Riforma pensioni: i sindacati continuano a chiedere risposte al Governo

I temi della riforma delle pensioni 2020. I sindacati dei pensionati confermano la manifestazione del 16 novembre. Le dichiarazioni di Pedretti, Ganga e Furlan.

Pensioni 2019: Quota 100 e rivalutazione, le ultime novità

Il successo elettorale del centro destra alle elezioni in Umbria cade come una tegola sul capo del Governo M5S-PD, al banco di prova della Legge di Bilancio 2020. Mentre si attendono le possibili ripercussioni politiche del risultato delle urne, i sindacati dei pensionati confermano la manifestazione del prossimo 16 novembre al Circo Massimo a Roma. “Siamo invisibili, ignorati, inascoltati. Come se non esistessimo. Il Governo si è dimenticato ancora una volta dei pensionati eppure siamo 16 milioni, eppure siamo un terzo della popolazione, eppure paghiamo le tasse, tutte, fino all’ultimo centesimo. In questi anni ci siamo fatti carico di un Paese in crisi.

Abbiamo dato una mano. Abbiamo sostenuto le nostre famiglie in difficoltà. Non potevamo non farlo, siamo fatti così! Per questo ci arrabbiamo quando ci dicono che siamo degli egoisti”, ha dichiarato il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti via social. “Ora c’è pure chi vorrebbe toglierci il diritto di voto. Follia allo stato puro, altro che battute”, ha proseguito Pedretti.

Riforma pensioni: la manifestazione indetta dai sindacati dei pensionati

“Al Governo avevamo chiesto poche e semplici cose: una legge nazionale sulla non autosufficienza, perché non ce l’abbiamo e serve davvero al Paese. Una vera rivalutazione delle pensioni e non 40 centesimi in più al mese. La 14esima, perché aiuta chi è più in difficoltà. Tasse più basse, perché ne paghiamo troppe”, ha chiarito il dirigente sindacale. “Non abbiamo chiesto la luna e non abbiamo preteso tutto e subito perché lo sappiamo in che condizioni versa il Paese”, ha sottolineato Pedretti. “A noi non regala niente nessuno, per questo c’è bisogno di tornare ancora una volta in piazza. Il 16 novembre sarà una giornata di lotta, ma anche di orgoglio, perché sappiamo che abbiamo ragione e sbaglia chi non ci ascolta”, ha concluso il leader dello Spi Cgil.

“In Italia 5,8 mln di pensionati con meno di 1000 euro al mese. Lo abbiamo detto al Governo: rivalutare le pensioni ed affrontare seriamente il tema della non autosufficienza sono più che mai questioni prioritarie”, ha puntualizzato su Twitter, Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, a commento degli ultimi dati forniti dall’Inps sulle pensioni.

“Quanto previsto nella manovra di bilancio non risponde alle aspettative dei milioni di pensionate e pensionati italiani e non dà adeguate risposte ai loro bisogni. Pur apprezzando la riapertura del confronto con il sindacato, gli impegni sulla non autosufficienza e l’abolizione del super ticket, non c’è nulla per quanto riguarda fisco e previdenza.

La riduzione delle tasse non coinvolge i pensionati e l’ampliamento della rivalutazione delle pensioni al 100 per cento dell’inflazione interessa una platea ridotta ed è ridicola negli importi, tanto da risultare una offesa alla dignità di chi ha lavorato, pagato le tasse e versato i contributi”, si legge in una nota della Segreteria nazionale della Uil Pensionati.

Ganga: “Le donne sono le vittime del sistema previdenziale italiano”

Il segretario Confederale della Cisl, Ignazio Ganga, nel commentare i dati forniti dall’Inps nel rapporto sulle prestazioni pensionistiche e beneficiari del sistema pensionistico italiano al 31 dicembre 2018, ha messo in evidenza che “sebbene le donne siano il 52,2% del totale dei pensionati, l’importo medio delle loro pensioni è di 15.474 euro contro i 21.450 euro degli uomini, cioè ben il 28% in meno“. “E anche quando si va a guardare il reddito pensionistico, cioè la somma di due o più pensioni come accade ad esempio per chi è titolare anche della pensione ai superstiti, il risultato è comunque a svantaggio delle donne perché quelle che possono vantare un reddito pensionistico complessivo superiore a 1.500 euro al mese sono solo il 32,2% del totale delle donne pensionate, mentre il 31,3% ha un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro”, ha sottolineato Ganga.

“La pensione è la fotografia della storia lavorativa delle persone e per molte donne è una fotografia sfocata a causa della discontinuità dei lavori, della difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, delle discriminazioni in tema di retribuzione che poi si riflettono inevitabilmente sulla pensione”, ha osservato il dirigente sindacale. “Proprio perché le donne sono le vittime del sistema previdenziale italiano riteniamo che il confronto presso Ministero del lavoro che ci vedrà impegnati fin dal prossimo 4 novembre debba affrontare fra le priorità il tema della tutela delle donne sotto il profilo pensionistico e previdenziale. In tal senso continueremo a sostenere la necessità di una misura che anticipi il pensionamento delle donne nella misura di un anno di sgravio per figlio”, ha precisato Ganga.

“Sarà proprio il caso che il legislatore legga con attenzione i numeri e che, senza indugi:
convochi in audizione il presidente dell’INPS affinché glieli illustri in maniera appropriata ed approfondita, ascolti i sindacati che hanno il polso puntuale della situazione nella quale si ritrovano le lavoratrici e le pensionate, decida, urgentemente, di prendere in considerazione la necessità e dunque di porre rimedio e fine, a questa drammatica sequela di numeri che rileva e sottolinea la differenza fra i generi”, ha osservato Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social.

“E che nessuno UE in primis (alibi per molti?) si permetta di giudicare e sentenziare sul possibile discrimine di genere che alcune misure ad hoc per le donne segnerebbero, senza aver preso atto della situazione pensionistica delle stesse che si rileva in modo clamoroso e macroscopico, dai dati certificati dall’ente preposto e che poi, altri non è, che lo specchio della travagliata e discontinua storia salariale che caratterizza le carriere delle lavoratrici italiane, rispetto al genere maschile”, ha sottolineato Armiliato.

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