Riforma pensioni: i limiti di Quota 100 ed Opzione donna

Continua a crescere il numero di domande per le pensioni anticipate con Quota 100. L'analisi di Itinerari previdenziali.

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Continua a crescere il numero delle domande per accedere alle pensioni anticipate in regime di Quota 100. Sono moltissime le persone che si rivolgono ai patronati per la presentazione delle istanze. In attesa di conoscere quale sarà l’epilogo dell’iter parlamentare di conversione del decreto legge n. 4/2019, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha messo in luce alcune criticità del provvedimento sulle pensioni nel dossier “Quota 100 e il decreto attuativo sulle pensioni”.

“Va osservato come sia inusuale la “veste” di decreto legge per un provvedimento di revisione del sistema previdenziale e assistenziale che non ha in sé i requisiti di “necessità e urgenza”, ma che necessita di un percorso di approfondimento strettamente collegato all’efficientamento della “macchina” amministrativa, per rendere certe e stabili nel tempo le nuove regole pensionistiche”, viene precisato nell’analisi di Itinerari  Previdenziali.

Quota 100: l’analisi di Itinerari previdenziali

La prima cosa che viene messa in luce è che Quota 100 non è il superamento della legge Fornero. Si legge nel testo: “La riforma messa in campo, secondo quanto annunciato, avrebbe dovuto “cancellare” o almeno “modificare” la legge Fornero, un proposito che purtroppo per i lavoratori e per il Paese, non si evince dal testo del Decreto Legge. Eppure, il conto economico delle pensioni avrebbe consentito miglioramenti strutturali e nuove flessibilità”.

Dal Decreto si evince altresì che la riforma Monti-Fornero non è stata cambiata di un millimetro; sono state semplicemente introdotte alcune agevolazioni temporanee, con limitazione molto criticabili (divieto di cumulo, finestre, TFR, ecc.) che varranno nella migliore delle ipotesi per 3 anni salvo chiusura anticipata dei “gate” per il superamento delle somme stanziate in Legge di Bilancio (clausole di salvaguardia e articolo 28). Inoltre, ammessa la durata di 3 anni, cosa succederà dopo Quota 100? E dopo il 2026 con l’anzianità contributiva? Un’occasione perduta per una buona causa”, si legge nel dossier.

Uno dei limiti evidenti nella misura di Quota 100 è la sua natura sperimentale: “La prima criticità è insita nell’articolo 14, comma 1, che inizia con la dicitura “In via sperimentale per il triennio 2019-2021”, ribadita dall’articolo 15 (adeguamento all’aspettativa di vita per il requisito di anzianità contributiva, anch’essa misura temporanea dal 2019 al 2026) e da opzione donna (vale solo per le donne che hanno maturato i requisiti previsti entro il 31/12/2018; per tutte coloro che li maturano successivamente restano le regole Fornero). Non c’è cosa più destabilizzante per un sistema pensionistico che aprire un “gate temporaneo” in cui valgono regole assai più favorevoli rispetto al sistema ordinario senza poi specificare cosa succederà dopo”, si osserva nel l’analisi di Itinerari previdenziali.

Opzione donna: massimo dell’iniquità pensionistica

Secondo l’analisi del Centro studi, l’articolo 16, (Opzione donna), rappresenta il massimo dell’iniquità pensionistica. “Le  optanti con 58 o più anni di età se lavoratrici dipendenti (59 anni di età o più se
autonome) con 35 anni di contribuzione avranno rispettivamente almeno Quota 93/94 (ma anche di
o più perché potranno optare anche le donne con 59, 60, 61, 62, 63 anni di età che non hanno potuto
usufruire delle precedenti opzioni); per via delle decorrenze, diventeranno rispettivamente Quota
94/95,5 o ancora di più. Nonostante la piccola differenza tra Quota 95,5/96 e Quota 100, le donne
riceveranno una pensione “tagliata” almeno del 30% (si applica il calcolo contributivo), mentre i
Quota 100, in maggioranza maschi, se ne potranno andare in pensione non solo senza tagli, ma
anche con un incremento degli importi percepiti nell’intera durata del pensionamento”, precisa il dossier.

La differenza tra la pensione di Quota 100 di un retributivo e Quota 96 di opzione donna (cioè solo 4 punti in meno) non giustifica affatto questa enorme differenza di importo che supera il 35% a favore della Quota 100. Sarebbe stato più equo ricalcolare la quota di pensione dei “retributivi” dall’1/1/1996 al 31/12/2011 con il metodo contributivo, cosa che accadrà in automatico dal 2022 ai cosiddetti “misti”. Probabilmente a molte lavoratrici sarebbe convenuto aspettare 3/4 anni per arrivare a Quota 100 con la pensione piena per sempre, ma Quota 100, essendo una misura sperimentale triennale, potrebbe nel contempo scadere (o concludersi  anticipatamente), come del resto opzione donna che potrebbe chiudersi in un biennio. Opzione donna avrà un impatto finanziario modesto (meno di 300 milioni di euro nel primo anno che sarà però il 2020), salvo il costo dovuto all’erogazione anticipata della pensione a carico dell’Erario, che verrà ammortizzato nel decennio successivo al primo”, si osserva nella pubblicazione.

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