Passo avanti sul fronte giuridico in tema di stress da lavoro, una condizione che purtroppo interessa un numero sempre maggiore di lavoratori e che in certi casi evolve anche in forme patologiche. Lo stress da lavoro, quando viene provocato da eccessivi carichi e da vessazioni dei superiori, deve essere considerato come causa di malattia professionale. Il burnout è una condizione medica associata allo stress cronico sul lavoro non adeguatamente gestito, ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La sindrome da burnout dipende dalla risposta individuale ad una situazione professionale, che il lavoratore avverte come logorante dal punto di vista psicofisico.
Il burnout professionale: fattori determinanti
Il lavoratore sperimenta una sensazione di esaurimento fisico ed emotivo, ed arriva al punto di sentirsi completamente insoddisfatto e prostrato dalla routine quotidiana. I fattori principali che portano stress e scarsa produttività, determinando il burnout dei dipendenti, sono spesso i conflitti interpersonali, le responsabilità e obiettivi e la pressione legata alle tempistiche e al carico di lavoro. Il burnout non va sottovalutato, dal momento che la demoralizzazione e la negatività per il proprio contesto lavorativo possono sfociare in disturbi più importanti. Un sondaggio condotto dal McKinsey Health Institute ha evidenziato che un ambiente di lavoro positivo consente invece ai dipendenti di sperimentare un benessere maggiore e di essere più innovativi e performanti nello svolgimento delle proprie mansioni.
La pronuncia della Corte d’appello di Firenze sullo stress da lavoro
Sul tema stress da lavoro è intervenuta la Corte d’appello di Firenze, che si è espressa sul caso di un dirigente nella grande distribuzione che a seguito di pesanti pressioni e contestazioni disciplinari ha iniziato a manifestare disturbi psichici che lo hanno costretto a lunghi periodi di malattia. L’Inca Cgil di Pisa era stato sottoposto all’esame del tribunale dopo che l’Inail aveva escluso il nesso causale tra le condizioni di stress e quei disturbi. In primo grado le ragioni del lavoratore erano state accolte, riconoscendo l’origine della patologia. La sentenza di appello ha reso definitiva la decisione.
Molti fattori di pressione sul luogo di lavoro
Soddisfazione dell’Inca per la decisione, che si muove nella direzione della tutela di quella che la comunità scientifica ha iniziato a definire come la malattia del secolo. Gli ambienti di lavoro non sempre rispondono ai bisogni dei lavoratori in termini di benessere, visto che sono presenti fattori di pressione legati a un eccessivo carico e a ritmi insostenibili che, nel lungo termine, possono avere conseguenze negative sulla salute dei lavoratori. Tra i problemi più diffusi, viene spiegato, le malattie psicosomatiche, disturbi del sonno, ansia e depressione e un grado insufficiente di controllo sulla propria attività.
Le conseguenze negative sulla salute psicofisica dei lavoratori
Lo stress derivante dall’organizzazione del lavoro e dalle condizioni ambientali ad esso collegate ha conseguenze negative per la salute dei lavoratori, influenzando l’attenzione del lavoratore durante lo svolgimento delle sue mansioni e conseguentemente aumentando il rischio di infortuni. La pronuncia della Corte d’appello di Firenze apre la strada per il riconoscimento dell’origine professionale dello stress lavoro correlato causa di malattie, insonnia, ansia e depressione, accogliendo un ricorso promosso dai legali di Inca, ha infatti riconosciuto la ”costrizione lavorativa” come causa esclusiva di malattia professionale.
Le ripercussioni di un clima lavorativo positivo
Tra le problematiche maggiormente lamentate rientrano le malattie psicosomatiche, ansia e depressione, conflitti fra il ruolo svolto in azienda e al di fuori di essa, l’intensità e gli orari di lavoro, le condizioni ambientali. Secondo numero studi, un clima aziendale positivo, correlato a fattori come il maggiore coinvolgimento nel lavoro e la migliore collaborazione tra dipendenti e quindi migliori performance, la crescita del senso di appartenenza all’organizzazione, potrebbe portare ad un maggiore benessere e ad un rendimento migliore.