Riforma pensioni: nuovo incontro tra Governo e sindacati

Riforma delle pensioni: si riapre il confronto tra Governo e sindacati. Le dichiarazioni del Ministro Catalfo e dei segretari confederali Ghiselli, Ganga e Proietti. L'analisi di Paganini e Orietta Armiliato.

Riforma pensioni: nuovo incontro tra Governo e sindacati

Il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha convocato il sindacati per un confornto sul tema delle pensioni. “Ho convocato i sindacati lunedì 27 gennaio al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per riprendere il confronto sulla riforma delle pensioni. L’obiettivo è superare la legge Fornero, come lo decideremo sulla base dei dati e di uno studio concreto e reale”, ha dichiarato il Ministro via social.

“Con la legge di Bilancio abbiamo istituito due commissioni, una sui lavori gravosi ed una sulla separazione tra previdenza ed assistenza, che insieme a quella di esperti a livello nazionale – che nominerò entro fine mese – accompagneranno questo processo. Dare all’Italia un sistema pensionistico più equo e flessibile è una delle nostre priorità massime”, ha precisato Catalfo.

Riforma pensioni, incontro Governo sindacati: i chiarimenti dei sindacati

Nella riunione con gli esponenti del Governo, Cgil, Cisl e Uil ribadiranno le richieste della piattaforma unitaria in tema di previdenza. Il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli,  ha precisato che le ipotesi circolanti in questi giorni sulla possibilità che vengano introdotte misure che prevedono l’obbligo di avere un numero alto di contributi non possono essere accettate, “come quella definita quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, ancor peggio se accompagnate dal ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa”. “Qualunque ipotesi di uscita anticipata, che per noi deve essere possibile dai 62 anni deve vedere un requisito contributivo che non superi i 20 anni e deve valorizzare previdenzialmente i periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura”, ha chiarito Ghiselli.

“Dai rappresentanti della maggioranza di Governo ci aspettiamo serietà e pertanto dovrà essere evitato di prefigurare possibili soluzioni, per altro penalizzanti per i lavoratori, valorizzando invece il confronto con le organizzazioni sindacali. Per quanto ci riguarda noi siamo pronti”, ha dichiarato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.

“La Uil ritiene che si debba lavorare da subito per garantire una flessibilità tra i 62/ 63 anni per uscire dal mondo del lavoro, considerando le differenti gravosità dei lavori“, ha precisato il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, sottolineando che il sindacato è nettamente contrario “ad ogni ipotesi di penalizzazione e di ricalcolo contributivo”.

Riforma delle pensioni: l’analisi di Paganini

Pietro Paganini, presidente di Competere, Professore Aggiunto in Business Administration presso la Fox School of Business alla Temple University di Philadelphia e alla John Cabot University di Roma ha affrontato il tema della riforma delle pensioni su “Formiche.net”. “Quota 100 è insostenibile. Se ne è accorto il governo che vorrebbe introdurre Quota 102. Si dimostra ancora una volta di non avere colto il problema delle pensioni. Si pensa unicamente ad accontentare le fasce più anziane della popolazione, per ragioni prevalentemente elettorali. Si ignora la necessità di costituire un sistema pensionistico sostenibile nel lungo termine che risponda alle esigenze delle generazioni future”, ha dichiarato Paganini, per il quale:”L’età di pensionamento è importante ma non è fondamentale per il sistema pensionistico. Il vero problema riguarda i meccanismi di funzionamento del sistema che devono promuovere la libertà dei cittadini (contro il privilegio delle burocrazie e potenziando lo scegliere di quando ritirarsi e con quali entrate) e favorire la sostenibilità economica e finanziaria del sistema”.

“L’attuale sistema persiste nel togliere il controllo della pensione ai cittadini per affidarlo ai burocrati. Essi acquistano il potere di gestire , con l’avvallo del governo e in modo non trasparente, le risorse accantonate dai cittadini per il loro futuro. A noi cittadini è sottratta la libertà di controllo delle risorse guadagnate e accantonate tramite lo Stato per la pensione futura. Chi lavora dovrebbe accantonare per sé. Succede invece che si continua con il criterio di far pagare a chi lavora oggi chi è già in pensione. Chi pagherà per chi lavora oggi se ci saranno sempre meno occupati?”, ha osservato Paganini.

“La gestione del sistema a ripartizioni è nelle mani dei burocrati. Le risorse di chi contribuisce non sono del contribuente che le ha prodotte. Vengono maneggiate dai burocrati per – dicono – pagare le pensioni di chi non lavora più. Non sempre però, possono essere usate per altro. Come in passato, quando erano impiegate in molte altre iniziative di welfare, come la cassa integrazione, e le varie forme di assistenza”, ha aggiunto Il presidente di Competere.

“Non si vuole affrontare il problema. I burocrati hanno paura di perdere il potere, e i politici inseguono parole vuote quali equità, giustizia, ecc. inventandosi pozioni magiche (come la quota 100). Così il vero problema resta irrisolto: chi paga? Chi gestisce le risorse del contribuente? Così si accumulano debiti e prima o poi la baracca crolla. Il governo ha l’occasione di completare la rivoluzione del sistema, rendendolo del tutto trasparente, e togliere potere ai burocrati: abbandonare le ripartizioni, e affidarsi del tutto alla capitalizzazione”, ha concluso Paganini.

Riforma pensioni: soluzioni per le donne

Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna  Social, in vista della predisposizione della Legge di bilancio 2020 ha portato avanti la proposta di introdurre “Quota 100 rosa”. “La modifica da noi proposta ovvero di abbassare di due anni il requisito contributivo per le donne in virtù del riconoscimento del lavoro di cura, non avrebbe richiesto alcuna integrazione della copertura economica pre-esistente, leggi costo zero, ma sarebbe stata funzionale ad una maggiore possibilità di allargare intelligentemente la platea dei fruitori, tenendo conto delle note esigenze delle Donne lavoratrici ed infatti, le OO.SS che ben conoscono e ben rappresentano le reali necessità dei cittadini italiani, hanno sostenuto ed appoggiato il possibile provvedimento da noi suggerito ed auspicato che  battezzammo  #QuotaCentoRosa ovvero una piccola variazione dell’istituto vigente che modificasse, fino alla fine del suo naturale percorso, Quota 100″.

Il CODS si batte da tempo per il riconoscimento previdenziale dei lavori di cura. Dopo aver svolto un’analisi di tutte le incombenze di cui spesso le donne si fanno carico ogni giorno al di fuori dell’attività lavorativa, Armiliato ha osservato:”Ecco, oggi dopo tutto questo, non riuscite a pensionarvi perché non arrivate a raggiungere la contribuzione richiesta dalle norme vigenti”.
“Ci vogliamo una buona volta sganciare dal giogo che ci hanno messo nel tempo funzionale solo a colmare le carenze di un sistema bacato, di un welfare inesistente che non ha costruito asili nido, baby parking, parità salariale e diritti per le donne equiparati ed equiparabili a quelli degli uomini?
Eppure…in molte, nonostante le analisi, gli studi, gli articoli, le proposte e quant’altro, non hanno ancora compreso appieno che cosa si intenda quando si parla di LAVORO ORDINARIO DI CURA DOMESTICO”, ha affermato Armiliato, sottolineando: “Non è conclamato, assodato, accertato, verificato, appurato, provato, stabilito che dobbiamo essere NOI DONNE a farcene carico, oltre a contribuire al mantenimento della famiglia?”.

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