Pensioni scuola: Quota 100 non decolla

Le pensioni anticipate con Quota 100 non attraggono il personale del comparto scuola.

Pensioni scuola e Quota 100, le ultime novità ad oggi

Secondo gli ultimi dati disponibili, il totale dei lavoratori del comparto scuola che ha fatto richiesta di accesso a Quota 100, per poter andare in pensione anticipatamente, ammonta a circa 6.000 unità. Il numero è stato ricavato dalla proporzione fra il numero delle domande arrivate all’Inps (poco più di 17.000) e il peso del personale scolastico sul pubblico impiego che è di circa un terzo, segnala Orizzonte scuola.

A far optare per altre soluzioni rispetto a Quota 100, sarebbe la decurtazione del’assegno che verrebbe percepito aderendo al nuovo regime per le pensioni anticipate. La pensione di chi si colloca in quiescenza con 62 anni d’età e 38 di contributi è ridotta a causa del calcolo dei contributi che sono stati versati: andando in pensione prima, l’importo dei contributi sarà minore.

Il punto dell’Anief

A proposito dell’assegno pensionistico ridotto in regime di Quota 100, l’Anief ha commentato: “Erano corretti quindi i calcoli dell’Ufficio parlamentare di Bilancio che, in tempi non sospetti, ha reso pubbliche le possibilità per tanti dipendenti di aderire a Quota 100 ritrovandosi con una pensione decisamente light, con un il taglio dell’assegno che varia «da circa il 5% in caso di anticipo solo di un anno a valori oltre il 30% se l’anticipo è di oltre 4 anni», erano quindi più che veritieri. L’importo mensile del pensionato che aderisce a questa opportunità, varia quindi tra il 5% in caso di anticipo di un anno sino ad “oltre il 30% se l’anticipo è di oltre 4 anni”.

Non vi sarà alcun turnover

“Premesso che non vi sarà alcun turn over se il Ministero dell’Istruzione non dovesse riaprire subito le Gae e stabilizzare i precari con 36 mesi di servizio” ha precisato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief , va ricordato che Quota 100 risulta davvero troppo penalizzante. Perché ti manda in pensione a 62 anni con 38 di contributi anche con poco più di mille euro al mese. E questo non è giusto”.

“Stiamo parlando di una professione particolare: chi opera nella scuola è sottoposto ad uno stress psico-fisico derivante dal rapporto diretto con gli studenti. È un lavoro usurante, non solo per chi opera nei nidi e nella scuola dell’infanzia: anche i docenti della primaria e della secondaria dovrebbero accedere all’Ape Social. Dando così loro la possibilità di lasciare il servizio a 62 – 63 anni così come avviene ancora oggi in Europa. E senza alcuna decurtazione”, ha concluso il presidente Anief.

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