Riforma pensioni: Quota 100, pensioni di cittadinanza. Promesse elettorali?

La riforma delle pensioni è legata a doppio filo alla situazione economica italiana. Il Def non convince le opposizioni. Le dichiarazioni di Brunetta, Marattin, Tria e Di Girolamo.

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La Camera ha svolto ieri la discussione del Documento di economia e finanza 2019, al termine della quale è stata approvata la risoluzione di maggioranza, con conseguente preclusione delle restanti risoluzioni. Molto critica la posizione dell’On. Renato Brunetta di Forza Italia, per il quale: “La propaganda fatta da Lega e Movimento Cinque Stelle sul “contro DEF”, confluita nella loro risoluzione di maggioranza presentata al termine del dibattito sul Documento di Economia e Finanza, è tanto inutile quanto dannosa per il nostro Paese”.

Brunetta ha chiarito:”Inutile, per il semplice fatto che le risoluzioni, a maggior ragione se contenenti solo vaghe dichiarazioni d’intenti come quella di evitare l’aumento dell’IVA o introdurre la flat tax senza spiegare il come fare o inserire un solo numero sulle coperture necessarie per finanziarie l’operazione, non vengono neanche prese in considerazione dalla Commissione Europea, che per le proprie decisioni relative alle azioni da intraprendere nei confronti della finanza pubblica degli Stati membri si limita alla sola analisi delle tabelle contenute nel documento che il Tesoro invia a Bruxelles. Pertanto, ci dispiace deludere Matteo Salvini e Luigi Di Maio: il loro DEF, presentato nella risoluzione è mera carta straccia perché quello che vale, agli occhi della Commissione, è solo ed esclusivamente quello presentato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria”.

Nel corso della discussione sul Def, l’On. Luigi Marattin del Pd ha dichiarato:” L’impatto delle misure reddito di cittadinanza e “quota 100”, che avete sbandierato per mesi in campagna elettorale in quest’Aula, voi nel DEF scrivete che è prossimo allo zero sul PIL ed è negativo su occupazione e PIL potenziale: siete voi che, dopo averci detto che tutto diventerà un giardino di rose e fiori, con “quota 100” e reddito di cittadinanza, scrivete nei documenti di finanza pubblica che c’è un impatto zero o negativo”.

Le dichiarazioni di Tria su legge di Bilancio 2020, riforme, debito pubblico ed Iva  

Nel corso della discussione che ha preceduto il voto, il Ministro dell’Economia Giovanni Tria ha parlato delle riforme che sono state introdotte dal Governo Lega-Movimento Cinque Stelle. A proposito delle pensioni con Quota 100 e del turnover, Tria ha dichiarato: “Un altro effetto statistico si potrà avere anche come conseguenza di “Quota 100”, perché, se noi abbiamo centinaia di migliaia di persone – non sappiamo quante siano – che vanno in pensione ed escono dal livello di occupazione, evidentemente il riassorbimento, sia nel settore pubblico che nel settore privato, di altre persone a sostituirli, qualunque sia la previsione riguardo il tasso di sostituzione, avrà dei tempi, e quindi bisogna considerare questo aspetto. 

Secondo il Ministro:” Il nostro debito è pienamente sostenibile, lo è stato per trent’anni, da quando è arrivato al 120 per cento del PIL, non abbiamo mai chiesto aiuto a nessuno, negli ultimi decenni abbiamo pagato per risanare le finanze di ben quattro Paesi europei senza chiedere aiuti . E, quindi, io dico che il rapporto del debito-PIL italiano, ripeto, è un onere per l’Italia, perché crea problemi alla nostra crescita e dobbiamo impegnarci a ridurlo. Dobbiamo impegnarci a ridurlo, da una parte, mantenendo surplus primari, ma sostanzialmente, principalmente, superando i problemi strutturali che mantengono basso il tasso di crescita”.

“La nostra strategia per raggiungere questi obiettivi fondamentali rimane quella già enunciata: investimenti pubblici, a supporto anche del rendimento degli investimenti privati, per aumentare la competitività dell’Italia. Il secondo perno della nostra strategia rimane quello di una riforma fiscale e, quindi, di un’attuazione progressiva del programma di Governo su questo punto, di un sistema chiaramente di flat tax; questo fa parte del programma di Governo e, quindi, quest’anno è iniziata la prima fase, l’anno prossimo si dovrà portare avanti la seconda parte; ne discuteremo tra poco.

A proposito dell’IVA, Tria ha precisato:”Ora, sui giornali si parla continuamente di questo problema dell’IVA. Ebbene, questo DEF che è stato presentato mantiene sostanzialmente, in gran parte, la legislazione vigente in tema di finanza pubblica. Secondo la legislazione vigente, l’IVA l’anno prossimo aumenterà, se la legge non verrà cambiata”. A proposito della Legge di bilancio 2020: “La riforma continuerà nel momento in cui si stenderà il disegno di legge di bilancio per il 2020. Nella stessa occasione verranno adottate le misure alternative, evidentemente necessarie, atte a consentire di evitare l’aumento dell’IVA, che attualmente è previsto dalla legislazione; legge che verrà cambiata con la prossima legge di bilancio”.

Successivamente Tria ha dichiarato:”Quindi, è chiaro che si dice anche un fatto banale quando si dice che evidentemente, quando il nuovo step, il nuovo passo della riforma fiscale verrà attuato, e, nell’obiettivo di evitare l’aumento dell’IVA, bisognerà prendere misure alternative anche dal lato, evidentemente, della spesa, ma – questo è scritto nel Documento di economia e finanza” 

Pensioni di cittadinanza: promessa elettorale?

L’accesso alle pensioni di cittadinanza è limitato da requisiti molto stringenti che ridurranno di molto la platea dei beneficiari. Questa la denuncia dello Spi-Cgil, che aveva cominciato a nutrire dei dubbi sull’efficacia della misura già a marzo. Secondo il segretario generale del sindacato pensionati della Cgil Ivan Pedretti: “Siamo di fronte a una promessa elettorale”. “L’Inps aveva ipotizzato che ad accedere alla pensione di cittadinanza sarebbero state 250 mila famiglie; il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ne aveva annunciate 500 mila: non sarà così, saranno molte meno. I paletti per accedere all’integrazione sono infatti molto più rigidi di quelli propagandati e, sostanzialmente, la platea sarà la stessa che attualmente richiede l’assegno sociale, ovvero non più di 120 mila nuclei familiari a livello nazionale“, ha segnalato lo Spi-Cgil.

Secondo le prime stime effettuate dallo Spi Cgil del Veneto elaborando i dati dell’Inps e quelli provenienti dal sistema servizi della Cgil regionale, attualmente solo poco più di 4 mila pensionati (meno dell’1% dei 407 mila over 67 veneti con assegni inferiori ai 780 euro mensili) hanno richiesto la pensione di cittadinanza, avendone i requisiti. “Calcolare quanti saranno i beneficiari è un’impresa perché ci sono talmente tanti paletti da rendere quasi impossibile accedere al beneficio. I calcoli risultano davvero difficili, ma dalle nostre proiezioni risulta evidente la sterilità del provvedimento. In ogni caso dai nostri territori i numeri che arrivano sono impietosi”, ha affermato  Giuseppe di Girolamo, della segreteria Spi Cgil del Veneto con delega alla previdenza,.

La propaganda che funziona così bene in fase pre elettorale e subito post elettorale”, ha puntualizzato Di Girolamo, “si scioglie come neve al sole quando le politiche annunciate in modo pomposo si rivelano solo fuochi di paglia. Servono misure strutturali concrete che diano davvero respiro alle persone anziane e soprattutto i governi devono smetterla di usare i pensionati come il proprio bancomat, come fatto ripetutamente con le rivalutazioni. Già questo sarebbe un segnale concreto capace di dare dignità e giustizia ai nostri pensionati”.

Pensioni liquidate nel 2018 e nel primo trimestre 2019

L’Inps ha pubblicato l’Osservatorio di monitoraggio dei flussi di pensionamento con i dati delle pensioni liquidate nel 2018 e nel primo trimestre 2019, aggiornati al 2 aprile 2019. In questa prima rilevazione gennaio-marzo 2019 non sono ancora percepibili gli effetti della nuova forma di pensionamento anticipato di Quota 100.

Per le pensioni di vecchiaia il 2018, rispetto al 2017, è stato un anno di sostanziale staticità dei requisiti pensionistici relativi agli uomini di tutti i settori e alle donne del comparto pubblico. Per le donne del settore privato e per le lavoratrici autonome si è invece realizzata la completa equiparazione ai requisiti di vecchiaia degli uomini. Per quanto riguarda le pensioni anticipate, per il 2018 non ci sono state variazioni di requisiti rispetto al 2017. Nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), nel primo trimestre del 2019 si registra un numero di pensioni di vecchiaia, di anzianità e anticipate inferiore al corrispondente valore del 2018. Risultano, infatti, liquidati 76.702 trattamenti con decorrenza 2018 e 52.703 con decorrenza nel primo trimestre 2019.

Per gli assegni sociali è previsto nel 2019 l’innalzamento del requisito d’età da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. La quantità di assegni liquidati nel primo trimestre 2019 è stata pari a 3.199, molto esigua rispetto ai 10.665 dello stesso periodo del 2018 e riferibile esclusivamente ai cittadini 67enni che soddisfano nel 2019 i requisiti reddituali richiesti. Per quanto riguarda il peso delle pensioni di invalidità su quelle di vecchiaia l’indicatore statistico risulta più elevato nel 2019 rispetto all’analogo valore del 2018. Si registra, infine, a livello territoriale un peso delle pensioni liquidate a residenti nel Nord Italia sostanzialmente analogo (51% nel 2018 e 53% nel 2019).

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