Riforma pensioni: separare assistenza da previdenza e trattamenti dignitosi. Novità importanti su Opzione donna

L'analisi dei dati forniti dall'Osservatorio Inps delle pensioni. Le dichiarazioni dell'Anap Confartigianato e di Giuliano Cazzola su previdenza ed assistenza e importo delle pensioni.

Riforma pensioni 2019: Quota 100 nel mirino dei sindacati

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni vengono dall’analisi dei dati forniti dall’Osservatorio Inps sulle pensioni con i dati del 2018. Le pensioni vigenti al 1° gennaio 2019 sono 17.827.676, di cui 13.867.818 di natura previdenziale (vecchiaia, invalidità e superstiti) e le restanti 3.959.858 di natura assistenziale (invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali).

L’età media dei pensionati è di 74 anni (71,4 anni per gli uomini e 76 anni per le donne). Il 61,3% delle pensioni, infine, ha un importo inferiore a 750 euro.  Giampaolo Palazzi, Presidente dell’Anap/Confartigianato, alla luce di quanto emerso, ritiene che sia “necessario rivedere l’intero sistema per fare chiarezza, per garantire una maggiore equità, per stare al passo di quanto sostiene l’Europa”.

Assistenza e previdenza 

“E’ tempo”, ha dichiarato Palazzi, “di scindere la previdenza dall’assistenza; è tempo di rivisitare tutto il mondo dell’assistenza; è tempo di assicurare a tutti i pensionati un trattamento pensionistico dignitoso, in linea, appunto, con le direttive dell’Unione europea; è tempo, anche se non emerge dall’Osservatorio, che i pensionati non fungano più da bancomat per lo Stato; è tempo che sia riconosciuta per intero a tutti la rivalutazione delle pensioni; è tempo che si adotti un indice di rivalutazione più idoneo alle loro esigenze”.

“Sarebbe opportuno che i Governi prima di assumere provvedimenti in materia di pensioni ascoltassero tutte le Organizzazioni di rappresentanza dei pensionati che ben conoscono le loro reali esigenze”,  ha concluso Palazzi.

L’analisi di Giuliano Cazzola

L’economista ed esperto di previdenza Giuliano Cazzola in un editoriale sull’Huffington post ha analizzato i risultati presentati dal dossier Inps sulle pensioni. “Quando la nota è stata pubblicata l’attenzione dell’opinione pubblica è stata indirizzata verso una situazione critica del nostro sistema pensionistico. Nella distribuzione per classi d’importo mensile delle pensioni è presente, infatti, una forte concentrazione nelle classi basse: il 61,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750,00 euro mensili”, ha osservato Cazzola.

“Il fatto è che la nota dell’Inps non si ferma a questa considerazione ma prosegue fornendo degli opportuni chiarimenti. La percentuale indicata, che per le donne raggiunge il 74,5%, costituisce – è precisato – solo una misura indicativa della ”povertà”, dal momento che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi. Ed inoltre:”A tal fine, si evidenzia che delle 10.929.466 pensioni con importo inferiore a 750 euro, solo il 43,9% (4.797.442) beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali: integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile”, ha chiarito.

A proposito della riforma delle pensioni del Governo giallo-verde, con l’introduzione di Quota 100, l’economista ha affermato:”Quando vi sono dei cambiamenti dovrebbero essere richieste al vecchio sistema quelle ”consegne” che esso ha diritto di rilasciare, perché si sappia come stanno le cose e siano chiare le responsabilità, al di là della propaganda e delle contumelie che hanno accompagnato la disciplina disposta nel 2011″.

Novità su Opzione donna

Le ultime novità su Opzione donna, misura per le pensioni anticipate al femminile vengono dal sottosegretario al Ministero del lavoro Claudio Durigon. L’esponente della Lega, come riportato dall’Ansa, ha affermato che sono arrivate all’Inps 9.765  domande per poter accedere alla misura e che ne sono state respinte 1.100.

Durigon, a proposito di Quota 100 e dei requisiti contributivi richiesti per l’accesso, ha dichiarato in un’intervista a “Il Manifesto”: “Riconosco che i 38 anni hanno un impatto negativo sulle donne. Quanto all’anno di contributi per ogni figlio sarebbe costato 500 milioni e ora è una cifra troppo grande. Ma abbiamo deciso di rendere strutturale Opzione Donna”.

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