Carceri, continua l’emergenza sanitaria negli istituti penitenziari

Tanti sono i problemi, che interessano le carceri italiane. In particolare preoccupa la grave emergenza sanitaria, che coinvolge tanti istituti penitenziari.

Carceri

Il Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Luca Muglia, in questi giorni ha ricevuto svariate segnalazioni di una serie di emergenze in materia di sanità penitenziaria che necessitano di interventi urgenti. In particolare negli istituti penitenziari presenti in Calabria si stanno verificando svariati eventi critici riconducibili alla situazione della sanità penitenziaria. Il rafforzamento dell’area sanitaria e SAI della Casa circondariale di Catanzaro, nonché dei reparti di osservazione psichiatrica e ATSM, non è stato accompagnato da azioni altrettanto concrete ed efficaci negli altri territori, in particolare in merito al servizio di psichiatria di cui allo stato dispongono solo pochi istituti penitenziari.

Murgia ha evidenziato che “la contestuale carenza di medici specialisti e di polizia penitenziaria genera due fenomeni allarmanti. Da un lato, il corpo di polizia penitenziaria si trova a fronteggiare urgenze medico-sanitarie o crisi di natura psichica, svolgendo compiti e mansioni che non gli appartengono. Dall’altro, i medici penitenziari si trovano ad esercitare le loro funzioni senza che vengano assicurate le condizioni minime di sicurezza, mettendo a rischio l’incolumità personale…I nodi irrisolti sopra citati finiscono per aggravare la condizione dei detenuti e contribuiscono all’incremento esponenziale di atti di autolesionismo e tentativi di suicidio che, non a caso, nella nostra regione si sono moltiplicati a dismisura”.

Cambiare il passo per evitare il collasso del sistema sotto il profilo del diritto alla cura delle persone detenute

Ha così proseguito Murgia: “E’ indubbio che il lavoro avviato dal nuovo dirigente del Dipartimento di tutela della salute, Francesco Lucia, risulta importante. L’Osservatorio permanente e il Tavolo sulla sanità penitenziaria, presieduti dallo stesso, hanno messo in campo un progetto di rimodulazione complessiva della medicina penitenziaria che produrrà certamente buoni frutti…Occorre cambiare passo, in caso contrario il sistema rischia seriamente di implodere con gravi conseguenze sotto il profilo del diritto alla cura delle persone detenute”.

Unità dotate di autonomia, multifunzionali e multiprofessionali

Le criticità delle carceri italiane sono tante tra sovraffollamento, mancanza di personale, ed emergenza sanitaria. Come abbiamo accennato molteplici sono le ripercussioni psicologiche sui detenuti, come si evince dai dati su suicidi, uso di stupefacenti, violenza. Proprio per ovviare a questi difficoltà ed arginare tale problemi nasce la proposta di un nuovo modello organizzativo da parte della Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria. Per quanto riguarda la salute mentale, secondo dati recenti, sono significative le percentuali di coloro che nelle carceri italiane assumono sedativi, ipnotici o stabilizzanti dell’umore, a cui si aggiunge il tema della tossicodipendenza.

In Campania, il problema del sovraffollamento e la realtà della tossicodipendenza rappresentano emergenze ancora più gravi rispetto al resto del Paese. Per questo SIMSPe propone Unità Operative aziendali di Sanità Penitenziaria, dotate di autonomia organizzativa e gestionale, multifunzionali e multiprofessionali e accoglie con favore l’ipotesi di una cabina di regia interministeriale composta da tecnici indicati dal Ministero della salute e dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

Assicurare l’assistenza sanitaria nei confronti dei detenuti

Per una sanità penitenziaria efficiente servono Unità Operative aziendali multifunzionali e multiprofessionali cui siano assegnati tutti i professionisti che abbiano il compito di assistenza nei confronti delle persone private della libertà, dai minori agli adulti, dalle dipendenze alla salute mentale, dall’infettivologia alla medicina legale, dall’odontoiatria all’igiene pubblica, in modo che lavorino in sinergia tra loro e riescano a dare risposte univoche ai bisogni complessi delle persone e alle necessità dell’Autorità Giudiziaria e dell’Amministrazione Penitenziaria.

A rischio la tenuta del sistema penitenziario

Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gennaro Saiello ha presentato, dal suo canto, qualche mese fa un’interrogazione alla giunta regionale M5S, sul tema della carenza di personale sanitario nelle carceri campane, e sulla salute dei detenuti a rischio, ribadendo che la carenza di personale di Polizia Penitenziaria e personale sanitario sta mettendo a rischio la tenuta del sistema penitenziario. La carenza di locali idonei alle attività terapeutiche e l’esiguità del personale socio-sanitario rendono del tutto inadeguata l’assistenza sanitaria.

Una illegittima soppressione del diritto alla salute nelle carceri italiane

Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale ha la necessità di figure che garantiscano la salute mentale attraverso attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento di coloro che presentano un disagio mentale o una malattia psichica. Saiello, dal suo canto, ha chiesto alla giunta di intervenire con urgenza per garantire ai detenuti l’indispensabile supporto terapeutico, psicologico e psichiatrico.

Stessa situazione nelle carceri del Lazio, con gli organici dei medici in calo, un’assistenza specialistica dentro e fuori il carcere non continuativa. Tanti sono i detenuti costretti a rinviare esami, interventi più o meno invadenti, persino semplici cure odontoiatriche, e questo al netto dell’assistenza per i tossicodipendenti e per le patologie psichiche. Una situazione non più tollerabile, che rappresenta una compressione al diritto costituzionale alla salute che deve essere garantito anche all’interno delle carceri.

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