Riforma pensioni: Quota 100 e sostenibilità. Nuove soluzioni per le donne

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni 2019. Calo demografico ed aumento della popolazione anziana. Donne e pensioni.

Riforma pensioni 2019: le ultime novità su Quota 100 e flessibilità in uscita

Il presidente dell’Istat,  Gian Carlo Blangiardo, intervistato da “Formiche.net”, partendo dai dati forniti nel Rapporto annuale Istat, ha illustrato la sua visione della situazione economica italiana, soffermandosi sull’invecchiamento dell’età media della popolazione e la sostenibilità del sistema previdenziale.

La congiuntura internazionale non aiuta. L’economia tedesca, con cui abbiamo solidi legami, non è in buona salute, pesa in particolare la caduta della produzione industriale. Resto del parere che il bilancio finale del secondo trimestre fotograferà una decrescita molto moderata”, ha dichiarato Blangiardo. A proposito del PIL ha affermato: “La stima finale del secondo trimestre, ove ci sia, non sarà comunque tale da far cadere la stima di quel + 0.3% su base annua prospettato tanto dall’Istat quanto dal Mef con modelli diversi”.

Calo demografico ed invecchiamento della popolazione

Si legge nel rapporto Istat: “l’evoluzione demografica italiana è caratterizzata da una bassa natalità e da una vita sempre più lunga. Gli attuali cambiamenti trovano le loro radici nelle profonde trasformazioni demografiche e sociali del secolo scorso. Già alla fine degli anni Settanta il numero medio di figli per donna, che misura la capacità riproduttiva di una popolazione, è sceso definitivamente sotto la soglia dei due figli: le generazioni dei figli sono sempre meno numerose di quelle dei genitori. Nel contempo gli straordinari guadagni in termini di durata della sopravvivenza producono un continuo aumento di popolazione nelle età senili. Al 1° gennaio 2019 la stima dell’indice di vecchiaia è di 172,9 ultra 64enni per cento giovani al di sotto dei 15 anni (era 143,4 per cento solo undici anni prima)”.

“Non c’è dubbio che il calo demografico richieda attenzione da parte dell’autorità pubblica, anche in termini di spesa. Io credo che bisognerebbe altresì attivare nuove soluzioni per fronteggiare le emergenze”, ha puntualizzato Blangiardo. “Ultimamente sono uscite dall’età feconda le donne nate al tempo del “babyboom” degli anni ‘60. Il loro posto è stato preso da un numero di donne ridotto. Non si tratta dunque solo di non voler fare più figli. C’è un problema legato al numero delle potenziali mamme”, ha chiarito il presidente dell’Istat.

Blangiardo ha spiegato che le ragioni del calo demografico sono di natura diversa:”Ci sono anzitutto ragioni di natura economica. I figli costano denaro, ma anche tempo. Impegnano soprattutto le donne, che devono fronteggiare la difficoltà di essere madri e lavoratrici al tempo stesso. Non è ragionevole che le donne che hanno studiato rinuncino al loro investimento per dedicare tempo alla maternità, dovrebbero essere due scelte vicendevolmente non esclusive. Il Rapporto documenta l’esistenza di tali difficoltà in modo inequivocabile”.

Mentre recentemente rileviamo che l’occupazione femminile è cresciuta di tre punti, notiamo come invece l’occupazione delle donne con figli tra 0 e 2 anni sia diminuita di un punto e mezzo. Avere figli piccoli allontana decisamente dal mercato del lavoro”. ha sottolineato Blangiardo.

Sostenibilità del sistema previdenziale e Quota 100

“La differenza fra ingressi nella popolazione pensionata o pensionabile e uscite  per morte è destinata a crescere almeno fino al 2030. In parte si deve all’immissione dei cosiddetti babyboomers, che erano in tanti quando sono nati e saranno altrettanti da anziani. Un altro elemento che avrà un impatto sull’equilibrio pensionistico è la componente di futuri pensionati stranieri. Ovvero persone che non sono nate in Italia che qui sono destinati a invecchiare. Spesso si tratta di immigrati che sono diventati regolari in età adulta e dunque hanno una storia contributiva un po’ travagliata”, ha proseguito il presidente dell’Istat.

A proposito delle pensioni anticipate e Quota 100,  Blangiardo ha dichiarato:”Devo dire che il prepensionamento si è fatto in passato con modalità ben più impegnative per la finanza pubblica. Specialmente negli anni ’70 e ’80, quando il pre-pensionamento di lavoratori di 40-50 anni ha profondamente scosso il sistema pensionistico. Peraltro non mi sembra che Quota 100 stia avendo grande seguito. Per il momento le stime mi dicono essere inferiori alle aspettative”.

Donne, pensioni e lavori  di cura: alla ricerca di nuove strade

Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social ha commentato i dati forniti dall’ultimo rapporto Istat. “In base ai dati riportati nell’ultimo rapporto ISTAT, si rileva che il 66,6% dell’impegno per la cura è garantito dalle donne che costituiscono quindi il vero e proprio pilastro del welfare italiano. Ciò va naturalmente a discapito di una loro maggiore partecipazione al mercato del lavoro retribuito, della loro affermazione ed autonomia, nonché della possibilità di raggiungere la quiescenza nei termini di quella che può essere un’età anagrafica accettabile e contestuale ad un importo pensionistico che consenta loro di vivere, almeno, dignitosamente.

“Il CODS continua a chiedere a gran voce che una tangibile valorizzazione del lavoro di cura domestico, debba essere al più presto riconosciuta entrando legittimamente nel novero delle misure presenti nel nostro ordinamento previdenziale”.

Armiliato ha illustrato le istanze del CODS in un post di commento alle ultime dichiarazioni del sottosegretario al Ministero del lavoro, Claudio Durigon, sulle pensioni con Quota 100 ed Opzione donna. “On. Durigon è necessario che diate risposte, anzi soluzioni, senza dubbio in primis agli esodati ma anche alle donne. I numeri sono drammaticamente sbilanciati segno che Quota 100 non è una misura per donne tant’è che delle 150.099 domande pervenute, 110.897 sono state presentate da parte degli uomini e solo 39.202 da parte delle donne.

È chiaro che non possiate pensare di risolvere il problema prorogando Opzione Donna solo per le nate nell’anno 1961 accompagnata dalla promessa di stillicidio che esprime il “di anno in anno” per le altre, perché questo è  inaccettabile, privo del rispetto che spetta alle donne lavoratrici, colonne del welfare carente (inesistente…) del nostro Paese. Se l’intendimento è quello di prorogare OD, allora fatelo fino alla data limite che abbia senso, ovvero il 2023, in modo che le donne possano programmare con un minimo di serenità il proprio futuro, ma nel frattempo è necessario riconoscere e valorizzare il lavoro di cura per TUTTE”.

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