Riforma pensioni: abolizione ape social e ripristino opzione donna!

La riforma delle Pensioni del nuovo esecutivo per superare la Legge Fornero prevede stop Ape Sociale, l’introduzione Quota 100, 41 e Opzione Donna.

Riforma pensioni: abolizione ape social e ripristino opzione donna

Obiettivo della riforma delle Pensioni del nuovo esecutivo Lega-M5S per superare la Legge Fornero prevede l’abolizione dell’Ape Sociale, l’introduzione della Quota 100, quota 41 e il ripristino dell’Opzione Donna. L’obiettivo della riforma è di reintrodurre maggiori elementi di flessibilità nel sistema previdenziale, in quanto la legge Fornero aveva abolito il vecchio sistema delle quote.

L’introduzione della “Quota 100” dovrebbe decretare lo stop all’APe Social, penalizzando quelle categorie che attualmente possono beneficiare dell’anticipo pensionistico. La “Quota 100” prevede l’uscita dal mondo del lavoro quando la somma fra età anagrafica e contributi annui versati al fisco raggiunge il valore 100, con un limite minimo a 64 anni e 36 di contributi.

Il governo guidato da Giuseppe Conte, inoltre, sta studiando la possibilità di garantire a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. La cosiddetta quota 41 che oggi è riservata ai lavoratori precoci.

Le penalizzazioni relative all’abolizione dell’APE sociale e la proroga di opzione donna.

Tra i più penalizzati dall’abolizione Ape Sociale ci sarebbero i lavoratori impiegati in attività gravose, che oggi possono lasciare in lavoro e andare in pensione a 63 anni con Quota 99 (63 più 36 di contributi). Anche i lavoratori che hanno diversi anni di Cassa Integrazione, verrebbero penalizzarti con la nuova riforma delle pensioni, perché verrebbero esclusi alcuni anni di contributi figurativi. Secondo le regole sulla CIG, non possono essere conteggiati più di due anni di contributi figurativi.

Dunque, una eventuale sostituzione con la Quota 100 non riuscirebbe a tutelare le stesse situazioni dell’Ape Social, soprattutto nel caso in cui fosse previsto un vincolo anagrafico a 64 anni. Secondo l’esperto previdenziale, della società di ricerca Tabula, il mancato rinnovo dell’APE sociale rischia di impedire il pensionamento dai 63 anni a chi ha un’anzianità contributiva inferiore a 41 anni, con la conseguenza di spostare l’età di quiescenza a 67 anni.

Secondo alcune indiscrezioni diffuse dal Sole 24 Ore, il Governo sarebbe intenzionato ad approvare i provvedimenti secondo dei passaggi modulari all’interno della prossima legge di bilancio. Quindi in essa si potrebbe trovare solo la quota 100 e la quota 41 rinviata successivamente. Infine, il ripristino dell’Opzione Donna consentirà alle donne di andare in pensione con 58 anni di età e 35 anni di contributi, accettando il calcolo della pensione con il metodo contributivo.

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