Pensioni anticipate: le idee del Governo su Opzione donna

Le dichiarazioni degli esponenti di Governo sulle pensioni anticipate in regime di Opzione donna. Gli interventi in Aula alla Camera dei deputati di Lega e M5S. Le affermazioni di Durigon.

Pensioni anticipate: escluse da Opzione donna le nate nel 1961

Ancora nessun chiarimento su quanto affermato sulle pensioni anticipate in regime di Opzione donna da parte del deputato pentastellato Davide Tripiedi, che qualche giorno fa attirò l’attenzione su di sé con queste dichiarazioni, formulate via social: “Opzione donna: tutte le lavoratrici dipendenti con 58 anni di età e tutte le lavoratrici autonome con 59 anni di età e 35 di contributi, potranno andare in pensione. L’introduzione di questa modifica normativa rappresenta un grande successo ottenuto da questo Governo! Nelle precedenti legislature, infatti, opzione donna era vincolata all’anno di nascita, cosa che aveva creato infinite disparità. Ora questo ostacolo è stato superato!”. 

Le parole dell’On. Tripiedi sono in aperto contrasto con quanto recita il primo comma dell’art. 16 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n.4 recante disposizioni urgenti in materia di Reddito di cittadinanza e pensioni: “Il diritto al trattamento pensionistico anticipato è riconosciuto, secondo le regole di calcolo del sistema contributivo previste dal decreto legislativo 30 aprile 1997, n.180, nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e un’età pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le lavoratrici autonome. Il predetto requisito di eta’ anagrafica non è adeguato agli incrementi alla speranza di vita di cui all’articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122″.

Il sottosegretario al Ministero del lavoro, Claudio Durigon, esponente della Lega, ha dichiarato che la misura per le pensioni anticipate al femminile verrà prorogata al 31 dicembre 2019 in occasione della Legge di Bilancio 2020, consentendo, così, l’accesso anche alle lavoratrici nate nel 1961, attualmente escluse. Ma quali idee hanno realmente su Opzione donna le forze politiche al Governo? Per fare un po’ di chiarezza, abbiamo estrapolato dagli interventi in Aula alla Camera le dichiarazioni dei deputati di Lega e M5S a proposito di Opzione donna.

Opzione donna secondo il Movimento Cinque Stelle

Il sottosegretario del Ministero del Lavoro Claudio Cominardi, a proposito di Quota 100 ed Opzione donna, ha dichiarato: “Parlando della questione di carattere pensionistico, devo dire che, quando si dice che le misure che sono state adottate sono rivolte soprattutto al Nord, sono rivolte soprattutto agli uomini, maschi, non si dice proprio il vero e cerco di spiegare il perché. Lo si vede dalle domande che sono state effettuate fino ad oggi per l’accesso alla quota 100: si parla di circa 100 mila domande e questo è già un risultato oggettivo che possiamo vedere con i nostri occhi, è un qualcosa di concreto, e se vediamo qual è la distribuzione su tutto il territorio nazionale, ci accorgiamo che le domande sono distribuite in maniera abbastanza omogenea, almeno fino a qualche tempo fa, e la percentuale maggiore di domande proviene appunto dal Sud. Quindi non è vero che quota 100 penalizza il Sud, non è assolutamente così, ed è comunque un valore molto simile a quello del Nord.

Per quanto riguarda invece il fatto che si penalizzino le donne, è vero che le donne magari non hanno mediamente una continuità contributiva come gli uomini, ma è vero anche che all’interno di questo provvedimento si è prevista anche la proroga di opzione donna che è una misura rivolta solo ed esclusivamente alle donne.

Il deputato e membro della Commissione lavoro alla Camera, Davide Aiello, ha affermato, al riguardo:” All’interno del decreto trova spazio anche “quota 100”, con la quale permettiamo a centinaia di lavoratori di andare in pensione a 62 anni di età con 38 anni di contribuzione, e, grazie alla proroga di opzione donna, le lavoratrici che hanno maturato entro il 31 dicembre 2018 un’anzianità contributiva di 35 anni e un’età anagrafica minima di 58 anni, se lavoratrici dipendenti, o 59, se lavoratrici autonome, potranno andare in pensione, accedere alla pensione secondo le regole del sistema contributivo. Grazie a questo sistema, Presidente, liberiamo centinaia di migliaia di posti di lavoro sia nel settore pubblico che nel settore privato, realizzando un che aprirà le porte del mondo del lavoro a centinaia di migliaia di giovani, che potranno finalmente vivere in autonomia, costruirsi un futuro, una casa e una famiglia con più serenità”.

Opzione donna secondo la Lega

Elena Murelli, deputato e membro della Commissione lavoro alla Camera, a proposito di Opzione donna ha dichiarato: “In proposito voglio ricordare a questa Assemblea che la cosiddetta “opzione donna” che vi ho appena illustrato la inserimmo nel nostro ordinamento nel lontano 2004 (legge 23 agosto 2004, Lega al Governo con Maroni Ministro del ) come misura sperimentale, ed è stata una misura di successo, che ha consentito a tante donne occupate di liberare posti di lavoro per dedicarsi ad esigenze familiari, e a tante altre disoccupate senza ragionevoli speranze di essere ricollocate nel mondo del lavoro per l’età avanzata di avere un dignitoso sostentamento tutt’altro che assistenziale.

Per questo motivo, proprio con l’articolo 16 del provvedimento intendiamo riproporre l’istituto dell’opzione donna per quelle che, in presenza appunto dei 35 anni di contributi e 58 anni di età, vogliano andare in pensione. Si stima che la misura interessi proprio una platea di circa 32 mila donne, ed è per questo che l’abbiamo rinnovata. In tal caso il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico si perfeziona trascorsi dodici mesi per le lavoratrici dipendenti e diciotto per quelle autonome”.

Il deputato e membro della Commissione lavoro alla Camera, Gualtiero Caffaratto, nel suo intervento sulle pensioni ha affermato: “Abbiamo ripristinato la cosiddetta “opzione donna” per le lavoratrici dipendenti a 58 anni, e a 59 anni per le autonome, con almeno 35 anni di contributi. Una misura – voglio ricordare – anche questa facoltativa e opzionale, perché la Lega non impone come la “Fornero” ma lascia scegliere. È una misura già introdotta nel sistema pensionistico da noi ben quindici anni fa e talmente piaciuta, nonostante le solite quanto infondate accuse di riduzione dell’importo pensionistico, che a gran voce, in questi anni, ci è stato chiesto di prorogarla e mantenerla”.

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