Riforma pensioni: Cgil, Cisl e Uil chiedono un confronto con il Governo

La riforma delle pensioni giallo-verde non convince i sindacati. I commenti di Landini, Furlan, Barbagalllo. Esodati: la replica di Metassi.

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Si è svolta ieri, primo maggio 2019, a Bologna una grande manifestazione che ha visto scendere in piazza Cgil, Cisl e Uil  per ribadire le proposte della piattaforma sindacale sui temi del lavoro, le pensioni e la crescita economica. A proposito di Quota 100 e del Reddito di cittadinanza, Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, ha dichiarato: “Noi non siamo contro, vorremmo correggerne gli errori”. Per Barbagallo le misure bandiera del governo giallo-verde “non funzionano”. Tra i problemi segnalati: “Ci sono  una serie di paletti. Alcune persone arrivano a prendere 150 euro”, ha precisato il leader sindacale.

Barbagallo ha commentato gli ultimi dati sul Pil diffusi da Istat: “Non tranquillizzano, è un prefisso per Milano”, ha affermato. “L’unico settore che va bene sono le esportazioni, invece i consumi interni languono perché i lavoratori e i pensionati non hanno potere d’acquisto necessario per ciò che produciamo per noi stessi, quindi cominciamo a ridare potere d’acquisto ai lavoratori e ai pensionati”. Questo “si può fare soltanto in due modi: con i contratti, e il governo dovrebbe aprire subito la contrattazione sul pubblico impiego, e con la riduzione delle tasse. Riducono le tasse a chi le evade e non riducono il cuneo fiscale, che sostiene anche Confindustria, per ripartire da lavoratori e pensionati”, ha affermato il leader della Uil.

Pensioni e lavoro: i sindacati chiedono un confronto con il Governo

“Il Premier ci aveva promesso di intensificare il dialogo, noi lo invitiamo a convocarci per discutere sul futuro del Paese. Non possiamo parlare di sviluppo se il Pil non supera il 2%: altro che gli “zero virgola” registrati di recente. Servono investimenti, riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati, lavoro stabile per i giovani, rinnovo dei contratti, a partire da quelli del pubblico impiego, e rilancio del Mezzogiorno. Su questi punti  proseguiremo la nostra battaglia per la crescita del Paese che vorremmo in un’Europa che vorremmo”, ha puntualizzato Barbagallo.

“Purtroppo il Paese e’ bloccato. La cosa vera e’ questa, e noi dobbiamo sbloccarlo cambiando la linea economica che ha caratterizzato prima la finanziaria e poi il Def”, ha dichiarato il  segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, a margine del corteo del 1° maggio a Bologna. Per il leader della Cisl occorrono “investimenti e sblocco delle infrastrutture. Ci sono tanti miliardi, un mare di soldi già stanziati da sbloccare per creare finalmente 400mila posti di lavoro immediati”.

Tutti i lavoratori devono avere gli stessi diritti e le stesse tutele, a prescindere dal contratto che hanno. Basta competizione, basta mettere gli uni contro gli altri. I contratti nazionali sono la strada maestra”, ha puntualizzato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, in occasione della manifestazione sindacale di ieri. “C’è un punto decisivo che chiede anche un avanzamento culturale: ricordiamoci che ci sono uomini e donne, riconosciamo le differenze tra loro, e la parità di genere diventi un elemento costitutivo della nostra azione“, ha dichiarato Landini.

Quota 100: la replica degli esodati

Luigi Metassi, amministratore del Comitato “Esodati licenziati e Cessati” ha illustrato in esclusiva per MyMagazine i motivi per il quali parlare di “esodati”, riferendosi ai privati che hanno si sono licenziati per accedere a Quota 100 e che si troveranno senza pensione e senza lavoro, nel caso non abbiano tutti requisiti richiesti dalla legge, non è solo una questione di  “lessico superficiale”.

“Dalla lettura dell’articolo apparso sul quotidiano online “Il Giornale.it” di martedì 30 aprile 2019 sotto il titolo “Per i privati “quota 100″ è una trappola: anche i gialloverdi sfornano esodati”, seppure in tutta cordialità nei confronti della giornalista, devo purtroppo avanzare alcune puntualizzazioni sostanziali di non poco conto.
Dal testo pubblicato appare in tutta evidenza la confusione tra chi è stato vittima dell’approssimativa conoscenza della legge e chi invece è tuttora vittima delle scelte incostituzionali del legislatore. Che il testo di legge in questione possa indurre in errore non v’è dubbio. Che la farraginosità del disposto possa avere avuto un’incidenza diretta con la notevole, a tratti abnorme, mole di adesioni è plausibile.

Il vulnus, anche se favorito da un linguaggio eccessivamente burocratico e contorto, fonda essenzialmente però nella soggettiva superficialità di chi ha posto in atto scelte, per lui determinanti e irrevocabili, senza la necessaria consapevolezza dei termini di legge. È necessario che ora il legislatore intervenga a porvi rimedio? Certo, è necessario e doveroso, come è necessario e doveroso procedere ad una pronta rideterminazione dell’impegno economico a favore di altre urgenze sociali, non ultima salvaguardia a chi da ormai più di sette anni è costretto a sopravvivere senza reddito alcuno per colpa di una legge contraria al dettato costituzionale.

Nel merito voglio citare la sentenza costituzionale 822/1988 laddove ribadisce l”intangibilità retroattiva delle aspettative del lavoratore quando si trovi nella fase avanzata del rapporto di lavoro che precede la quiescenza. Non di meno rilevano il significato di salario differito che la sentenza n° 70/2015 attribuisce alla pensione e le *considerazioni  del Presidente di Sezione della Corte costituzionale Valentino De Nardo sul valore sinallagmatico che contraddistingue il patto previdenziale che si instaura tra lavoratore e Stato.

Da tutto questo deriva che il fenomeno “Esodati” trova una sua ben precisa collocazione, nel tempo e nel Diritto, che non può essere fatto assurgere a paradigma di altre criticità, ancorché spiacevoli e meritoria di attenzione da parte del legislatore alle quali, mi auguro, vorrà presto porre rimedio”.

*La pensione è un diritto quesito

Valentino De Nardo ha osservato: “E’ un principio fondamentale dello Stato di diritto e dello Stato democratico quello del rispetto dei diritti quesiti, ossia di quei poteri sorti da un fatto acquisitivo valido per la legge precedente, fatto che la nuova legge non può qualificare in modo diverso dal passato, per farne derivare effetti giuridici diversi. Tali diritti derivano dal principio di irretroattività della legge, che stabilisce che la legge non dispone che per l’avvenire e non ha effetto retroattivo, in quanto la norma giuridica contiene un comando, che, per essere osservato necessita almeno della possibilità di essere conosciuto in precedenza: tale principio ha valore costituzionale, non solo per le leggi penali ( art. 25 Cost.), ma, in via di interpretazione analogica, per autorevole dottrina e prevalente giurisprudenza , per tutte le leggi afflittive, anche se non sanzionatorie di reati, e restrittive dei diritti quesiti, ossia di quei poteri sorti da un fatto acquisitivo valido per la legge precedente, ormai entrati definitivamente a far parte della sfera giuridica dei soggetti.

Tali diritti, quindi, una volta acquisiti, diventano immutabili anche di fronte ad eventuali cambiamenti dell’ordinamento giuridico,perché ormai entrati definitivamente a far parte della sfera giuridica dei loro titolari. Inserendosi nel più generale contesto dell’efficacia della legge nel tempo e della successione delle norme, essi rispondono principalmente ad un’esigenza di certezza del diritto, elemento fondante dello Stato di diritto e democratico”.

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