Pensioni anticipate: le ultime novità su Opzione donna

Le ultime novità sulla misura di Opzione donna commentate dal Movimento Opzione donna.

Pensioni 2018: età pensionabile e flessibilità in uscita

Nella bozza del decreto legge contenente il Reddito di cittadinanza e Quota 100, diffusa in questi giorni, è contenuta Opzione donna, misura per le pensioni delle donne, scaduta, nella versione originaria, il 31 dicembre 2018. Si legge nel testo: “Il diritto al trattamento pensionistico anticipato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo previste dal decreto legislativo 30 aprile 1997, n.180 è riconosciuto nei confronti delle lavoratrici dipendenti nate entro il 31 dicembre 1959 e delle lavoratrici autonome nate entro il 31 dicembre 1958 le quali abbiano un’anzianità contributiva pari o superiore ai trentacinque anni”.

“Possiamo dire che per le Donne si sta finalmente compiendo un PASSO IMPORTANTE”, hanno commentato Lucia Rispoli e Teresa Ginetta Caiazzo, amministratrici del Movimento Opzione Donna, nel leggere il documento. “In primo luogo, perché il tema cruciale della previdenza femminile, affrontato fino a pochi mesi fa come un fastidioso problema cui far fronte frettolosamente con ghettizzante assistenzialismo, sta finalmente entrando in un ‘ottica ed in una visione culturalmente adeguate che annunciano al mondo femminile l’attribuzione di spazio e d’importanza dovuti”, hanno osservato.

L’analisi del Movimento Opzione Donna

“Intravediamo nel testo della bozza del decreto anche l’intenzione di fornire il presupposto ad una norma stabile, l’intenzione di scrivere una regola permanente, una legge in materia previdenziale che finalmente prenda atto della specificità di genere e la rispetti, che dunque sia finalmente in sintonia con la reale vita, con le necessità e le aspirazioni delle Donne, per sempre”, hanno sottolineato le amministratrici del Movimento Opzione Donna.

“E’ un sogno che finalmente si sta avverando? Noi pensiamo e speriamo che sia così: le Donne potranno finalmente guardare al loro futuro pensionistico, dopo una vita di lavoro svolta su innumerevoli fronti, con la giusta e meritata serenità, senza l’angoscia in cui una modalità esclusivamente predatoria di denaro le aveva condannate in quanto soggetti indeboliti ed indifesi perché non rappresentati dalla politica. Ci spingiamo dunque oltre l’auspicio e iniziamo a prendere atto, con soddisfazione ed orgoglio che la strenua battaglia finora condotta dal nostro Movimento, con strategia e giusta visione, ma, evidentemente, anche con i migliori interlocutori possibili, stia regalando i suoi frutti ed il “raccolto” si annuncia addirittura più consistente rispetto alle attese”, hanno aggiunto.

“Ebbene, riteniamo che, già nella bozza del decreto, ambedue le nostre istanze siano state tenute in considerazione e che, alla luce delle inadeguate politiche di welfare familiare e sociale, si delinei finalmente uno STRUMENTO DI FLESSIBILITÀ IN USCITA DAL LAVORO PER LE DONNE, TRAMITE UN MECCANISMO DI PROROGA ANNUALE DI “OPZIONE DONNA” CHE INTERESSI LE DONNE NATE A PARTIRE DAGLI ANNI 1958 E 1959“, hanno, quindi, osservato.

Le richieste del Movimento Opzione Donna

“Evidenziamo che, durante questo percorso, abbiamo dovuto prendere atto di una serie di modifiche relative all’aumento del requisito anagrafico della misura c.d. “Opzione Donna”, originariamente previsto in 57/58 anni dalla legge 243/2004, che hanno ristretto la platea delle possibili optanti; tale aumento è stato ritenuto indispensabile dal Governo in conseguenza del fabbisogno di risorse comunicato dall’Inps per la prosecuzione dell’istituto Opzione Donna per il triennio 2015-2018. Il requisito anagrafico, dapprima innalzato a 58/59 anni dal Governo e dal Ministro del Lavoro, da incrementare con 7 mesi di AdV previsti al 31.12.2018, è stato nella bozza del decreto legge attualmente indicato per le lavoratrici dipendenti entro il 31.12.1959 e per le lavoratrici autonome entro il 31.12.1958, con un’ulteriore contrazione della platea femminile di ulteriori 5 mesi”, hanno proseguito le amministratrici del Movimento Opzione Donna.

“Preso atto che il Governo nel decreto legge in argomento non ha dunque più indicato un requisito anagrafico (58/59 anni) ma solo un limite temporale entro cui contenere la platea delle potenziali optanti (lavoratrici autonome nate entro il 31.12.1958 e lavoratrici dipendenti nate entro il 31.12.1959), per cui le donne che potranno accedere ad Opzione Donna saranno quelle che compiranno almeno 60 e 61 anni nel corso del corrente anno 2019;

Considerato inoltre che nessun’altra indicazione è stata fornita in relazione ai termini di decorrenza della finestra di dodici mesi prevista, né in relazione ai tempi di attuazione che sappiamo per lo più piuttosto dilatati o dilatabili anche per i passaggi “tecnici” da compiere, fino alla “domanda di pensione”;
AL FINE DI PREVENIRE UN ULTERIORE DILATARSI DEI TEMPI, DI FATTO GIÀ’ TRASLATI DI BEN 3 ANNI RISPETTO AL REQUISITO ANAGRAFICO ORIGINARIO, CHE VANIFICHEREBBE IL GRANDE SFORZO COMPIUTO PER REINTRODURRE “Opzione Donna”, seppur alle nuove condizioni, CHIEDIAMO che, in sede di emanazione del definitivo decreto, VENGA SPECIFICATO che IL TERMINE PER LA DECORRENZA del trattamento pensionistico previsto dal comma 2, LA c.d. “FINESTRA MOBILE”, SIA COSTITUITO DALLA MATURAZIONE DELL’UNICO REQUISITO ESPLICITAMENTE INDICATO E CIOÈ’ IL REQUISITO CONTRIBUTIVO DI 35 ANNI, essendo rimasto ormai indefinito il requisito anagrafico”.

SOTTOVALUTARE TALE NECESSARIA ESIGENZA SAREBBE UN GRAVE ERRORE A DANNO DELLE DONNE, FORTUNATAMENTE ANCORA EVITABILE. Quanto sopra dunque, affinché non si verifichi un’ulteriore protrazione degli effetti della Proroga di Opzione Donna con un incomprensibile ed inaccettabile slittamento della erogazione degli assegni pensionistici, già sufficientemente differiti dalla modifica in aumento del requisito anagrafico.

INFINE, AUSPICHIAMO CHE LA DEFINIZIONE DI UNA MISURA PERMANENTE DI FLESSIBILITÀ’ PENSIONISTICA PER LE DONNE COMPORTI ANCHE UN MIGLIORAMENTO DELLE ATTUALI PENALIZZANTI CONDIZIONI ECONOMICHE CHE SONO RIMASTE IDENTICHE RISPETTO ALLA LEGGE 243/2004, NONOSTANTE L’AUMENTO DI BEN 3 ANNI DEL REQUISITO ANAGRAFICO E IL SEMPRE MAGGIORE AVVICINAMENTO ALLE MISURE ORDINARIE. TALI CONDIZIONI ANDREBBERO QUANTO PRIMA ADEGUATE ALMENO IN PROPORZIONE AL FATTO CHE LE DONNE DA QUEST’ANNO PERCEPIRANNO BEN TRE ANNI IN MENO DI TRATTAMENTO PENSIONISTICO RISPETTO AL 2004 e che, pur tenendo conto dell’ADV, l’anno in meno di pensione sarebbe al massimo UNO e non certo TRE, hanno puntualizzato.

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