Taglio alle pensioni d’oro e contributo di solidarietà. Il Governo farà retromarcia?

Le ultime novità sul taglio alle pensioni d'oro e sul contributo di solidarietà commentate da Giuseppe Pennisi.

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Carente di interventi sulla previdenza, il testo della Legge di Bilancio 2019 approvato dalla Camera dei deputati, potrebbe subire profonde modifiche nel passaggio al Senato. Il Vice Premier Luigi Di Maio ha annunciato che verrà introdotto il taglio delle  cosiddette “pensioni d’oro”, con decurtazioni fino al 40%. L’economista Giuseppe Pennisi, consigliere del Cnel, ritiene che tali annunci si stiano “dimostrando un boomerang sia dal punto di vista dei voti sia dal punto del diritto”.

“Subito dopo l’annuncio di Di Maio, al termine di uno dei tanti vertici a Palazzo Chigi, di aver ottenuto un forte taglio delle pensioni d’oro, le Federazioni aderenti a Cida e con Confedir, Assdiplar, diplomatici in pensione Sndmae, Forum dei pensionati e associazione nazionale dei magistrati e degli avvocati dello Stato in pensione, hanno organizzato per venerdì 14 dicembre un’assemblea al Teatro Nuovo a Piazza San Babila a Milano. Si tratta di associazioni con 640mila iscritti (ma che possono spostare due-tre milioni di voti). È un chiaro avvertimento alla Lega il cui leader ha sottolineato che il contratto di governo prevede ben altro di quanto vagheggiato da Di Maio. È difficile che la Lega possa restare insensibile alla sua base elettorale. Dato che i pensionati influenzano i loro più giovani colleghi in servizio pare rischiosa una misura che può accentuare l’irritazione dei corpi dello Stato e della magistratura”, ha affermato Pennisi su le formiche .net.

Perdita di voti ma anche problemi d’incostituzionalità

“In Italia, ed in tutti i Paesi Ocse, le pensioni dei lavoratori sono finanziate in primo luogo dai contributi previdenziali dei lavoratori stessi e dei datori di lavoro pubblici e privati, con trattenute sulle retribuzioni durante il periodo di lavoro (quindi la definizione di retribuzione differita). La pensione legittimamente maturata dal lavoratore costituisce un diritto soggettivo costituzionalmente garantito, I trattamenti sociali sono sostenuti prevalentemente da trasferimenti dello Stato ad istituto di assistenza sociale. Attribuire ai pensionati una funzione di surroga in materia di assistenza non è concepibile in nessun Paese Ocse“, ha sottolineato Pennisi.

“In punto di diritto il taglio non solo appare incostituzionale e contrario ai principi giuridici di base ma suona come un’ammissione da parte del vice presidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico che il Paese è sull’orlo dell’insolvenza”, ha aggiunto.

Il contributo di solidarietà deve essere una misura “una tantum”

Per quanto riguarda il contributo di solidarietà Pennisi ha ricordato che la Corte Costituzionale ha ammesso la legittimità del contributo per gli anni 2014-2016 , stabilendo, però, che la legge deve assicurare precise condizioni “atte a configurare l’intervento ablativo come sicuramente ragionevole, non imprevedibile e sostenibile” perché possa superare lo scrutinio “stretto” di costituzionalità a fronte di una deroga al principio di affidamento in ordine al mantenimento del trattamento pensionistico maturato.

“Il contributo di solidarietà deve essere utilizzato come “misura “una tantum”, mentre torna ad essere oggetto di previsione legislativa negli stessi termini. Il prelievo disposto degli anni 2014-2016 è stato ritenuto costituzionalmente legittimo “in quanto misura contingente, straordinaria e temporalmente circoscritta”. Il prelievo deve essere sostenibile, incidere sulle pensioni più elevate, le aliquote non devono essere eccessive e l’operazione deve rispettare “il principio di proporzionalità” . L’intervento deve operare all’interno del complessivo sistema di previdenza ed essere imposto dalla “crisi contingente e grave” del predetto sistema. Contraddice apertamente quindi la “quota 100″ che comporta maggiori spese a carico del sistema previdenziale“, ha osservato l’economista.

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