Riforma pensioni, Quota 100: le novità dopo l’approvazione del DEF

La riforma delle pensioni giallo-verde prosegue. Quota 100 nell'analisi del Def. Le dichiarazioni del Ministro Giovanni Tria e dell'economista Marco Leonardi.

Riforma pensioni: Quota 100 e rivalutazione. Le ultime novità

L’obiettivo fondamentale del programma di Governo è il ritorno a una fase di sviluppo economico contraddistinta da un miglioramento dell’inclusione sociale e della qualità della vita, tale da garantire la riduzione della povertà e la garanzia dell’accesso alla formazione e al lavoro, agendo al contempo anche nell’ottica di invertire il trend demografico negativo. Sul versante della competitività, l’economia italiana sarà rafforzata dal miglioramento del contesto produttivo indotto dalla riduzione dei costi per le imprese, sia di tipo fiscale, sia più in generale inerenti il sistema burocratico”. È quanto scritto nella premessa del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, della sezione I del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2019, approvato dal Consiglio dei Ministri del 9 aprile. Dopo l’esame parlamentare il Programma di Stabilità e il PNR saranno inviati alle istituzioni europee entro il 30 aprile.

A proposito della riforma delle pensioni si legge nel Programma di stabilità :”La revisione del sistema pensionistico operata con ‘Quota 100’ intende consentire un accesso più agevole alla pensione, favorendo anche il ricambio generazionale e l’innovazione e la produttività di imprese e Amministrazioni pubbliche. Nella sezione del Programma Nazionale di Riforma 2019 viene valutato l’impatto finanziario della misura introdotte dal Governo Giallo-verde sulle pensioni. A proposito di Quota 100 viene precisato:” La possibilità di anticipare il trattamento pensionistico è consentita soltanto agli individui che maturano i requisiti indicati nel triennio 2019-2021.

I costi di Quota 100 

In tema di pensioni anticipate con Quota 100, si legge ancora: “La relazione tecnica al Decreto legge 28 gennaio 2019 n. 4 , utilizzando evidenze sulla propensione al pensionamento anticipato (take-up rate), fornisce tra l’altro una stima del maggior numero di trattamenti pensionistici alla fine di ciascun anno in relazione al provvedimento, unitamente al corrispondente costo annuale per la finanza pubblica. In particolare, il maggior numero di pensioni  associate al provvedimento è stimato pari a 290 mila unità a fine 2019, 327 mila a fine 2020 e 356 e 296 mila, rispettivamente, a fine 2021 e 2022. Nei primi quattro anni la maggiore spesa ammonterebbe a 3,8 miliardi nel 2019, 7,9 miliardi nel 2020, 8,4 miliardi nel 2021 e 7,9 miliardi nel 2022. Riguardo i lavoratori dipendenti privati che accedono al pensionamento con i nuovi requisiti, è anche da considerare l’erogazione anticipata del TFR devoluto al fondo di gestione tenuto dall’INPS. Gli effetti per la finanza pubblica legati a questo aspetto comportano un onere di 585 milioni nel 2019 mentre sono più contenuti nel 2020 e 2021; comportano invece un risparmio per gli anni successivi”.

Nella sezione dedicata all’Impatto delle misure del Programma Nazionale di Riforma 2019 viene dichiarato:”In particolare, per il triennio 2019 – 2021, gli aggiornamenti più significativi dal punto di vista finanziario, risultano:  maggiori spese complessive per circa 133 miliardi afferenti prevalentemente all’area ‘Lavoro e Pensioni’. In particolare, si segnalano gli oneri per l’introduzione del RdC e del beneficio ‘Quota 100’, i due principali interventi a sostegno dell’occupazione, lotta alla povertà ed esclusione sociale”.

Quota 100 e turnover

A proposito della relazione tra Quota 100 e lo sblocco del turnover viene affermato: “Il calo del numero degli occupati a seguito del nuovo canale di accesso al trattamento pensionistico porterebbe a una corrispondente riduzione delle forze di lavoro. In generale, una pari diminuzione dell’occupazione e delle forze di lavoro sospingerebbe al rialzo il tasso di disoccupazione rispetto allo scenario base. Tuttavia, il turn-over generazionale, ovvero il grado di sostituzione dei lavoratori che optano per la ‘Quota 100’ con lavoratori neoassunti, preme nella direzione opposta. In particolare, ove si ipotizzi che i nuovi assunti provengano integralmente dal pool dei disoccupati, un tasso di sostituzione del 10 per cento sarebbe sufficiente a garantire l’invarianza del tasso di disoccupazione. Pertanto, se il turnover generazionale fosse maggiore del 10 per cento, allora, a parità di altre condizioni, il tasso di disoccupazione calerebbe” .

Marco Leonardi: “Il #def è la vendetta di Tria”

L’economista Marco Leonardi, già consigliere economico di Palazzo Chigi, ha commentato via social i dati emersi dal Def: “Dopo essere stato umiliato con la scena del balcone di Chigi dove Di Maio festeggiava il deficit 2.4% (mentre Tria diceva 1.6% fino al giorno prima), dopo essere stato minacciato 100 volte di licenziamento (in ultimo sull’assurdo decreto banche in violazione di regole europee), questa volta Tria ha imposto numeri veri nel DEF. Ammissione di una crescita 2019 dello 0.1% Ricordiamoci che solo nel 2017 si cresceva all’1.5%, 15 volte tanto. Onesto anche sugli effetti del reddito di cittadinanza e quota 100: in particolare si ammette che produca ZERO crescita e una diminuzione di -0.3% dell’occupazione (e gli effetti del decreto dignità ne vogliamo parlare??)

UDITE UDITE si ammette che gli investimenti determinano la crescita (peccato che li hanno tagliati del 30% quando hanno dovuto tagliare il deficit dal 2.4 al 2%). Si ammette che lo spread ha effetto negativo sulla crescita (peccato che pochi mesi fa sostenevano di mangiarlo a colazione, lo hanno fatto salire fino a 250 punti ed è ancora stabile lì, da maggio 2018 riduce le aspettative di consumatori e imprese)

Onesti sul decreto crescita e sblocca cantieri (che ancora non si vedono ma si ammette finalmente che producono solo 0.1% di crescita). Meno onesto sul debito che sale nel 2019 (gravissimo averlo fatto salire negando fino ad ora l’evidenza) ma scende nel 2020-21. Peccato che si dimenticano di dire che scende soltanto perché si incorpora già l’aumento automatico dell’IVA. Se invece dovessero cancellare la clausole di aumento dell’IVA come promettono (ma dove trovano 23 miliardi !?) il debito salirebbe eccome e di quasi 1%.

Le coperture sono del tutto ignote: 18 miliardi di privatizzazioni non sono specificate e c’è un dibattito surreale tra l’introduzione della flat tax a fronte o meno dell’aumento dell’IVA. Tipica tecnica di distrazione: l’aumento dell’IVA serve già adesso a bocce ferme per evitare aumento del debito, non serve per pagare la flat tax. Ricordiamoci che il Fondo Monetario prevede un debito a 138 punti percentuali in pochi anni e suggerisce già da ora la reintroduzione dell’IMU.

Del resto se il rimborso dei truffati delle banche, reddito di cittadinanza e quota 100 le fai solo per motivi elettorali non puoi lamentarti che il mondo intero non creda alle tue promesse sui conti pubblici. Il DEF stesso candidamente ammette uno SBILANCIAMENTO totale a favore delle misure lavoro (che poi è il non-lavoro del reddito di cittadinanza) e pensioni: 133 MILIARDI in tre anni. Sapete quanto sono le spese previste per capitale umano e innovazione nei prossimi 3 anni? poco più di 2 miliardi. Saremo tutti pensionati e zero laureati”.

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