Riforma pensioni 2020: i nodi ancora da sciogliere

Il dibattito sulla riforma delle pensioni. La rivalutazione delle pensioni e la flessibilità in uscita. Le dichiarazioni di Proietti.

Riforma pensioni, Quota 100: il decretone passa alla Camera

Le misure contenute nella Legge di Bilancio 2020 in materia previdenziale hanno disatteso le aspettative di quanti desideravano vedere l’attuazione di interventi di natura strutturale sulle pensioni, degli esodati che confidavano nella predisposizione della salvaguardia per gli ultimi 6.000 rimasti esclusi dagli otto provvedimenti già varati e dei sindacati che chiedevano una piena rivalutazione delle pensioni.

“Le misure previste nella legge di Bilancio nei confronti dei pensionati sono assolutamente insufficienti, lo abbiamo detto e non ci stanchiamo di ripeterlo perché la manovra non ha risposto alle esigenze di equità espresse da una larga maggioranza di cittadini italiani. Anche questa volta manca la piena rivalutazione delle pensioni, chiesta dai sindacati a questo Governo”, hanno sottolineato in una nota Cisl e Fnp Cisl.

La rivalutazione delle pensioni

La Legge di Bilancio 2020 stabilisce che per il periodo 2020-2021 la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici venga riconosciuta nella misura del 100% per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps, circa 2.060 euro lordi al mese. Per Cisl e Fnp Cisl è “insufficiente” e “ridicolo” “perché vuol dire attribuire un aumento di 50 centesimi al mese in termini netti”.

“Per di più la circolare Inps n. 147 appena pubblicata fa riferimento alla finanziaria precedente e quindi attribuisce questa rivalutazione solo a chi sta entro le 3 volte il trattamento minimo, in attesa di fare il conguaglio che arriverà solo tra qualche mese. Il sistema previdenziale italiano, però, presenta molti distorsioni e molte ingiustizie che devono essere corrette e che si sommano a quest’ultima della perequazione”, hanno precisato i sindacati.

Pensioni di reversibilità ed assegni di invalidità

“Il fatto che le pensioni di reversibilità e gli assegni di invalidità si riducano in modo importante (dal 25% fino al 50%) quando si superano determinati limiti reddituali è diventato inammissibile”, hanno proseguito Cisl e Fnp Cisl . “Questo è un aspetto che deve essere assolutamente rivisto perché non risponde alle esigenze di equità di persone che si trovano già in particolari situazioni di disagio e difficoltà. Tanto più che da una parte non si rivalutano i trattamenti pensionistici in essere, mentre dall’altra si tengono ferme regole estremamente penalizzanti per i pensionati che riteniamo debbano assolutamente essere riviste. Anche la cosiddetta “quattordicesima” dei pensionati dovrebbe essere rafforzata e con essa anche le diverse maggiorazioni sociali che rispetto al confronto sono rimaste “lettera morta”, hanno sottolineato i sindacati.

Riforma delle pensioni: obiettivo flessibilità in uscita

Il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, ritiene che Quota 100, assieme all’Ape sociale, sia “una misura utile che favorisce l’accesso flessibile alla pensione”, anche se non si può definire “uno strumento perfetto”. “È un dato rilevante che dimostra come la flessibilità e la volontarietà siano due condizioni intelligenti che consentono ai lavoratori di scegliere liberamente”, ha dichiarato Proietti, per il quale, però: “Per il futuro si deve puntare a una flessibilità diffusa tra 62/63 anni, diminuendo gli anni di contribuzione necessaria, senza penalizzazioni né ricalcoli contributivi”. Per il leader sindacale, inoltre, bisogna “stabilire che 41 anni di lavoro sono sufficienti per andare in pensione, a prescindere dall’età, si deve valorizzare il lavoro di cura e la maternità per le donne ai fini previdenziali e completare la salvaguardia degli esodati.

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