Pensioni anticipate: le novità dal Decreto crescita

Le ultime novità sulle pensioni provenienti dal decreto crescita. Previsto uno scivolo di 5 anni per chi ha maturato il diritto alla pensione di vecchiaia e il requisito minimo contributivo.

Pensioni anticipate: le novità dal Decreto crescita

Le ultime novità sulle pensioni anticipate vengono dal Decreto legge Crescita, attualmente in fase di conversione in legge alla Camera. È stato approvato dalle Commissione Finanze e Bilancio un emendamento al Decreto crescita in base al quale, “in via sperimentale per gli anni 2019 e 2020, nell’ambito dei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione delle imprese con un organico superiore a 1.000 unità lavorative che comportano, in tutto o in parte, una strutturale modifica dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico dell’attività, nonché la conseguente esigenza di modificare le competenze professionali in organico mediante un loro più razionale impiego e, in ogni caso, prevedendo l’assunzione di nuove professionalità, l’impresa può avviare una procedura di consultazione” “finalizzata a stipulare in sede governativa un contratto di espansione con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e con le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o con le loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero con la rappresentanza sindacale unitaria”.

Per i lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia, che abbiano maturato il requisito minimo contributivo, o anticipata (di cui all’articolo 24, comma 10, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214), nell’ambito di accordi di non opposizione e previo esplicito consenso in forma scritta dei lavoratori interessati, il datore di lavoro riconosce per tutto il periodo e fino al raggiungimento del primo diritto a pensione, a fronte della risoluzione del rapporto di lavoro, un’indennità mensile, ove spettante comprensiva dell’indennità NaSpi, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, così come determinato dall’INPS.

Pensione anticipata 

Qualora il primo diritto a pensione sia quello previsto per la pensione anticipata, il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto, con esclusione del periodo già coperto dalla contribuzione figurativa a seguito della risoluzione del rapporto di lavoro.

Coperture finanziarie e monitoraggio

l limite complessivo di spesa è stato fissato in di 4,4 milioni di euro per l’anno 2019, di 11,9 milioni di euro per l’anno 2020 e di 6,8 milioni di euro per l’anno 2021. Se nel corso della procedura di consultazione emergesse il verificarsi di scostamenti, anche in via prospettica, rispetto al predetto limite di spesa, “il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non può procedere alla sottoscrizione dell’accordo governativo e conseguentemente non può prendere in considerazione ulteriori domande di accesso ai benefìci “.

 L’Inps provvede al monitoraggio del rispetto del limite di spesa “con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, fornendo i risultati dell’attività di monitoraggio al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell’economia e delle finanze”.

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