Nuove regole per la rivalutazione delle pensioni: le precisazioni dell’Inps

Le ultime novità sulla rivalutazione delle pensioni. le precisazioni dell'Inps e l'analisi di Giuseppe Pennisi.

Pensioni anticipate 2018: le ultime novità dall'Inps

L’Inps ha fornito chiarimenti sull’applicazione della rivalutazione delle pensioni,“perequazione”, dal 1° gennaio 2019. L’Ente previdenziale ha chiarito che alle pensioni in pagamento nel prossimo mese di gennaio non è stato possibile applicare la normativa sul sistema di rivalutazione delle pensioni introdotto dalla Legge di stabilità 2019. Infatti, per assicurare sin dalla mensilità di gennaio 2019 il pagamento dell’importo di pensione rivalutato, come avviene ogni anno, l’Inps ha provveduto ad elaborare gli importi delle pensioni “rinnovate” entro il mese di novembre 2018, applicando la legislazione a quel momento vigente (L. 388 del 2000).

I criteri di calcolo adottati nel rinnovo delle pensioni e delle prestazioni assistenziali sono stati illustrati  dall’Istituto con la circolare n. 122 del 27 dicembre 2018. Con successiva circolare, dopo la pubblicazione della Legge di bilancio per il 2019 in Gazzetta Ufficiale, s’illustreranno le modifiche apportate dalla nuova normativa e si descriveranno le relative modalità di attuazione e i tempi per i conguagli.

L’analisi di Giuseppe Pennisi

Le nuove regole per le rivalutazione delle pensioni volute dal Governo sono state oggetto di un’analisi di Giuseppe Pennisi, docente ed esperto di economia su “le formiche.net”. “Dal 1° gennaio sarebbe dovuto tornare in vigore il meccanismo classico (ribadito anche dalla legge n.388/2000), articolato su tre fasce: il 100 per cento del tasso di inflazione per gli importi compresi fino a tre volte il minimo: il 90 per cento per quelli compresi da tre a cinque volte ed il 75 per cento oltre quella soglia. La legge di bilancio, invece, ha rinviato per un triennio il ripristino di tale sistema e ne ha disposto un altro articolato su sette fasce, di cui solo la prima, fino a 1.522 euro mensili lordi (1.250 netti), è rivalutata al 100 per cento”.

Un vero e proprio marchingegno che colpisce le pensioni medio- basse (una platea molto numerosa) al sono fine di fare cassa per elargire sovvenzioni e condoni ad elettori ed anche a congiunti di chi è al governo. Alberto Brambilla, che non è certo ostile al governo in carica, ha dichiarato, spiegando bene – e con dovizia di dati – i motivi di tale giudizio: “Il governo del cambiamento ha proposto una delle peggiori e bizantine indicizzazioni in termini di equità”. Dato che i medesimi pensionati hanno subito un “raffreddamento” per 8 degli ultimi 11 anni, la perdita di potere d’acquisto è molto forte. Calcoli dettagliati sono stati effettuati dall’Associazione Leonida (i cui soci stanno predisponendo circa 100mila ricorsi contro le misure incluse nella legge di bilancio): in breve, chi ha un trattamento lordo di 4500 euro al mese ne perde 800 l’anno di potere d’acquisto per effetto del nuovo ‘raffreddamento’ cumulato al precedente. La cifra è destinata ad aumentare se riparte l’inflazione”, ha affermato.

Il mancato confronto con i sindacati

Pennisi ha messo in evidenza l’assoluta mancanza di confronto con i sindacati nell’operato del Governo. “Nell’approntare le misure nell’ultima legge di Bilancio, le parti sociali non sono state né convocate né tanto meno ascoltate. Un errore di metodo. 22 milioni di pensionati hanno alzato le barricate e faranno sentire la loro voce dalle urne delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo”, ha osservato.

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