Nuove aggressioni ai danni del personale di polizia penitenziaria si sono verificate nelle carceri italiane. Nel carcere di Turi, nella città metropolitana di Bari, il personale di polizia penitenziaria ha comunicato ad un detenuto la fine del tempo previsto per il colloquio con i parenti. L’uomo, in seguito all’invito a tornare in cella, ha aggredito un agente. In soccorso del collega è intervenuto un ispettore. ma anch’egli è stato aggredito da altri due detenuti. Ancora non è chiaro se il personale di polizia è stato aggredito con schiaffi e pugni o con un corpo contundente.
Le ultime news dal mondo delle carceri, le aggressioni a Sulmona e le parole del segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Di Giacomo.
Quello avvenuto a Turi non è l’unico episodio di violenza avvenuto nelle carceri italiane negli ultimi giorni. Nel penitenziario di Sulmona durante un consueto giro di controllo nella sezione speciale, quella dove sono reclusi i detenuti più pericolosi, un detenuto ha lanciato contro un agente di polizia penitenziaria dell’olio bollente.
Sono rimasti feriti anche altri due agenti, intervenuti in difesa del collega, ma in modo meno grave: il primo agente è stato operato d’urgenza nel reparto chirurgia dell’ospedale di Sulmona (e, per fortuna, i medici hanno garantito che non rimarranno segni dell’olio bollente sul viso e sul corpo, mentre gli altri due poliziotti sono stati medicati al pronto soccorso.
A commentare l’avvenuto è Aldo Di Giacomo, il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria. Di Giacomo ribadisce che è inaccettabile assistere a queste continue scene di violenza ai danni del personale di polizia penitenziaria senza far nulla.
Si scaglia, poi, contro le politiche attuate dall’ex ministro della giustizia Andrea Orlando e chiede l’abolizione del sistema di vigilanza dinamica. Di Giacomo si rivolge, poi, al ministro della giustizia Alfonso Bonafede, a cui chiede “Interventi urgenti e straordinari tesi a fermare la mattanza che quotidianamente vede vittime gli agenti di Polizia penitenziaria, che svolgono il proprio dovere al servizio dello Stato in strutture che ormai non garantiscono più alcuna sicurezza”.