il segretario confederale Uil Domenico Proietti su Uil tv. ” Gli annunci e i contro annunci di queste settimane sulle pensioni hanno il solo effetto di disorientare i lavoratori e le lavoratrici “.
La Uil, insieme agli altri Sindacati, ritiene che “bisogna continuare l’azione avviata negli ultimi due anni per cambiare profondamente la Legge Fornero. Le tre Confederazioni hanno da tempo avanzato proposte precise per reintrodurre efficacemente una flessibilità di accesso alla pensione intorno ai 62 anni – sostiene il sindacalista – per attuare misure che garantiscano pensioni adeguate ai giovani, per superare le disparità di genere, per valorizzare il lavoro di cura ai fini previdenziali, per prorogare opzione donna e chiudere definitivamente le salvaguardie degli esodati“. “Ci auguriamo che il Governo su questa materia non perda altro tempo e convochi un incontro con i Sindacati per trovare soluzioni utili per il nostro Paese “, conclude Proietti.
Roberto Ghiselli della Cgil chiede con forza il confronto e rilancia le priorità sul fronte riforma delle pensioni.
“È opportuno che il Governo apra un confronto con il sindacato sulla previdenza rispondendo alla richiesta avanzata da Cgil, Cisl e Uil al ministro Di Maio lo scorso luglio e affrontando i temi contenuti nella piattaforma sindacale unitaria”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli. “L’ipotesi riguardante quota 100 a 62 anni merita un approfondimento e, se venisse formalizzata senza vincoli surrettizi, sarebbe una cosa positiva. Ma – sottolinea il dirigente sindacale – questo tema non esaurisce le questioni previdenziali da affrontare con urgenza, perché quota 100 riguarda una parte limitata del mondo del lavoro”.
Il segretario confederale spiega infatti che “lascerebbe fuori quasi del tutto i giovani, le donne, il lavoro discontinuo, intere aree geografiche del Paese, per i quali, non essendo in grado di raggiungere quei livelli di contribuzione, le condizioni rimarrebbero quelle previste dalla legge Fornero”. A maggior ragione – aggiunge – se venisse superata l’Ape sociale, che, per alcune categorie più deboli di lavoratori, prevede un minimo di contributi che può andare dai 28 ai 36 anni”.
“È necessario inoltre – sostiene in conclusione Ghiselli – affrontare e risolvere definitivamente il tema esodati, la proroga di opzione donna e la questione dei 41 anni. E va garantita agli attuali pensionati l’effettiva tutela del valore della loro pensione, scongiurando anche i rischi di illegittimi ricalcoli o contributi di solidarietà da prelevare anche dalle pensioni di importo medio”.
Quota 100, Orietta Armiliato: ” Le donne penalizzate del requisito contributivo minimo richiesto per accedere alla misura”.
Concorde anche Orietta Armiliato, amministratrice del gruppo Facebook Comitato Opzione Donna Social, che evidenzia come “il requisito che rende inaccettabile per le donne la proposta di provvedimento denominata “Quota 100 ” non è tanto quello relativo all’età richiesta per accedere ma, quello che afferisce alla contribuzione per arrivare a raggiungere la quota stabilita, cioè 100.
Chiunque possieda un minimo di competenza in materia previdenziale rispetto alla platea femminile, conosce quelle che per loro sono le criticità per arrivare a raggiungere la quiescenza: la contribuzione versata in maniera discontinua, causa il dover sopperire ad un welfare che nel nostro Paese è strutturalmente carente ed affidato in via preminente alle stesse (leggi lavoro di cura familiare ad esempio) e le arcinote disparità in termini salariali e di opportunità carrieristiche, ne sono il tangibile drammatico prodotto.