La Corte dei Conti nel Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica ha posto sotto la lente d’ingrandimento il sistema previdenziale italiano e le riforme introdotte dal Governo Lega-Movimento Cinque Stelle in materia di pensioni. Nel dossier viene messo in evidenza come “in un sistema che eroga prestazioni con ancora elevate componenti retributive, l’anticipo dell’età di pensionamento rispetto a quella ritenuta congrua con l’equilibrio attuariale e intergenerazionale comporta sia esigenze di cassa (tipiche di un sistema a ripartizione), sia debito implicito, in quanto la componente retributiva del trattamento non viene corretta per tener conto della maggiore durata della prestazione”.
Secondo la Corte dei Conti: “Provvedimenti in materia di previdenza dovrebbero essere ispirati ad un corretto bilanciamento delle esigenze delle generazioni presenti con quelle delle generazioni future. Inoltre, le misure varate con la manovra per il 2019 ed i provvedimenti correlati (blocchi dell’indicizzazione dell’età alla speranza di vita, reintroduzione del sistema delle finestre, ecc.) dovrebbero essere valutate tenendo conto dell’importanza che sia definito, in un comparto della spesa corrente così rilevante sul piano quantitativo e qualitativo, un quadro di certezza e stabilità normativa.
Riforma delle pensioni 2019 e Quota 100
Nel Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica la Corte dei Conti ha precisato che “si muovono invece nella logica del non ordinario non soltanto Quota 100, ma anche misure come la modifica del meccanismo di perequazione ai prezzi, il contributo, per l’appunto straordinario, sui trattamenti di importo elevato, i tempi per la corresponsione del TFR/TFS nel pubblico impiego, il
divieto di cumulo con altri redditi da lavoro, e così via”.
Si legge nel documento: “Nel complesso, per quel che riguarda i possibili esiti delle nuove norme nel loro primo anno di vigenza, pur se una mera proiezione al 31/12/2019 dei valori fin qui registrati mostrerebbe un sostanziale allineamento dei valori effettivi con quelli stimati (290 mila), una lettura dei dati che tenga conto di una serie di fattori (“stagionalità”, caratteristiche dei comparti, ecc) porta a valutare risultati finali inferiori a quanto stimato in sede di Relazione tecnica, mentre sul piano della composizione (per genere, comparto, età, ecc) la platea dovrebbe essere sostanzialmente in linea con quanto stimato”.
Flessibilità in uscita: le soluzioni
“L’introduzione di Quota 100 ha comunque posto sotto i riflettori una reale esigenza: quella di un maggior grado di flessibilità del requisito anagrafico di pensionamento. A riguardo sarebbe necessaria una soluzione strutturale e permanente, più neutra dal punto di vista dell’equità tra coorti di pensionati e tale da preservare gli equilibri e la sostenibilità di lungo termine del sistema. Qualunque scelta pone un problema di cassa non indifferente, ma una “correzione attuariale” della componente retributiva dell’assegno, in caso di pensioni “miste”, non comporterebbe la creazione di debito pensionistico implicito”, ha osservato la Corte dei Conti.
Salute della popolazione anziana e rischio “pensioni povere”
Nel dossier, vengono mesi in luce altri aspetti legati al sistema previdenziale: “Oltre al tema della flessibilità di uscita e di una sua messa a punto in via generale e non transitoria, sarebbe comunque utile che si aprisse un’attenta riflessione su come tener conto, in prospettiva, delle effettive condizioni di salute della popolazione anziana, sull’adeguatezza dei trattamenti futuri e la possibilità che, in contesti caratterizzati da bassi salari e forte precarizzazione delle carriere lavorative, si determinino elevate quote di pensioni “povere”, con implicazioni sulle politiche assistenziali e sulla stessa propensione dei lavoratori a contribuire al sistema di assicurazione generale obbligatoria”.
Il commento di Domenico Proietti (Uil)
Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, alla luce delle considerazioni della Corte dei Conti ha dichiarato: ” Una maggiore e strutturata flessibilità di accesso alla pensione, come proposto oggi dalla Corte dei Conti, conferma la validità delle proposte della Uil e di tutto il Sindacato. Dopo Quota 100 bisogna introdurre l’accesso alla pensione intorno a 62 anni per tutti i settori di lavoro e stabilire che 41 anni di contributi sono sufficienti a prescindere dall’età.
La Uil chiede al Governo di aprire il tavolo di confronto con i Sindacati per affrontare anche i temi delle future pensioni dei giovani, della valorizzazione del lavoro di cura per le donne e della maternità ai fini previdenziali, e per ripristinare la piena rivalutazione delle pensioni in essere”.