Pensioni 2019: Quota 100, Opzione donna e divario di genere

Le ultime novità sulle pensioni anticipate con Quota 100 ed Opzione donna. I dati dell'Inps, i commenti di Damiano, Alboni, Gnecchi ed Armiliato.

Pensioni anticipate: escluse da Opzione donna le nate nel 1961

Alle 12.30 di ieri sono state presentate 57.982 domande per l’accesso a Quota 100, nuovo strumento per le pensioni anticipate, di cui 14.341 da donne e 43.641 da uomini. Lo scarto tra le due cifre risulta notevole. È dunque, evidente che Quota 100 non sia attraente per le donne, che continuano a preferire altri canali per poter andare in pensione anticipatamente.

Si tratta di un risultato annunciato da tempo. “Quota 100 da sola, per come è stata concepita, discrimina perché va ad esclusivo vantaggio di chi ha lunghe contribuzioni, ossia lavoratori dipendenti stabili della grande impresa, prevalentemente del Nord. Quota 100 discrimina le donne ed i disoccupati, i lavoratori edili, che non hanno contributi continuativi e gli stagionali”, ha chiarito il dirigente del Partito Democratico Cesare Damiano, nel corso dell’evento di Piazza Grande Lavoro: “Lavoro, pensioni, futuro”.

“I 38 anni di contributi in Quota 100 sono discriminanti nel welfare al femminile (per le esodate poi …. drammatico perché rispetto a tutte le altre mancano almeno minimi 7 anni di contribuzione : l’Esodo è pagato in maniera esponenziale dalle DONNE)”, ha puntualizzato Elide Alboni, amministratrice del Comitato Esodati Licenziati e Cessati.

Il punto di Maria Luisa Gnecchi 

Maria Luisa Gnecchi, membro del Centro Studi Previdenza di Lavoro & Welfare, già capogruppo Pd alla Commissione lavoro della Camera, all’evento di Piazza Grande Lavoro: “Lavoro, pensioni, futuro”, ha sottolineato che “le donne sono in credito” sia per quanto riguarda le pensioni che il lavoro. “Dall’insediamento di questo Governo abbiamo visto che le donne continueranno a  rimanere in credito, tanto che Quota 100 non è lo smantellamento della “manovra” Fornero, non è il ritorno alla valorizzazione dei lavori di cura, dei lavori della donne, delle condizioni nelle quali le donne sono fortemente impegnate, anzi, ci fanno rimpiangere il lavoro fatto con l’Ape sociale”, ha osservato l’esponente del Pd.

“Dovremmo fare in modo che si riparta dai lavori e che vengano riconosciuti tutti i lavori: i lavori retribuiti ed i lavori non retribuiti”, ha precisato Gnecchi, sottolineando che “ci sono tanti lavori che non vengono assolutamente riconosciuti”. “Quante donne hanno scelto di dedicarsi alla famiglia o svolgono lavori anche al di sotto di quella che poteva essere la propria aspirazione proprio per questo?”, ha aggiunto.

“Siamo convinti che le pari opportunità debbano partire dalla culla e non dall’età della pensione di vecchiaia e quando ci sarà realmente una pari responsabilità tra uomini e donne potrà esserci anche una parità in termini di età o di non riconoscimento dei lavori di cura ed andare tutti in pensione alla stessa età”, ha precisato Gnecchi.

Opzione donna: gli impegni del CODS

Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social, ha evidenziato “ai membri componenti le commissioni ed ai loro Presidenti, affinché si potessero emendare, alcune criticità/iniquitá/storture dell’’art. 16 (opzione donna) del DL 4/2019”, attualmente in fase di conversione in legge. Le richieste nel dettaglio riguardano: “La possibilità di cumulare gratuitamente i contributi versati nelle diverse casse previdenziali al fine di poter raggiungere i 35 anni di versamenti richiesti per accedere; la possibilità di accedere all’anticipo del Tfs anche per chi sceglie questa misura con le stesse modalità riservate a tutti gli altri lavoratori che scelgono altre possibilità di pensionamento; la possibilità di riscattare il periodo di studi (laurea) senza limiti di età; la possibilità di riscatto come sopra , ma con l’applicazione per il conteggio dei costi da sostenere afferenti al sistema contributivo (e non già retributivo come oggi avviene) e la possibilità di estendere la proroga della misura alle nate entro l’anno 1961 in virtù dell’innalzamento, rispetto alla legge pregressa, del parametro dell’età anagrafica necessaria per poter accedere”.

“Sono state inviate e-mail agli indirizzi istituzionali e messaggi alle diverse caselle private ma, NESSUNO dei membri della maggioranza ha riscontrato i nostri appelli (i messaggi sono stati tutti regolarmente recapitati). Mi limito solo a dire che, evidentemente, i problemi DELLE DONNE A QUESTO ESECUTIVO, NON INTERESSANO. Appena il DL sarà convertito in legge definitivamente, ricominceremo le nostre battaglie di equità partendo ANCHE partendo da questi argomenti, da queste palesi ingiustizie che continuano a creare diseguaglianza fra UGUALI“, ha puntualizzato Armiliato.

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