Riforma pensioni: Quota 100 potrebbe portare a tagli del personale

Riforma dlele pensioni e Quota 100. L'audizione in Commissione lavoro al Senato di Cgil, Cisl e Uil e di Manageritalia.

Pensioni 2019: blocco della rivalutazione e riduzione delle pensioni di importo elevato. In arrivo altri tagli?

Proseguono le audizioni informali in Commissione lavoro al Senato nell’ambito dell’esame per la conversione in legge del  decreto 28 gennaio 2019, n. 4, contenente il Reddito di cittadinanza, Quota 100 ed altre misure sulle pensioni. Ieri l’Aula ha respinto una proposta di questione pregiudiziale. Nel corso dell’audizione delle OO.SS. Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito la necessità di aprire un confronto con il Governo sulle riforme.

Per la piattaforma sindacale sulle pensioni bisogna operare “un intervento organico e strutturale, basato sulla flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età, e, nel sistema contributivo, il superamento degli attuali vincoli che rendono molto difficile l’accesso al pensionamento poiché condizionano il diritto alla pensione al raggiungimento di determinati importi soglia dell’assegno (1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale)”.

Quota 100: l’analisi di Cgil, Cisl e Uil

Entrando nello specifico delle misure sulle pensioni, i sindacati ritengono che Quota 100 sia “un ulteriore passo verso la reintroduzione di una flessibilità di accesso alla pensione, ma non sarà in grado di rispondere in modo omogeneo alle esigenze espresse da molte lavoratrici e lavoratori”.

Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito che Quota 100 “costituisce una opportunità per lavoratori con carriere continue e strutturate, ma sarà meno accessibile per i lavoratori del Centro Sud e del tutto insufficiente per le donne, per i lavoratori con carriere discontinue o occupati in particolari settori occupazionali caratterizzati da discontinuità lavorativa, come il settore agricolo o quello dell’edilizia, nei quali raramente un lavoratore raggiunge i 38 anni di contribuzione”. In particolare, hanno sottolineato  che “per le lavoratrici è necessario prevedere che il requisito contributivo riconosca la maternità ed il lavoro di cura”.

L’introduzione di Quota 41

La riforma delle pensioni di Cgil, Cisl e Uil prevede l’introduzione di Quota 41, ossia “la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età”. “In tal senso l’abrogazione degli incrementi automatici dell’età pensionabile per le pensioni anticipate è un primo passo nella giusta direzione, ma, al contempo, la finestra mobile di 3 mesi introdotta pospone la decorrenza della pensione e depontenzia l’effetto positivo”, hanno osservato.

Aspettativa di vita

I sindacati hanno affrontato anche il tema dell’aspettativa di vita. Cgil, Cisl e Uil ritengono che il blocco dell’incremento dei requisiti per aspettativa di vita debba essere previsto anche per la pensione di vecchiaia. Inoltre sostengono la necessità di eliminare la doppia penalizzazione imposta ai lavoratori dovuta al “contemporaneo aumento dell’età e la reversione dei coefficienti di trasformazione del calcolo contributivo della pensione.

Audizione al Senato di Manageritalia 

“Intervenire in maniera così rilevante sul sistema previdenziale e sul mercato del lavoro rischia di generare situazioni ibride e provvisorie che, nel medio-lungo periodo, potrebbero accentuare l’iniquità del welfare italiano e minarne la sostenibilità”, ha affermato il presidente di Manageritalia Guido Carella, nel corso dell’audizione presso la Commissione Lavoro al Senato.

A proposito di Quota 100, pur condividendo l’intento di consentire maggiore flessibilità in uscita, Carella ha evidenziato i limiti del provvedimento, per la sua transitorietà e per le disposizioni che potrebbero riportare il sistema previdenziale agli anni della “giungla pensionistica” e, in futuro, rendere necessaria una dolorosa riforma Fornero Bis.

Sempre in materia di pensioni Manageritalia ha evidenziato tre aspetti delle riforme proposte, giudicati contraddittori: “L’approccio sperimentale, di cui non vengono previste coperture oltre i primi tre anni di attuazione; la reintroduzione del divieto di cumulo, che penalizza chi vorrebbe avviare attività imprenditoriali o consulenziali, sottraendo importanti competenze al sistema Paese e ostacolando l’invecchiamento attivo; l’opzione per i dipendenti pubblici di poter versare oltre il tetto previdenziale, che penalizzerà ulteriormente la previdenza complementare italiana, già fanalino di coda in Europa”.

Entrando nel merito di Opzione donna, misura per le pensioni anticipate al femminile, Carella ha criticato il mantenimento dell’obbligo di calcolo col sistema contributivo, considerato molto penalizzante anche per l’oggettiva difficoltà delle lavoratrici nel raggiungere i requisiti temporali per la pensione.

In riferimento al turnover che dovrebbe essere sbloccato grazie a Quota 100, Manageritalia ha dichiarato:”Non è vero, come dimostrano i general manager, Hr manager e Cfo da noi interpellati con un’indagine, che a ogni pensionamento corrisponde l’assunzione di un giovane, anzi: Quota 100 potrebbe essere il pretesto per varare ristrutturazioni e tagliare personale. Servirebbero misure per incentivare l’occupazione per tutte le fasce d’età, poiché più persone lavorano, più si crea ricchezza, più opportunità ci sono per tutti”.

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