Pensioni di cittadinanza: saranno pochi gli aventi diritto

L'analisi delle pensioni di cittadinanza dello Spi-Cgil. Le dichiarazioni del segretario generale Ivan Pedretti. Il confronto con i requisiti per l'assegno sociale.

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“L’Inps aveva ipotizzato che ad accedere alla pensione di cittadinanza sarebbero state 250 mila famiglie, il Ministro del lavoro Luigi Di Maio ne aveva annunciate 500 mila: non sarà così, saranno molte meno.
I paletti per accedere all’integrazione sono molto più rigidi di quelli propagandati e sostanzialmente la platea sarà la stessa che attualmente richiede l’assegno sociale, ovvero non più di 120 mila nuclei familiari”, ha segnalato lo Spi-Cgil.

“Una misura tanto sbandierata. Una promessa elettorale. La verità? Talmente tanti paletti che alla fine la riceveranno in pochi. L’unica cosa che hanno fatto finora per i pensionati è quella di tagliargli la rivalutazione. E con il conguaglio da giugno si riprenderanno pure i soldi indietro”, ha commentato via social il segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti.

Pensioni di cittadinanza: per lo Spi-Cgil sono promesse elettorali 

“Siamo di fronte a una promessa elettorale e dopo le elezioni europee arriverà la disillusione. All’inizio del 2018 le persone che avevano un assegno sociale (fino a 458 euro al mese per 13 mensilità) erano 861.000 con un importo medio di 433 euro al mese. In sostanza la pensione di cittadinanza risulterà nella maggior parte dei casi un’integrazione dell’assegno o della pensione sociale”, ha precisato Pedretti.

Assegno sociale e pensione di cittadinanza

Il sindacato pensionati della Cgil ha precisato: “Attualmente si può richiedere l’assegno sociale se si è in una condizione economica disagiata (un reddito annuo inferiore a 5.954 euro se si è soli e 11.908 euro annui se si è coniugati) e se si superano i 67 anni di età. L’assegno sociale è pari a 458 euro mensili per 13 mensilità (in modo da raggiungere i 5.954 euro annui), in crescita dopo i 70 anni, ed è inferiore al limite massimo per la pensione di cittadinanza (7.560 annui) ma i criteri per accedervi sono decisamente meno rigidi di quelli richiesti per la pensione di cittadinanza.

Volendo fornire degli esempi concreti: fra i pensionati che possiedono una casa di proprietà, solo chi attualmente percepisce l’assegno sociale potrà sperare di ottenere l’integrazione della pensione di cittadinanza, mentre fra coloro che sono in affitto solo chi ha la pensione integrata al minimo e chi vive da solo con la pensione di invalidità al 100% potrebbe avere accesso a una parte della quota di beneficio legato al pagamento dell’affitto.

Paragonata all’assegno sociale, la pensione di cittadinanza prevede sì un beneficio per chi è in affitto (1.800 euro l’anno) ma stando ai dati Istat potranno beneficiarne solo pochi pensionati, dato che la stragrande maggioranza vive in una una casa di proprietà e che di fatto fa superare il limite previsto per accedere alla pensione di cittadinanza.

Inoltre non avranno incrementi i pensionati con trattamento minimo, maggiorazione e quattordicesima e quelli con trattamento di invalidità civile al 100% se vivono in una casa di proprietà. Ma non otterrà integrazioni neppure una coppia di pensionati con trattamento minimo e quattordicesima perché supererebbero il limite di reddito familiare”.

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