I segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil, rispettivamente, Roberto Ghiselli, Ignazio Ganga Domenico Proietti, in una lettera inviata al ministro del lavoro, Luigi Di Maio ed al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, hanno chiesto un incontro urgente per risolvere la questione dell’anzianità contributiva dei lavoratori con contratto part-time verticale.
Gli esponenti sindacali hanno messo in evidenza che I lavoratori con contratto di lavoro part-time verticale vengono pesantemente penalizzati sotto il profilo pensionistico dalla normativa applicabile nel nostro sistema previdenziale dal momento che i periodi di sospensione dell’attività non sono considerati utili per il raggiungimento del diritto alla pensione.
Pensioni e part time ciclico
Il part time verticale è un rapporto lavorativo in cui la prestazione è svolta a tempo pieno, ma per periodi predeterminati nella settimana, nel mese e nell’anno. “Come è noto, la Corte di Giustizia Europea con sentenza del 10 giugno 2010 ha affermato che la normativa italiana sul part-time ciclico viola l’art. 1 della direttiva 97/81 e penalizza i lavoratori titolari di tale rapporto di lavoro che rappresenta spesso l’unica forma di occupazione offerta”, viene ricordato nella lettera.
Richiamando diversi pronunciamenti della Corte di Cassazione, come la sentenza n. 23948 del 24 novembre 2015, i tre sindacalisti sottolineano come la giustizia abbia “affermato che tali lavoratori non possono vedersi esclusi ai fini della maturazione del diritto a pensione i periodi di non lavoro nell’ambito del programma negoziale lavorativo concordato con il datore di lavoro”.
I sindacati sollecitano un incontro
“Anche se la norma italiana ostacola la piena applicazione del principio sancito dalla Corte di Giustizia Europea , riteniamo comunque non sia necessario alcuna modifica all’art. 7, comma 1 l n. 638 del 1983 considerando il principio della supremazia della normativa europea rispetto a quella nazionale”, hanno spiegato i segretari confederali. Cgil Cisl e Uil chiedono, dunque, un incontro urgente per risolvere in tempi rapidi il problema onde evitare che i lavoratori siano “obbligati, come oggi avviene, ad attivare un costoso contenzioso giudiziario che li vede costantemente vittoriosi, provocando costi considerevoli sul bilancio dell’Inps”.