Riforma pensioni, Brambilla: si a quota 100 con 62 e no ad aumento pensione minima a 780 euro

Alberto Brambilla, contrario alla pensione di cittadinanza proposta dal M5S e favorevole all'introduzione di quota 100 con 62 anni e 38 anni di contributi.

Riforma pensioni, Brambilla: si a quota 100 con 62 e no ad aumento pensione minima a 780 euro

L’esperto previdenziale vicino alla Lega, Alberto Brambilla è contrario alla pensione di cittadinanza proposta dal M5S e favorevole all’introduzione di quota 100 con 62 anni e 38 anni di contributi. Con la pensione di cittadinanza, come annunciato dal viceministro all’economia Laura Castelli dovrebbe partire dal 1 gennaio 2019, le pensioni minime saranno portate a 780 euro.

Manovra, Brambilla: favorevole a introduzione quota 100 con 62 anni e contrario alla pensione di cittadinanza proposta dal M5S.

Il Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha bocciato la proposta del M5S e promosso la proposta fatta da Matteo Salvini relativa all’introduzione di Quota 100 con 62 anni.

«Questa sì una proposta gestibile, perché quota 100 si potrebbe in futuro sempre alzare in funzione della speranza di vita, mentre se si introducesse la pensione minima di 780 euro, sarebbe difficile rimediare i guasti che ne deriverebbero» ha detto l’esperto previdenziale.

Secondo Alberto Brambilla, la pensione di cittadinanza «costerebbe troppo, sarebbe pagata dalle giovani generazioni e spaccherebbe lo Stato sociale». Alberto Brambilla, ha spiegato che si sta lavorando sul fronte fondi di solidarietà e esubero che potrebbero dare una mano a tutto il sistema. E’ proprio con queste risorse che potrebbe essere finanziato l’aumento della platea pensionabile.

Ovviamente – ha aggiunto Brambilla – la platea aumenta e conseguentemente è probabile quel completamento, che peraltro è nel programma della Lega ed era anche nel programma del Centrodestra cioè quello di far operare i fondi di solidarietà e fondi esubero, sul modello di quanto già accade con grande successo il settore del credito e delle assicurazioni, possa essere un complemento alla riforma in modo tale da consentire quella flessibilità che si voleva reintrodurre.

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