Pensioni anticipate: per le donne solo Opzione donna?

Pensioni anticipate al femminile: proroga di Opzione donna ed Opzione donna strutturale. L'analisi di Armiliato del Cods.

Pensioni anticipate: escluse da Opzione donna le nate nel 1961

Sono tante le lavoratrici che attendono la proroga di Opzione donna al 2019 per poter accedere alla misura per le pensioni anticipate al femminile e sono in numero ancora maggiore coloro che vorrebbero che tale dispositivo diventasse strutturale. Orietta Armiliato , amministratrice del Comitato Opzione Donna Social ha approfondito l’argomento in un post.

“Continuo a leggere commenti da parte delle donne che anelano, chiedono, sperano affinché la misura dell’Opzione Donna divenga strutturale ossia che venga inserita permanentemente nel nostro ordinamento previdenziale. Credo proprio che sia il caso, a questo punto, di affrontare la questione trattandola con l’oggettività e la dovuta ragione che da sempre ci contraddistinguono”, ha affermato Armiliato.

Pensioni anticipate con Opzione donna

“Come sappiamo, a partire dal 1996 i lavoratori TUTTI, sono stati e sono soggetti a percepire la propria pensione conteggiata con il metodo CONTRIBUTIVO e non già retributivo o misto come per il passato quindi, va da sé che una richiesta di questo tipo non ha davvero alcun senso né alcuna logica.

Il patto che le lavoratrici sottoscrivono con l’esercizio dell’istituto dell’Opzione Donna è proprio quello di usufruire del collocamento a riposo circa sette/otto anni prima della regola anagrafica vigente ma, rinunciando contestualmente ad una parte della pensione che spetterebbe con il sistema retributivo o misto e che le analisi hanno quantificato essere, a livello nazionale, pari al 30% medio in meno. La valenza reale di questa legge che era e resta a carattere sperimentale, è quella di poterne usufruirne fino agli anni 2022/23 massimo, dopo non avrebbe proprio alcuna logica“, ha spiegato l’amministratrice del CODS.

Misure alternative per le pensioni delle donne

Armiliato ha proseguito: “Ecco perché il CODS continua ad insistere sulla necessità di trovare alternative a questa misura che, sebbene opzionale, è l’unica che consente il raggiungimento della quiescenza con un po’ di anticipo aiutando, ad esempio, le lavoratrici disoccupate di lungo periodo che non hanno altra alternativa per potersi garantire un reddito anche se spesso, con OD, risulta essere di modesta entità.

Il riconoscimento del lavoro di cura, ad esempio, sarebbe già una valida alternativa ma si potrebbero studiare anche altre forme affinché la popolazione femminile, gravata da oneri lavorativi dentro e fuori casa, possa raggiungere la quiescenza anticipatamente rispetto alle possibilità vigenti”.

“Peró: se le lavoratrici continuano ad accontentarsi del ‘poco/nulla’ chiedendo a gran voce che venga prorogata questa legge accettandone ogni penalità (leggi innalzamento dei requisiti sia anagrafici sia previdenziali piuttosto che lo stillicidio dell’estensione di anno in anno) l’esecutivo non solo ne sarà ben lieto ma nessuno si occuperà di andare a migliorare legiferando, le condizioni di uscita dal lavoro delle donne. E, diciamola tutta: se alla donne va bene così, perché l’esecutivo si dovrebbe impegnare anche economicamente a cercare soluzioni migliorative?”, ha puntualizzato Armiliato.

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