Esodati non salvaguardati: perchè la soluzione non è Quota 100

Le pensioni anticipate con Quota 100 non sono la soluzione adatta a tutelare gli esodati non salvaguardati. Occorre la nona salvaguardia. L'analisi di Luigi Metassi.

Esodati: l'accorata lettera al Governo per la nona salvaguardia

Luigi Metassi, amministratore del Comitato “Esodati Licenziati e Cessati”, in un post sul blog “Il Volo della Fenice,” ha precisato che le soluzioni che sembrerebbe voler adottare il Governo per chiudere la questione esodati, diverse dalla sanatoria delle disuguaglianze sui requisiti dell’ottava salvaguardia, non sono ricevibili. “Gli esodati necessitano di un provvedimento di equità laddove, con le precedenti salvaguardie, lo Stato l’ha consapevolmente disattesa, privilegiando una categoria di lavoratori a dispetto di tutte le altre. Una scelta difforme dal dettato costituzionale che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini; cosa che nei confronti degli esodati, tra lavoratori con identici requisiti, si è tradotta in un discrimine che arriva a superare anche i cinque anni in termini utili al diritto”, ha precisato Metassi.

L’amministratore del Comitato “Esodati Licenziati e Cessati” ha chiarito:”Gli esodati hanno bisogno di essere tutelati, non di pelose alchimie legislative, imposte con il piglio di chi rifugge dai confronti trincerandosi dietro a scelte d’imperio”. La possibilità di voler far confluire in qualche modo gli esodati non salvaguardati nella platea di Quota 100 o di altre misure per l’anticipo pensionistico, versando un contributo fisso, a Metassi appare una soluzione “irrazionale, irricevibile”.

“In base alle leggi al tempo vigenti e nel momento in cui si trovano ormai in fase previgente il pensionamento, questi lavoratori furono dimessi (spontaneamente ma anche no), ed ora, dopo più di sette anni di vacanza reddituale, gli si chiede di versare altri contributi per riavere quanto gli è stato sottratto. Questo Governo ha la consapevolezza che molti di questi lavoratori, in particolare i monoreddito, ma non solo (si pensi anche solo a chi era gravato dalle rate di un mutuo), non hanno più un risparmio, hanno smesso di curarsi e sopravvivono grazie agli aiuti della Caritas?”, ha osservato l’ideatore del blog “Il volo della Fenice”.

Requisiti proibitivi

Simili soluzioni sarebbero una condanna all’indigenza perpetua nei confronti delle carriere discontinue, nel cui ambito si collocano in particolare le donne  Gran parte delle donne esodate hanno 28, 29, 30 anni di contributi e chi tra loro sarebbe andata in pensione di vecchiaia, si è vista allontanare il requisito di molti anni grazie all’aggravio congiunto delle aspettative di vita e degli adeguamenti di genere. Quanti contributi dovrebbero versare costoro per raggiungere Quota 100? Non è certo un caso se , proprio i primi dati sull’affluenza delle domande di accesso a Quota 100 testimoniano la scarsa adesione del mondo femminile”, ha sottolineato Metassi.

Soluzioni specifiche per la questione esodati

Nel decreto in approvazione non c’è nulla per gli esodati e se davvero si sta lavorando a rabberciare soluzioni sulla stessa falsariga si potrà forse arrivare a sbandierare impudicamente un ennesimo “FATTO!” di fronte all’opinione pubblica, ma non certo a cancellare i danno”, ha puntualizzato Metassi, il quale ha poi sottolineato: “Il Comitato “Esodati Licenziati e Cessati ribadisce la propria estraneità e distanza da iniziative ed accordi non conformi alla rivendicazione della specificità della questione esodati ed alla piena restituzione, in forma e sostanza, del beneficio sottratto ai lavoratori esodati  in conseguenza degli effetti retroattivi  di una legge dello stato in aperto contrasto con l’articolo 38 della costituzione e le relative sentenze costituzionali”.

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