Riforma pensioni: si va verso il rinvio di Quota 41 nel 2020!

Rinviata al 2020 la discussione sull’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi. Costi troppo alti per includerla gia in questa manovra.

Riforma pensioni: verso il rinvio di Quota 41 nel 2020

Secondo quanto riportato dal quotidiano  Repubblica, dopo un incontro avuto con una delegazione di lavoratori precoci, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, si sarebbe convinto che è opportuno una riforma delle pensioni che abbia come obiettivo finale quello della Quota 41.

Ma nella Nota di aggiornamento del Def non viene fatto nessun riferimento alla possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Dunque, sarà rinviata al 2020 la discussione sulla quota 41. Costi troppo alti per includerla gia in questa manovra.

In pratica, i precoci dovranno attendere di avere compiuto almeno 62 anni. Secondo quanto riportato da il sito del Secolo d’Italia: “si profila però l’ipotesi che la riforma delle pensioni possa avvenire in due tranche. La prima verrebbe avviata nel 2019 con la Quota 100, mentre la seconda scatterebbe l’anno successivo con la Quota 41″.

Ecco cosa si legge nella Nota di aggiornamento del Def sulla riforma delle pensioni.

Sulla riforma delle pensioni nella nota di aggiornamento inviata al Parlamento si legge: “È necessaria una riforma del sistema pensionistico allo scopo di promuovere il rinnovo delle competenze professionali necessarie a supportare il processo di innovazione. L’attuale regime, infatti, pur garantendo nel lungo periodo la stabilità finanziaria del sistema previdenziale, nel breve e medio periodo impedisce alle imprese il fisiologico turnover delle risorse umane impiegate.”.

“Per consentire al mercato del lavoro di stare al passo con i progressi tecnologici – prosegue il documento – è oggi necessario accelerare e non ritardare questo processo e dare spazio alle nuove generazioni interrompendo il paradosso per il quale giovani, anche con elevata istruzione, rimangono fuori dal mondo produttivo mentre le generazioni più anziane non possono uscirne”.

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