Riforma pensioni, Quota 100: le ultime dichiarazioni di Di Maio

Riforma delle pensioni e Legge di Bilancio 2020. Le dichiarazioni di Di Maio su Quota 100. L'indicizzazione delle pensioni.

Riforma pensioni e Ue, Di maio rassicura:"Quota 100 non si tocca"

Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio è tornato a parlare di pensioni fornendo nuove rassicurazioni sul futuro di Quota 100. “C’è qualcuno che deve avercela con i pensionati e con l’ambiente. Continuo a sentire provocazioni di ogni genere sull’abolizione di Quota 100 e sulla plastic tax. Oggi ne è arrivata un’altra che lascia il tempo che trova. Intanto vorrei rassicurare tutti che Quota 100 non si tocca”, ha dichiarato Di Maio via social.

“Il MoVimento 5 Stelle l’ha difesa una volta e lo farà di nuovo. Se qualcuno pensa di riportare la Fornero, ha capito male. Ma poi ditemi voi se una persona che ha lavorato tutta la vita, dopo quasi 40 anni di lavoro e contributi versati non può nemmeno andare in pensione? Lasciamo che i nonni possano fare i nonni, lasciamo vivere le famiglie e rispettiamo i lavoratori”, ha sottolineato il leader pentastellato.

Plastic tax, evasione fiscale: le dichiarazioni di Di Maio

Di Maio ha preseguito: “Sulla plastic tax: cosa altro deve succedere per farci capire che rispettare l’ambiente significa proteggere la nostra vita? Ci va bene continuare a riempire il nostro mare e i nostri fiumi di plastica che resta lì centinaia di anni? In questi giorni peraltro i cambiamenti climatici ci stanno dando un segnale devastante, abbiamo morti e feriti da Nord a Sud e vogliamo continuare a dirci che va tutto bene?

Ben vengano le osservazioni fatte in audizione dai rappresentanti di categoria, sono un contributo fondamentale che dobbiamo tenere presente per migliorare, ma dobbiamo anche dirci che il vero pericolo è non cambiare mai niente. Per poi lamentarci. Invece no, l’Italia deve avere il coraggio di cambiare. Serve fare un grande salto culturale in avanti, in tanti ambiti. Bisogna farlo, ad esempio, anche con il carcere ai grandi evasori. Abbiamo aspettato 30 anni, fermi, immobili. E io adesso ogni giorno mi ripeto: ora o mai più. E mi rispondo, sempre, con la stessa convinzione: ora! Perché non c’è nessuno che lo farà al posto nostro.È questo il momento di rimediare agli errori del passato”.

Indicizzazione delle pensioni: l’analisi di Gronchi

Sandro Gronchi professore di Economia Politica e Modelli di Welfare nell’Università di Roma La Sapienza, su la voce.info, ha spiegato che per l’indicizzazione delle pensioni è errato sia il metodo di calcolo del Governo, che ciò che chiedono i sindacati. “L’ultimo provvedimento, incluso dal governo nella legge di bilancio per il 2020, interviene nuovamente sul meccanismo di indicizzazione elevando il limite (da tre a quattro volte il trattamento minimo) che dà diritto al recupero pieno dell’inflazione. Il sindacato lo giudica insufficiente e indice la manifestazione unitaria del 16 novembre anche per reclamare il ripristino dell’indicizzazione ai prezzi “per fasce”, ha affermato Gronchi.

“Entrambi sbagliano perché il sistema contributivo vuole un meccanismo del tutto diverso“, ha precisato l’economista, per il quale: “Il sistema contributivo, cui nel 1995 furono affidate l’equità e la sostenibilità delle future pensioni, resta tuttora incompiuto. Nei 24 anni trascorsi, si contano quasi 30 provvedimenti che tutto hanno fatto, e disfatto, tranne che completare la riforma contributiva”.

Gronchi ha proseguito: “Il sistema contributivo mima una “banca” che, a ciascun lavoratore, intesta un conto corrente virtuale dove prima depositare i contributi e poi prelevare le rate di pensione. Il conto è fruttifero e i prelievi devono (mediamente) bilanciare i contributi al lordo dei frutti, così da garantire che il saldo finale sia nullo” ed inoltre: “I conti correnti devono fruttare un interesse uguale al tasso di crescita dei redditi da lavoro affinché, annualmente, la somma dei prelievi, eseguiti dall’insieme dei pensionati, possa tendenzialmente uguagliare la somma dei depositi eseguiti dall’insieme degli attivi”.

“Il teorema dimostra che l’“interesse sostenibile” garantisce il pareggio della ripartizione, cioè che la spesa pensionistica possa essere interamente finanziata dal gettito contributivo. Un interesse più alto produrrebbe una spesa superiore al gettito, mentre uno più basso produrrebbe l’effetto opposto”. “Dunque, la pensione deve essere calcolata dividendo il montante contributivo per la speranza di vita al pensionamento e indicizzata in base all’interesse sostenibile”, ha puntualizzato l’economista.

Pensioni e lavoro di cura: il punto di Orietta Armiliato

Visto l’esiguo spazio che viene dato al capitolo pensioni nel DDL Bilancio, sono in molti a confidare nell’approvazione di qualche emendamento contenente novità in materia previdenziale.  “Francamente sono davvero in imbarazzo per loro nel rilevare che la maggioranza ha presentato più di 1500 emendamenti ai provvedimenti da essa stessa proposti, sui 4550 prodotti.
È chiaro che “qualcosa non va”, ha osservato Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social.

In attesa di verificare quali proposte emendative siano state presentate in materia previdenziale,  Armiliato ha precisato che tecnici ed addetti ai lavori “sono tutti quanti d’accordo nel rilevare quanto sia necessario riconoscere e valorizzare il lavoro di cura domestico che, in maniera decisamente prevalente e penalizzante è prerogativa delle lavoratrici, così come si trovano tutti concordi nel sottolineare come Quota100 non sia stata una misura (sebbene sperimentale) di successo, generando conseguentemente un minor costo di quello preventivato in fase legislativa. La produzione quindi di un notevole risparmio, nella considerazione comune, è stato il dichiarare che tali risparmi appunto, debbano essere reimpiegati per apportare correttivi e migliorie a quelle norme che hanno nel tempo originato iniquitá e storture”.

“Auspichiamo, però, che questi risparmi, così come tutto ciò che è stato certificato nei vari tavoli, incontri, vertici etc. sui temi che coinvolgono negativamente la platea femminile, siano al più presto oggetto di misure atte a porre fine a questo oramai improponibile sfruttamento di coloro che sono dispensatrici di welfare a costo zero”, ha sottolineato l’amministratrice del CODS.

“Il fatto che finalmente sia emersa l’ampiezza e la portata del tangibile divario esistente tra il genere maschile e femminile, così come il palesare l’esistenza di preconcetti e consuetudini pesantemente radicate rispetto al ruolo delle donne nella società, così come l’aver certificato che le cure familiari siano prevalentemente di pertinenza delle stesse, ci fa ben sperare che nel prossimo futuro (cioè da domani…) si provveda con adeguate scelte e proposte concrete trovando e mettendo in campo, in primo luogo, soluzioni politico-culturali, per ridurre fino a cancellare le minori condizioni favorevoli lavorative e di conseguenza di guadagno e di conseguenza di opportunità pensionistiche, in modo che si traducano in norme di legge a favore delle Donne“, ha concluso Armiliato.

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