Riforma pensioni e Legge di Bilancio 2020. L’analisi di Mauro D’Achille

La riforma delle pensioni e la Legge di Bilancio. Intervista a Mauro D'Achille. I temi affrontati: Ape sociale, Quota 100, precoci ed esodati.

Riforma pensioni,Quota 100 ed Opzione donna: tutte le ultime novità

Il Disegno di legge di Bilancio è in Senato. Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, sono previste per oggi, mercoledì 6 novembre le comunicazioni del Presidente, con cui si aprirà la sessione di bilancio. Il testo verrà assegnato alla Commissione Bilancio, in sede referente. Le altre Commissioni, in sede consultiva, dovranno trasmettere i propri rapporti alla quinta Commissione entro lunedì 11 novembre. Le Commissioni Bilancio di Senato e Camera congiunte saranno impegnate, dal 7 al 12 novembre, in un ciclo di audizioni preliminari all’esame del provvedimento. Il testo del DDL Bilancio è stato diffuso da qualche giorno ed è possibile visionare, quindi, quali interventi ha ideato il Governo formato dal PD e dal M5S in materia di lavoro, fisco, ambiente, sanità, investimenti, previdenza e welfare.

Il capitolo pensioni è presente con il rinnovo dell’Ape sociale, la proroga di Opzione donna, alcune modifiche in materia di rivalutazione delle pensioni e la creazione di due commissioni: una sui lavori gravosi ed un’altra sulla spesa previdenziale ed assistenziale. Quota 100 proseguirà la sua sperimentazione. Abbiamo chiesto a Mauro D’Achille, amministratore del gruppo “Lavoro e pensioni: Problemi e soluzioni” un’impressione sulle misure contenute nel DDL Bilancio in materia di pensioni.

Come giudica la proroga dell’Ape sociale?

Buona cosa, anche alla luce dei maggiori stanziamenti. Un buon modo per aiutare le categorie di persone in maggiore difficoltà. Immagino non sia stata resa strutturale in un’ottica futura, stante il ddl Nannicini che la supererebbe. L’unico rischio sarebbe la caduta di questo Governo prima che affronti la finanziaria prossima.

Si parla da tempo della necessità di istituire la commissione per il lavori gravosi e per la separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale. Non si corre il rischio che si resti solo ai titoli e ci si ritrovi al punto di partenza?

Purtroppo è accaduto fin troppo spesso che tali commissioni non divengano operative oppure che non si tenga conto dei risultati che portano. In linea di principio, però, ben vengano. D’altra parte la separazione tra spesa assistenziale e previdenziale nel bilancio Inps è la risposta migliore agli attacchi che puntualmente ci provengono dagli Stati maggiormente virtuosi della UE, che non tengono conto della spesa assistenziale

Il tavolo per la differenziazione della aspettativa di vita, che ho sempre auspicato, è fondamentale. Abbiamo già visto il precedente governo continuare l’innalzamento della adv in maniera generalizzata per la pensione di vecchiaia. È invece importante classificare la adv sulla base non soltanto della statistica, ma sulla particolarità della persona: in base alla professione svolta in tutto l’arco della vita lavorativa, all’ambiente di lavoro, alle patologie croniche ed invalidanti anche al di sotto della soglia del 74%.

Come interpreta l’assenza di una soluzione definitiva per la questione degli esodati non salvaguardati nel DDL Bilancio? Stiamo parlando di 6.000 persone.

Sugli esodati, sinceramente, mi aspettavo una risposta concreta già nella prima stesura. Sarebbe bastato modificare l’ottava salvaguardia dando un transitorio di dieci anni a tutte le categorie e non ad una soltanto, per sanare una situazione lesiva di un diritto costituzionale! Vorrei però aprire con un preambolo fondamentale: Quota cento assorbe tanti di quei miliardi in assistenza (non si dimentichi che le pensioni erogate ai fruitori non provengono dal fondo pensionistico lavoratori dipendenti, ma dalla fiscalità generale) che sarà praticamente impossibile stanziare altri per misure diverse e, magari, più eque e solidali a favore delle categorie disagiate.

Sarebbe stato meglio abolire subito Quota 100?

Abolirla sarebbe stato impossibile, ma migliorarla si: renderla fruibile alle categorie più deboli, con una attenzione maggiore ai disoccupati e alle donne,agli invalidi e ai caregivers, ai lavori usuranti e gravosi, avrebbe prodotto un meccanismo più equo, più sostenibile, ed avrebbe sganciato fondi da utilizzare in maniera più vicina alle aspettative delle famiglie.

Nei commenti ai post si legge spesso che i precoci sono stati dimenticati

I precoci hanno già avuto una legge apposita nell’ultimo governo Renzi. La si potrebbe migliorare con interventi a basso costo: ampliando la platea dei lavori gravosi, ed in questo sarà fondamentale il tavolo aperto sulle aspettative di vita. Concedendo un bonus contributivo per ogni anno di lavoro svolto al di sotto dei 19 anni. Accelerando i tempi che si è preso l’Inps per l’accertamento del diritto, eliminando il limite del licenziamento da contratto a tempo determinato. Consideriamo che a molte donne che raggiungono i 41 anni nei primi mesi dell’anno io consiglio di non fare domanda come precoce ma di aspettare i tempi della Fornero, visto che raramente la prima pensione sarà erogata prima di dieci mesi!

Come giudica l’idea delle pensioni di garanzia per i giovani. Si corre il rischio di creare nuove discriminazioni?

Purtroppo in ogni legge anno messi dei limiti. Ritengo che si possano individuare in coloro che hanno iniziato il lavoro dopo il 1995, e che quindi avranno una pensione calcolata interamente con metodo contributivo e quindi con importi notevolmente inferiori allo stipendio. Bene fanno i Sindacati ed i politici maggiormente illuminati a porsi il problema, poiché già tra una decina di anni avremo i primi pensionamenti poveri, e si creerà una schiera di nuovi poveri, un allarme sociale non indifferente.

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