La mancata rivalutazione integrale delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps è motivo di scontro tra Governo e sindacati. Secondo il senatore leghista Paolo Arrigoni: “Le pensioni del 2019 saranno maggiori di quelle del 2018“. “Nessun taglio delle pensioni, nessuna riduzione dell’assegno che mensilmente tanti italiani si vedono riconosciuto per aver contribuito al benessere del Paese con il loro lavoro”, ha dichiarato sul suo sito ufficiale. “Le ricostruzioni a cui sempre più frequentemente assistiamo, francamente fantasiose quando addirittura distorte, divulgate sempre più sulla stampa, impongono una precisazione: non si tratta di taglio, ma di un minor aumento degli importi degli assegni pensionistici parametrato all’inflazione”.
“Somme in più e non in meno! Nel 2019 è stato introdotto un nuovo sistema di adeguamento delle pensioni all’inflazione che prevede 7 scaglioni (100%, 97%, 77%, 52%, 47%, 45% e 40%) che permettono di avere, per le pensioni più basse, aumenti quasi prossimi al 100% e quindi più equi. Così il governo, con buonsenso, è riuscito a conciliare gli interessi dello Stato con quelli dei pensionati“, ha precisato il senatore Arrigoni. “Che poi qualcuno non sopporti l’azione riformatrice che la Lega e i suoi alleati sanno esprimere anche su materie che possono divenire divisive non può rappresentare un problema: noi continueremo a lavorare, andando avanti con buonsenso nell’interesse esclusivo dei cittadini italiani“, ha concluso.
La posizione dei sindacatiÂ
Lo Spi Cgil ha osservato che il nuovo meccanismo di rivalutazione delle pensioni introdotto dall’ultima Legge di Bilancio riduce la pensione a 5,5 milioni di pensionati per un totale di 3,5 miliardi di euro in tre anni. “Si va da una perdita di 44 euro per chi ha una pensione da 1.200 euro al mese fino a oltre 1.500 per chi ne ha una da 2mila. Si tratta di un vero e proprio taglio anche se il governo ha più volte detto che non era vero, che si trattava solo di pochi spiccioli e che i pensionati erano degli avari”, ha precisato il sindacato dei pensionati.
“Il Governo Lega-5 stelle , con l’approvazione della manovra finanziaria del 2019 è intervenuto negativamente sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione, peggiorando il sistema di rivalutazione più equo, concordato con il precedente Governo, che doveva entrare in vigore il 1° gennaio 2019, dopo 10 anni di tagli alle pensioni. Vista la situazione caotica e di incertezza in cui si è approvata la Legge di Bilancio, l’Inps non ha fatto in tempo ad elaborare gli importi delle pensioni con i tagli decisi dal Governo, per cui nei primi tre mesi dell’anno, i pensionati con un reddito pensionistico superiore a 1522 lordi, si sono visti accreditare un importo comprensivo della rivalutazione piena prevista dalla Legge 388/2000. Per questa ragione , oggi l’Inps deve recuperare circa 100 milioni di somme “non dovute”, hanno chiarito i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil di Genova, in un volantino unitario.
I sindacati: “Giochino elettorale di basso livello”
“Dopo il “furto legalizzato” ai danni dei pensionati, c’è anche l’imbroglio, perché furbescamente il Governo farà scattare la decurtazione degli assegni non prima del mese di giugno. Siamo di fronte ad un giochino elettorale di basso livello: si “dribbla” la data delle lezioni europee , sperando di non far arrabbiare i pensionati prima del voto”, sottolineano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp, che hanno organizzato tre grandi assemblee per il prossimo 9 maggio a Padova, Roma e Napoli ed una manifestazione unitaria il 1° giugno a Roma, in Piazza del Popolo.