Riforma pensioni, Quota 100: il decretone è legge. Cosa accadrà ai conti pubblici?

Il Senato ha approvato la conversione del decreto recante misure urgenti in materia di Reddito di cittadinanza e pensioni. Gli economisti lanciano l'allarme sui conti pubblici.

Pensioni 2019: Quota 100 e rivalutazione, le ultime novità

Il Senato ha approvato, ieri, in via definitiva, il ddl di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di Reddito di cittadinanza e di pensioni con 150 voti favorevoli, 107 contrari e 7 astensioni. “Ora è definitivo! Il Decretone Reddito di cittadinanza e quota 100 è legge. Ad oggi grazie al decretone hanno richiesto di andare in pensione 104 mila lavoratori con quota 100, 9765 lavoratrici con opzione donna, 40092 in pensione anticipata grazie al blocco aspettativa di vita. Ed ora avanti per accelerare il ricambio generazionale!!! E pensare che ci avevano detto, qualche professore o fondazione, che non si poteva fare. Questo è il primo passo per sfoltire il bacino creato dalla Fornero, per poi continuare a dare risposte a chi oggi ancora non le avute, quota 41“, ha commentato il sottosegretario al Ministero del lavoro, Claudio Durigon, via social.

L’attenzione si sposta ora sugli effetti che produrranno le misure introdotte con il cosiddetto “Decretone“. Continua a crescere velocemente il numero di domande presentate per l’accesso alle pensioni anticipate in regime di Quota 100. Quota 100 è un successo, ma per chi? “Vista la rapidità nell’arrivo delle domande, è ipotizzabile che per la fine di marzo saranno superate agevolmente le 110 mila richieste di quota 100, le 40 mila anticipate e le 10 mila opzione donna; ciò significa che entro la fine di quest’anno avremo circa 250 mila lavoratori attivi in meno e altrettanti pensionati in più con un pericoloso deterioramento del rapporto attivi/pensionati che calerà di circa l’1,5% e un aumento del saldo negativo tra entrate contributive e uscite per prestazioni”, ha osservato Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali sul Corriere.

“Quota 100 è insostenibile”

Secondo l’economista Marco Leonardi la spesa derivante dall’introduzione di Quota 100 è insostenibile. “Fino a qualche settimana fa eravamo solo noi a dirlo: Quota 100 è una spesa insostenibile e i lavoratori che lasciano NON saranno sostituiti dai giovani quindi l’occupazione totale scenderà. Adesso c’è però anche Alberto Brambilla (esperto di area Lega) che onestamente lo riconosce. Chissà se serve a qualcosa? Perché se le cose continuassero ad andare così male con previsioni di crescita del PIL negative, Quota 100 dovrà essere la prima misura ad essere rivista”, ha osservato in un post.

Reddito di cittadinanza e Quota 100: lo studio di Confindustria

Nel nuovo rapporto del Centro Studi Confindustria “Dove va l’economia italiana e gli scenari geoeconomici”, viene analizzato l’impatto del Reddito di cittadinanza e Quota 100 sul PIL. “Tali misure, soprattutto il Rdc, daranno un contributo, seppure esiguo, alla crescita economica, concentrato nel primo anno di implementazione. Tuttavia, questi che sono i due pilastri della Legge di bilancio, già annunciati nella primavera 2018 con il Contratto di Governo, a causa dell’ampio impatto atteso sui conti pubblici hanno contribuito al determinarsi proprio dei due suddetti fattori sfavorevoli: rialzo dei rendimenti sovrani e cambio di tendenza della fiducia delle imprese” che produrrà “un impatto negativo sulla crescita”.

Per Confindustria:”E’ necessario che gli investimenti pubblici si attivino e siano realizzate a fine anno le spese già a bilancio. Negli ultimi tre anni la spesa pubblica per investimenti a consuntivo è stata sempre più bassa di quanto iscritto a bilancio. Servono regole semplici che riattivino rapidamente gli investimenti”.

Nel dossier si precisa che nel 2020, “la preoccupazione maggiore è la finanza pubblica”. “A legislazione vigente, il 1° gennaio 2020 ci sarà l’aumento di circa 3 punti delle aliquote IVA ordinaria e ridotta. L’attività economica sarà penalizzata, con un effetto negativo sulla crescita di 0,3 punti percentuali, anche se il deficit/PIL migliorerà di 0,9 punti per rimanere al 2,6%. Questo non basterà per realizzare la correzione strutturale del bilancio richiesta dalle regole europee e servirebbe comunque una manovra correttiva”.

” Il Governo ha dunque ipotecato i conti pubblicie non ci sono opzioni indolori, con la finanza pubblica a un bivio: l’alternativa al rincaro IVA è far salire il deficit pubblico al 3,5%, causando un ulteriore aumento dei tassi sovrani che retro-agirebbe sul deficit e avrebbe effetti recessivi. Se si volessero annullare gli aumenti IVA e fare la correzione richiesta del bilancio strutturale, servirebbero 32 miliardi di euro. Senza risorse per la crescita”, ha chiarito Confindustria.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MyMagazine.news

Informazioni sull'autore