Pensioni anticipate: Opzione donna sarà prorogata al 2019?

Le novità sulla riforma delle pensioni. Il Gruppo Opzione donna: Le escluse chiede la proroga di Opzione donna al 2019.

Pensioni anticipate: escluse da Opzione donna le nate nel 1961

Con il  decreto 28 gennaio 2019, n.4 sono state introdotte alcune novità sulle pensioni. L’articolo 16, relativo alla misura di Opzione donna, stabilisce: “Il diritto al trattamento pensionistico anticipato è riconosciuto, secondo le regole di calcolo del sistema contributivo previste dal decreto legislativo del 30 aprile 1997, n.180, nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e un’età pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome.

La misura per le pensioni anticipate al femminile si è rivelata diversa da quella che si attendeva, in quanto i requisiti necessari per l’acceso escludono le lavoratrici nate nel 1961. “Eravamo nel contratto di governo, le promesse scritte, per noi nate nel 1961 non sono state mantenute. Adesso hanno l’occasione per recuperare. Durigon continua a dichiarare che nella prossima manovra ci sarà la proroga di OD, ma come facciamo a stare tranquille e a pianificare il nostro futuro se già non hanno mantenuto quanto promesso?”, ha dichiarato Paola Viscovich, amministratrice del Gruppo”Opzione donna: Le escluse”.

Opzione donna: Proroga al 2019

Il Gruppo”Opzione donna: Le escluse” chiede la proroga di Opzione donna al 2019. “Un emendamento è la cosa che ci darebbe tanta serenità, se non fosse possibile, un ODG servirà almeno per impegnare il governo. Le donne non dimenticano”, ha sottolineato Viscovich. “Nunzia Catalfo ci ha comunicato l’intenzione di mettere in campo le azioni necessarie per la presentazione di un Ordine del Giorno che impegni il Governo a prorogare Opzione Donna al 2019″, ha annunciato l’amministratrice del Gruppo”Opzione donna: Le escluse”. “Siamo in trepida attesa dell’emendamento di maggioranza per la proroga di Opzione Donna al 2019″, ha aggiunto.

A supporto della richiesta di proroga di Opzione donna al 2019, nel corso dell’audizione in Commissione lavoro al Senato, il Centro Studi Itinerari Previdenziali ha osservato:”Opzione donna avrà un impatto finanziario modesto (meno di 300 milioni di euro nel primo anno che sarà però il 2020), salvo il costo dovuto all’erogazione anticipata della pensione a carico dell’Erario, che verrà ammortizzato nel decennio successivo al primo”.

Il parere della Corte dei Conti e dei Consulenti del lavoro

Anche i pareri della Corte di Conti, dei Consulenti del lavoro e dell’Associazione nazionale Commercialisti vanno in tal senso. La Corte dei Conti, in audizione in Commissione lavoro al Senato, a proposito dell’Ape sociale e di Opzione donna, ha affermato:”Con riguardo alle ultime due misure la Corte ha già espresso una valutazione positiva nel Rapporto 2018 sul coordinamento della finanza pubblica sottolineando come fossero strumenti volti a garantire una più fluida fase di transizione dal vecchio al nuovo regime disegnato dalla legge 214/2011. Una valutazione che va dunque ribadita. 

Per i Consulenti del lavoro la misura per le pensioni anticipate delle lavoratrici contenuta nel cosiddetto “Decretone” “replica le precedenti edizioni del metodo sperimentale  ex. L. 243/2004; visto il risparmio che comporta per la platea di coloro che hanno larghe quote di metodo retributivo con taglio impiegatizio, potrebbe essere valutabile un’estensione almeno al 2019 per consentire la maturazione dei requisiti”. 

Opzione donna per l’Associazione nazionale Commercialisti

Relativamente a “Opzione donna”, provvedimento in vigore dal 2004, l’Associazione nazionale Commercialisti, in audizione in Commissione lavoro al Senato, ha evidenziato “le enormi penalizzazioni che le lavoratrici, dipendenti e autonome, vedono perpetuarsi, in quella che dovrebbe rappresentare un’agevolazione scelta liberamente, ma che di fatto è una necessità dovuta all’assenza o all’inefficienza dei servizi di prossimità alla famiglia. Penalizzazioni ancor più ingiustificate, in considerazione del  fatto che “opzione donna” è integralmente coperta dai contributi versati dalle lavoratrici, e pertanto è a costo zero per le casse dello Stato.

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