Riforma pensioni: continua il confronto tra Governo e sindacati sulla Legge di Bilancio 2020

Oggi si terrà un nuovo vertice tra Governo e sindacati. Le richieste delle OO. SS. e quelle degli esodati non ancora salvaguardati.

Pensioni e Quota 100: le ultime novità dopo il vertice di ieri a Palazzo Chigi

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, torna ad incontrare le OO.SS. a Palazzo Chigi. Al centro della discussione vi sarà la Legge di Bilancio 2020, le cui linee guida sono state delineate dalla Nota di aggiornamento al Def. “Abbiamo apprezzato molto che sia stata accolta una richiesta storica della Cgil, cioè mettere in campo le risorse da parte da chi non le paga, in un Paese con 130 miliardi di evasione fiscale”, ha dichiarato Gianna Fracassi vicesegretario generale della Cgil ai microfoni di RadioArticolo1.

In tema di progressività fiscale, Fracassi ha affermato: “La direzione è giusta, ma siamo ancora lontani con le cifre. Ci deve infatti essere un intervento tangibile sul versante delle risorse economiche, che per il primo anno ancora è distante. Due miliardi e settecento milioni sono insufficienti per un’operazione concreta e visibile nelle buste paga e nei cedolini della pensione. Su questo bisogna assolutamente trovare risorse aggiuntive”.

Per i sindacati bisogna innanzitutto abbassare le tasse sul lavoro dipendente e sulle pensioni. “Valuteremo rispetto agli esiti dell’incontro che cosa mettere in campo. Perché siamo contenti che si sia chiusa una stagione e se ne sia aperta un’altra. Ma adesso ai titoli della nota al Def va data concretezza, cioè risorse”, ha precisato l’esponente sindacale.

Pensioni e lavoro: gli interventi previsti dal Governo

Nella Nota di aggiornamento ad Def sono state tracciate le linee guida degli interventi che saranno inseriti nella Legge di Bilancio 2019. In tema di pensioni e lavoro il Governo intende “potenziare le politiche attive del lavoro e di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e incentivare la parità di genere nelle retribuzioni. La disciplina del salario minimo aumenterà le tutele per i lavoratori, anche attraverso il meccanismo dell’efficacia erga omnes dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Si sosterrà lo sforzo per una regolamentazione più efficace della rappresentanza sindacale e datoriale. Si amplierà il sostegno a famiglie, disabili e ai lavoratori tramite piattaforma digitale”.

Si legge nel documento: “L’azione di tutela dei lavoratori comprenderà, oltre alla riduzione delle tasse sul lavoro, anche un piano strategico di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni, il rinnovamento dell’istituto di natura previdenziale cosiddetto ‘opzione Donna’ e “Ape sociale” e l’incremento del Fondo previdenziale integrativo pubblico, includendo la pensione di garanzia per i giovani”.

Le “dimenticanze” della Nadef

Dopo aver affrontato la lettura del testo della Nadef, risulta evidente che il tema della previdenza sia stato toccato in maniera marginale. Fracassi lamenta l’assenza “un accenno di qualunque natura al tema previdenza”, soprattutto “sull’uscita dei lavoratori che fanno lavori gravosi e usuranti”.

Nelle rivendicazioni sindacali “manca un accenno agli esodati esclusi dall’ottava salvaguardia, spero che questa vocina giunga alle loro orecchie”, ha osservato Mauro D’Achille, amministratore del gruppo Lavoro e Pensioni: Problemi e soluzioni.

Pensioni e Legge di Bilancio 2020: il punto di vista degli esodati non salvaguardati

Riallacciandosi all’osservazione di D’Achille, Elisabetta Rombolà, coordinatrice del Comitato Esodati Contributori Volontari ha commentato:” E gli esodati?. Domanda più che legittima, una domanda che in questi giorni ci stiamo facendo un po’ tutti noi. Mi presento, sono una esodata, sono la Coordinatrice del Comitato Esodati Contributori Volontari e sono la persona che dal febbraio di quest’anno va a parlare con l’interlocutore istituzionale nel merito specifico delle istanze degli esodati, cioè la riapertura delle domande dell’ottava salvaguardia.

Chiarito questo, aggiungo. La legittima aspettativa l’avevamo anche noi ed era generata dal fatto che a partire dagli anni “d’oro” della crisi, abbiamo firmato accordi, collettivi e individuali, ovvero siamo stati licenziati unilateralmente, ovvero ancora stavamo versando contributi volontari, in una situazione che di fatto, è stata stravolta da Leggi che non hanno previsto alcuna gradualità di applicazione, ma che peggio ancora, non hanno protetto la situazione quo ante, ma applicato una retroattività di dubbia legittimità. Questo è quello che, in parole poverissime, ha generato il fenomeno degli esodati. Ciò che è stato disatteso è il contratto sinallagmatico che lega il lavoratore dipendente allo Stato, nel merito del salario differito. Contratto che il dipendente privato “firma” tramite il suo rapporto di lavoro dipendente con il datore e il dipendente pubblico tramite il suo rapporto di servizio a favore dello Stato”.

A proposito del rischio che con la cancellazione di Quota 100  si creino nuovi “esodati”, Rombolà ha precisato: “Ora, ben venga il pubblico e politico interesse per evitare che dalla cancellazione di Q100, si generi un nuovo fenomeno di legittime aspettative disattese, con persone che hanno dato dimissioni (irrevocabili) o fatto accordi in tal senso e si vedono cambiare le regole in corsa, come è successo a noi, ma è certamente necessario che la politica provveda ad estinguere questo annoso vulnus che ci riguarda. Si, ci sono stati degli incentivi all’epoca e qualcuno ne ha usufruito, ma vogliamo veramente credere che quegli incentivi possano accompagnare una famiglia, ma anche un singolo, in una dilatazione temporale di oltre 7 anni?

Domandiamoci, per esempio, e il licenziato unilaterale? non ha ricevuto incentivi , non aveva diritto ad altro che la cosiddetta “piccola mobilità” (L. 236/93), sono, con oggi, anche 10/11 anni che non ha reddito ne pensione, è passato da una prospettiva di 4/5 anni ad oggi, giorno in cui non si vede ancora nessuna luce sulla soluzione del nostro problema”.

La coordinatrice del Comitato Esodati Contributori Volontari ha proseguito: “Qualcuno, forse, si domanda, o si è domandato nel passato, come mai queste persone non hanno cercato un nuovo lavoro? Giusta osservazione alla quale rispondo con alcuni dati di fatto: nel 2011 eravamo in prossimità della pensione, cioè gli anni da lavorare erano di gran lunga inferiori al già lavorato e per quanto con competenze in molti casi anche di rilevo, qual’è l’azienda che assume un “anziano” (in termini lavorativi s’intende)? Le aziende assumono quando c’è lavoro, in tempi di crisi, quella di allora così come quella attuale, non c’è lavoro e quel poco che c’è va, se vogliamo comprensibilmente, ai giovani; inoltre, una delle caratteristiche delle salvaguardie è stata l’esclusione dal provvedimento per coloro i quali trovavano contratti a tempo indeterminato. Difficile giostrarsi in queste evenienze, credetemi. E’ vero che le salvaguardie hanno dato nel tempo spazio anche ad “altri” e non intendo entrare nel merito specifico, quel che è fatto è fatto, ma oggi c’è un residuale di 6000 persone e relative famiglie, al quale devono essere date risposte precise e puntuali”.

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