Riforma pensioni: Opzione donna ed il riconoscimento dei lavori di cura

Il dibattito sulle pensioni delle lavoratrici: Opzione donna ed il riconoscimento dei lavori di cura.

Continua l'attesa per il cumulo gratuito per i professionisti

Nel corso dell’audizione dell’Associazione Nazionale Commercialisti in Commissione lavoro al Senato, il presidente, Marco Cuchel, ha svolto una dettagliata analisi su Opzione donna, misura per le pensioni anticipate delle lavoratrici. “Per sua intrinseca natura, tale opzione dovrebbe rappresentare un’agevolazione per le donne lavoratrici che, invece, così come nel periodo di attività lavorativa, continuano a subire disparità“, ha osservato.

Secondo l’ANC:”Non va dimenticato che l’assenza o l’inefficienza di servizi di prossimità alla famiglia gravano sulle lavoratrici provocando discontinuità di carriera lavorativa, oltre a provocare un surplus di ore lavorative non retribuite per dare assistenza ai familiari e sopperire così alle mancanze delle istituzioni nel fornire adeguato supporto. E’ perciò evidente che tale opzione rappresenta per la donna più un bisogno che una scelta di convenienza“.

Il miraggio dell’anzianità contributiva e le penalizzazioni

“Per la loro condizione complessiva è difficile che le lavoratrici possano acquisire quell’anzianità contributiva (ormai prossima ai 42 anni) che potrebbe consentire loro l’accesso al trattamento anticipato a prescindere dall’età anagrafica”, ha proseguito Cuchel. “Se l’opzione donna rappresenta un’“agevolazione”, un “diritto”, non si comprende perché debba sottostare a tutta una serie di forti penalizzazioni, quali: liquidazione del trattamento pensionistico con il sistema interamente contributivo, con una riduzione permanente fino al 30% dell’assegno pensionistico che, a parità di età e di anni di contribuzione, rende intollerabilmente eccessiva la decurtazione dell’assegno pensionistico, l’esclusione dal computo dei contributi della contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia;  il differimento della decorrenza della pensione per effetto delle finestre mobili di accesso (12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome), l’impossibilità di cumulo e totalizzazione dei contributi versati in casse previdenziali diverse. E’ possibile la sola ricongiunzione contributiva che, però, è a titolo oneroso”, ha sottolineato l’ANC .

Secondo l’Associazione Nazionale Commercialisti, il differimento della decorrenza delle pensioni ” è ancor più iniquo se paragonato alle finestre degli aventi diritto a “quota 100”- in maggioranza lavoratori maschi – che, con soli 3 anni in più di contribuzione (38 anni invece dei 35 di opzione donna) vedono una finestra mobile di soli 3 mesi per i dipendenti privati e 6 per quelli pubblici. Ed inoltre, le penalizzazioni sono “totalmente ingiustificate, stante che l’opzione donna è integralmente coperta dai contributi già versati dalle lavoratrici e, pertanto, a costo zero per le casse dello Stato”.

In definitiva:” Per tutte queste ragioni, non solo l’opzione donna dovrebbe essere un provvedimento a regime ex lege e non soggetto a possibile rinnovo anno dopo anno, ma, essendo l’unica vera misura di flessibilità di accesso anticipato delle donne alla pensione e a costo zero, dovrebbe essere rimodulato in maniera più equa”.

Il riconoscimento dei lavori di cura ai fini previdenziali

“Dalle statistiche che abbiamo a disposizione sulla materia (internet ne è l’archivio facilmente consultabile) emerge che la quota espressa in ore giornaliere spesa per espletare il lavoro domestico a carico delle donne é pari a 5 ore quotidiane contro 1 e mezza impiegate dagli uomini. I tassi di occupazione ne sono lo specchio poiché dimostrano come la gestione (cura) della casa e della famiglia più in generale, gravi oltremisura sulle donne e che queste siano costrette il più delle volte a scegliere lavori part-time o come avviene in casi più disperati, ad interrompere la carriera cosa che accade soprattutto quando le donne sono anche madri”, ha osservato Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social.

Armiliato ha proseguito: “È chiaro che il lavoro di cura richiesto dalla propria famiglia da parte della componente femminile rispetto al lavoro che produce salario svolto fuori casa, si sviluppi e viaggi su binari paralleli quindi non convergenti. Le statistiche, infatti, ci indicano come le alternative si dividano tra carriera e lavoro domestico e scelta della maternità, a svantaggio di una indipendenza economica, di una realizzazione di se stesse, di una messa a frutto del tempo e sacrificio dedicato allo studio per accedere ad una professionalità, professionalità che spesso poi neppure riescono a mettere in pratica a tutto tondo e poi le donne pagano nel tempo anche in termini pensionistici poiché, con tali presupposti, raggiungere un numero di anni sufficiente ad accedere a qualche forma pensionistica rimane un irraggiungibile traguardo, spesso un frustrante desiderata.

Il riconoscimento di questo secondo lavoro svolto “in nero” dal momento che 5 ore al dì sono superiori anche al tempo richiesto per un lavoro part time svolto fuori casa, diventa una imprescindibile condizione che le donne lavoratrici, madri o non madri, devono poter vedere in qualche modo valorizzato: sappiamo che, per mantenere una propria “situazione di comfort” le istituzioni hanno sempre girato lo sguardo altrove seppur più che consapevoli che questo welfare gratuito fosse (é) il frutto di una negativa, sbagliata, iniqua e discriminante concertazione culturale e sociale che avvantaggia tutto e tutti ad esclusione di chi se ne deve giocoforza accollare il gravoso impegno: le donne.

Già perché, oltre a tutto quanto detto, le donne lavoratrici pagano anche un alto prezzo in termini psicologici e morali stante la situazione che vivono quotidianamente che alimenta un costante senso di colpa e/o di frustrazione insomma di inadeguatezza sia nell’affrontare il lavoro fuori casa sia nella cura della famiglia.
Sarà dunque o no ben riposto l’impegno che impieghiamo e impiegheremo per questa istanza? Questo è un vero tema tutto femminile per il quale è necessario battere piedi e piazze, pretendendone la giusta attenzione”.

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