Riforma pensioni: ora si punta alla Legge di Bilancio 2020

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni. Il quadro politico economico nell'analisi di Brunetta. Partiti i ricorsi per il blocco della rivalutazione ed i tagli alle pensioni.

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Quali novità verranno sulle pensioni dalla Legge di Bilancio 2020? Il quadro politico-economico nel quale ci si muove è tutt’altro che promettente. “Per mantenere fede alle promesse elettorali si ricorre a finanziamenti a debito, una politica immobilista che blocca economia sviluppo e lavoro…
Si ricorre addirittura a ulteriori sacrifici economici per i pensionati. Una guerra tra poveri che ci colloca a nazione fanalino di coda. Il problema non sono i numerini che l’Europa ci impone ( regole che abbiamo sottoscritto) ma sono i mercati, per quanto tempo gli investitori ci daranno credito?“, ha osservato Antonello Obinu, amministratore del gruppo “Lavoro e pensioni: Problemi e soluzioni”.

Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia ritiene fondamentale che l’Italia fornisca all’Europa risposte chiare e convincenti. “Per quanto riguarda l’insostenibilità del debito, l’Esecutivo Conte non ha ancora battuto un colpo. Dopo la decisione della Commissione, infatti, si è limitato a scrivere una lettera di spiegazioni del perché, a suo dire, il deficit nel 2019 scenderà al 2,1%, anziché essere al 2,5% come stimato dalla Commissione. Lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è lasciato andare ad una incredibile dichiarazione che “il deficit si ridurrà da solo”. Una risposta non richiesta affatto da Bruxelles, con una spiegazione non credibile e che irrita ancora di più l’Europa, che invece ha esplicitamente chiesto al Governo non di trovare scuse ma di dire semplicemente se intende fare la correzione entro la fine di luglio”, ha dichiarato Brunetta in una nota.

“Continuare a ritardare questa risposta, nella speranza di arrivare al prossimo autunno per vedere cosa succede, non è una strategia profittevole, dal momento che questo atteggiamento è interpretato da Bruxelles come non volontà di fare l’intervento. Martedì si riuniranno gli sherpa dei ministeri dell’economia europei per dare il loro parere all’avvio della procedura. A quel punto, i giochi saranno fatti, a meno di una formale promessa da parte del Tesoro di correggere i conti e considerando che i due partiti di maggioranza, completamente isolati nella politica europea che conta, hanno un potere negoziale pari a zero”, ha precisato Brunetta.

Pensioni: tagli e prelievi: partiti i ricorsi

La Cida, Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità, ha dato mandato di intraprendere alcuni ricorsi “pilota” contro la riduzione dei trattamenti pensionistici prevista dall’art. 1, comma 261, della l. n. 145 del 2018 e contro il blocco della perequazione imposto dall’art. 1, comma 260, della medesima legge. La strategia è quella di scegliere le sedi dove intentare le cause, individuando i profili dei ricorrenti che meglio fanno emergere l’iniquità delle norme. “La nostra finalità è quella di far sì che un Giudice ordinario (o una Corte dei Conti, a livello territoriale) ritenga dubbia la costituzionalità delle norme e le rinvii al giudizio della Consulta”, precisa la Cida in una nota.

“Cida prosegue nell’azione di tutela dei diritti dei propri rappresentati in materia previdenziale, convinta non solo di difendere i legittimi interessi dei dirigenti pubblici e privati, ma di portare avanti una battaglia di principio, contro provvedimenti legislativi che, di fatto, cambiano unilateralmente le regole del gioco e penalizzano un’unica categoria di percettori di reddito, i pensionati”, chiarisce la nota della Confederazione.

Tagli alle pensioni: il punto di Brambilla

Rimanendo in tema delle disposizioni sulle pensioni introdotte con la Legge di Bilancio 2019, per Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, “il vero danno per i pensionati non sta nella semplice riduzione dell’adeguamento annuo all’inflazione, su cui si concentrano le giustificazioni di tutti i governi (non si riesce a stabilire se capiscano o facciano finta di non capire), ma nella perdita di potere d’acquisto che ogni anno si cumula e che non verrà mai più recuperata per l’intera durata sia della pensione sia dell’eventuale successiva pensione di reversibilità”.

In un dossier pubblicato su “Il Punto Pensioni & Lavoro”, viene precisato, inoltre che: “Circa 29mila soggetti cui si taglierà brutalmente la pensione sono proprio quell’1,13% di italiani che pagano il 20% di Irpef contro il 3% di Irpef pagata dal 50% dei contribuenti totali, tra i quali ci sono proprio i beneficiari delle pensioni minime che, per legge, non sono sottoposti a imposte. Ci sarebbe di che meditare. Soprattutto se si tiene conto che queste pensioni sono già state tagliate di molto in fase di calcolo retributivo. Infatti, mentre per importi fino a 47mila euro circa si applica il 2% per ogni anno lavorato (2% per 35 anni fa 70%, il che vuol dire percepire il 70% dell’ultimo reddito), per una pensione derivante da un reddito di 150mila euro l’aliquota media di rendimento passa dal 2% all’1,05%, per cui la pensione sarà tra il 36,75% (dipende dalla media dei redditi nella vita lavorativa) e il 51% dell’ultimo reddito”.

“Se sommiamo la perdita di potere d’acquisto delle pensioni causato dal reiterato mancato adeguamento all’inflazione e questo taglio, stupirebbe un mancato intervento della Suprema Corte, considerando soprattutto il fatto che, non trattandosi di ricalcolo contributivo, il “ricalcolo” è un evidente aumento dell’imposizione fiscale limitata a soli 29mila cittadini nella posizione di pensionati, che non si possono neppure difendere, mentre se contributo fiscale doveva essere avrebbe dovuto grave su tutte le tipologie di redditi (e non solo su quelli da pensione)”, precisa Brambilla.

Quota 100 e turnover

Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, a margine della manifestazione unitaria delle categorie dei servizi pubblici e privati di Cgil, Cisl e Uil che si è svolta sabato scorso a Roma è tornata a parlare di pensioni e Quota 100. Per il leader sindacale “è inaccettabile” il blocco del turnover, operato dal Governo nella Pubblica Amministrazione con la Legge di Bilancio 2019. “Negli ultimi anni sono uscite oltre 100.000 persone dal mondo del lavoro. Quota 100, che prevede ulteriori pensionamenti, deve essere accompagnata da un grande piano di assunzioni che dia risposte ai cittadini che hanno bisogno di servizi efficienti e funzionali” ha puntualizzato Furlan.

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