Nuovo decreto immigrazione: il Cdm vara il provvedimento. Tutte le novità

Nella giornata di ieri Il Cdm, riunito in via del tutto eccezionale a Cutro, ha varato il nuovo decreto immigrazione. Scopriamo tutte le novità!

Il Cdm a Cutro vara il nuovo decreto immigrazione. Tutte le novità

Nella giornata di ieri giovedì 9 marzo 2023, in via del tutto eccezionale, Il Cdm si riunito a Cutro, ed ha varato il nuovo decreto immigrazione. Il documento contiene la stretta sugli scafisti promessa dall’esecutivo e nuove norme sull’immigrazione. La riunione è iniziata nel primo pomeriggio a Cutro, dove è avvenuto il naufragio del barcone di migranti del 26 febbraio che ha provocato 72 morti accertate. Durante la conferenza stampa organizzata da Palazzo Chigi nel cortile del municipio la premier Meloni e i ministri Nordio, Piantedosi, Lollobrigida, Tajani e Salvini hanno presentato i dettagli del documento.

Le dichiarazioni di intenti della premier Meloni sul decreto immigrazione!

La premier ha voluto sottolineare l’importanza del Cdm a Cutro, il forte valore simbolico dopo la gravissima tragedia: “Questo Consiglio dei ministri lo abbiamo voluto celebrare qui a Cutro, e ringrazio le autorità e i cittadini per l’accoglienza, perché all’indomani della tragedia del 26 febbraio volevamo dare un segnale allo steso tempo simbolico e concreto. Simbolico perché è la prima volta che un Consiglio si svolge su un luogo dove si è consumata una tragedia legata al tema migratorio e la presenza dell’intero Consiglio è un modo per ribadire quanto questo governo sia attento e concentrato su questo dossier. Ma il nostro compito è anche cercare soluzioni ai problemi. Come ho già detto, penso che il modo migliore per onorare queste vittime sia fare quello che si può affinché queste tragedie non si ripetano”, ha spiegato la premier Giorgia Meloni all’inizio della conferenza stampa.

Abbiamo licenziato un decreto legge che affronta questa materia e lo abbiamo fatto per ribadire che siamo determinati a sconfiggere la tratta di esseri umani responsabile di quanto accaduto. E la nostra risposta è un politica di maggiore fermezza sul tema…Non intendiamo replicare l’approccio di quanti negli anni hanno lasciato che i trafficanti di morte agissero indisturbati”, ha detto ancora la premier difendendo anche l’operato del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Chi si è scagliato contro il ministro Piantedosi, che ha specificato che il governo non poteva fare di più per salvare queste persone e che ringrazio, non spende una parola contro trafficanti che si sono fatti pagare fino a 9mila euro per mettere queste persone su una barca che alla prima difficoltà è andata in mille pezzi. E hanno lasciato che una di questa persone fosse abbandonata con le mani legate al timone della barca. Questa gente io la voglio combattere, sconfiggere, e credo che questa sia la politica più seria che si possa fare. Per questo abbiamo varato un decreto la cui norma principale riguarda proprio le pene e i reati legati alla tratta di esseri umani“, ha spiegato la premier Meloni.

Aumento delle pene ed introduzione di un nuovo reato!

Ed ha sottolineato con vigore: “È previsto un aumento delle pene e l’introduzione di una nuova fattispecie di reato relativa alla morte o lesioni gravi in conseguenza di traffico di clandestini con una pena che arriva fino a 30 anni di reclusione. Il reato verrà perseguito dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali. Per noi chi si rende responsabile di morte o lesioni mentre organizza la tratta è perseguibile con un reato che consideriamo universale. Questo significa colpire anche i trafficanti che ci sono dietro e tutto questo cambia completamente l’approccio del governo italiano: siamo abituati a un’Italia che cerca i migranti attraverso tutto il mediterraneo. Quello che vogliamo fare noi invece è cercare gli scafisti in tutto il globo”.

Ha detto ancora la premier: “Ripristiniamo i decreti flussi, che consentono l’ingresso per lavorare a immigrati regolari e sono stati azzerati perché tutte le quote disponibili erano coperte da chi entrava illegalmente. Vengono ripristinati con criteri, quote e viene fatto a livello triennale. Prevede corsie preferenziali per gli stranieri che in patria hanno fatto corsi di formazione riconosciuti dal governo italiano per avere manodopera qualificata e per garantire una vita dignitosa. A chi entra in Italia devi dare le stesse possibilità di chi vive qui. Immaginiamo quote riservate ai lavoratori che arrivano da Paesi che collaborano con l’Italia nella lotta ai trafficanti e che informano i cittadini della pericolosità di mettersi nelle loro mani. Noi vogliamo che sappiano quali sono i rischi che corrono, per questo faremo anche una campagna fuori dall’Italia”.

Inasprimento delle pene contro gli scafisti!

In particolare, le nuove norme in materia di immigrazione illegale prevedono un inasprimento delle pene contro gli scafisti con una nuova fattispecie di reato “che punisce con una reclusione da 20 a 30 anni quando come conseguenza non voluta da parte degli scafisti c’è la morte o la lesione grave o gravissima di più persone. Se la conseguenza fosse voluta”, ha precisato il ministro della Giustizia Nordio, “avremmo a che fare con il reato di omicidio aggravato”.

Verso un allagargamento della giurisdizione dello Stato!

Il Guardasigilli ha poi parlato di “un allargamento della giurisdizione penale dello Stato italiano. Se la condotta è diretta a procurare un ingresso illegale in Italia, il reato è punito anche quando la morte (o la lesione gravissima) si verifica al di fuori del territorio. Quando l’imbarcazione è diretta verso il territorio nazionale, anche se il disastro si verifica in acque extranazionali, la giurisdizione penale italiana viene affermata, secondo quanto espresso dalla Presidente Meloni”.

Le nuove norme approvate prevedono poi “una rivisitazione dell’attuale sistema delle espulsioni”, in modo da rendere le procedure meno complicate, “naturalmente mantenendo tutte le garanzie”, ha precisato il ministro Piantedosi, dal suo canto. “Saranno abbreviati i termini”, ha spiegato poi il titolare del Viminale, “che oggi, ad esempio, dopo l’espulsione comminata dall’autorità giudiziaria prevedono il provvedimento amministrativo da parte del questore e poi la pronuncia del giudice“.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MyMagazine.news

Informazioni sull'autore