Riforma pensioni: flessibilità in uscita e Legge Fornero

Le considerazioni di Cigna e Proietti su Quota 100 e la riforma delle pensioni 2019. Separare l'assistenza dalla previdenza: il commento di Metassi.

Riforma pensioni,Quota 100 ed Opzione donna: tutte le ultime novità

La diminuzione della domande per l’accesso alle pensioni anticipate con Quota 100 ha riaperto il dibattito sulla misura e sulle riforme del sistema previdenziale, volte ad ottenere una maggiore flessibilità in uscita. Aver scelto una Quota 100 così rigida, con i paletti dei 62 anni di età e dei 38 di contributi, non risponde a fette importanti del mondo del lavoro, perché restringe a priori la platea degli aventi diritto“, ha dichiarato Ezio Cigna, dell’ufficio previdenza Cgil, in una recente intervista a RadioArticolo1.

“Ad esempio, le donne, già fortemente penalizzate dalla legge Fornero, che ha spostato la pensione di vecchiaia da 60 a 67 anni, difficilmente riescono a raggiungere i 38 anni di contributi, svolgendo spesso due lavori, quello in produzione e quello di cure, tanto è vero che solo poche migliaia (una domanda su quattro è stata presentata da una donna), hanno utilizzato Quota 100″, ha chiarito l’esponente sindacale.

Opzione donna penalizzante, Quota 100 gravosa

Per Cigna le pensioni anticipate in regime di Opzione donna non sono la soluzione ideale: “La stessa opzione donna è penalizzante, in quanto è una misura che prevede un calcolo interamente contributivo, 35 anni di contributi e 58 d’età se dipendenti, o 59 se autonome”, ha osservato.

“Per non parlare dei precari, dagli edili agli agricoli, del tutto fuori dai giochi, malgrado tantissimi di loro desiderino andare in pensione al più presto, facendo lavori faticosi e poco sopportabili, superata una certa età”, ha aggiunto. “Dunque, se si pensava a una misura del genere per superare la Fornero, si è davvero fuori strada. Senza considerare poi che Quota 100 è gravosa sotto il profilo economico, perché ogni anno d’anticipo costa il 5% sulla pensione lorda del lavoratore, impedendogli di raggiungere un assegno dignitoso”, ha precisato il sindacalista.

“Quota 100: il rendiconto dei risultati al 31 Maggio, sottoscrive la tendenza rilevata in precedenza.
La prevalenza di richieste da parte degli uomini si è attestata al 74% mentre quelle inviate dalle lavoratrici è pari al 26%. A conferma dunque che Quota 100 NON È UNA MISURA PER DONNE“, ha ribadito Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social.

Riforma pensioni e flessibilità in uscita: l’analisi di Proietti

In tema di riforma delle pensioni e flessibilità in uscita, Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, ha osservato: “Negli ultimi tre anni l´Italia ha solo cominciato un riallineamento per l´età di accesso alla pensione intorno ai 63 anni, come avviene in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Nessuna marcia indietro quindi, ma solo un primo passo verso un sistema previdenziale più equo e giusto“.

Secondo il leader sindacale: “Bisogna continuare a modificare la Legge Fornero, affrontando il tema dei 41 anni di contributi, le future pensioni dei giovani e valorizzando, ai fini previdenziali, il lavoro di cura delle donne e la maternità”.

Separazione di previdenza ed assistenza

La Uil sostiene da tempo la necessità di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale. Così Proietti: “Il Governo separi finalmente la spesa previdenziale da quella assistenziale, dimostrando all’Europa che l’Italia spende per pensioni l´11% del pil, un punto in meno della Francia e mezzo punto in meno della Germania”.

“Io mi domando se a voler affossare il Paese non sia piuttosto Roma che non Bruxelles.
Se per un attimo considerassimo vero quel 15% di PIL sulla previdenza, le conclusioni alle quali perviene la UE sarebbero difficilmente criticabili. Bruxelles sa benissimo che i dati che presentiamo sulla previdenza sono dati aggregati di una più ampia parte del welfare ma la responsabilità di questo danzare sugli equivoci è da attribuirsi in primis ai nostri governi che, da oltre vent’anni a questa parte, non hanno fatto un solo passo per separare le contabilità tra assistenza e previdenza”, ha osservato Luigi Metassi, amministratore del Comitato “Esodati, Licenziati e Cessati”, nel commentare le osservazioni critiche mosse dalla  Commissione europea alla programmazione economica del Governo Conte.

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