Rapporto Amnesty: il 2017 anno nero per i diritti umani!

Presentato a Roma il Rapporto 2017-2018 sulla situazione dei diritti umani del mondo di Amnesty International. Il Presidente ha fatto il punto...

Rapporto Amnesty: il 2017 anno nero per i diritti umani!

Presentato a Roma il Rapporto 2017-2018 sulla situazione dei diritti umani nel mondo di Amnesty International. Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana dell’organizzazione, ha fatto il punto della situazione. Questa descrive un anno nero per i diritti umani. Tra le tendenze domina l’odio, da quello verbale fino ai crimini contro l’umanità. Il 2017 è iniziato con il Muslim ban di Trump, una legge discriminatoria. Altro punto dolente quello della violazione delle usuali libertà civili: a cominciare dalla la Turchia, diventata un grande carcere a cielo aperto per giornalisti, intellettuali e altre categorie di persone, per continuare con l’Egitto, dove i difensori dei diritti umani sono spesso arrestati arbitrariamente, per finire con i crimini di guerra e contro l’umanità.

Sembra che la comunità internazionale abbia rinunciato alla lotta ai crimini contro l’umanità.

L’odio e la paura oggi dominano nella situazione mondiale. Sono ben pochi i governi che stanno dalla parte dei diritti umani. Al contrario, leader come al-Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump e Xi stanno calpestando i diritti di milioni di persone. È quanto denuncia  ancge Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. Per Amnesty, i leader mondiali abbandonano i diritti civili con gravi conseguenze. La debole risposta ai crimini contro l’umanità e ai crimini di guerra commessi in Myanmar, Iraq, Sud Sudan, Siria e Yemen sottolineano la mancanza di una leadership mondiale nel campo dei diritti umani, con grave discapito rispetto a di decenni di conquiste per le quali si era lottato duramente.

I movimenti delle donne per i diritti civili crescono in tutto il mondo.

Tra i segnali di regressione figurano il giro di vite in Francia e in Polonia nei confronti del diritto di manifestare. D’altra parte, tuttavia, sta crescendo un imponente contraltare:, il “Women’s day” promosso negli Stati Uniti e ripreso in altri Paesi dimostra la crescente influenza dei nuovi movimenti digitali come #MeToo e, in America Latina, “Ni Una Menos”, nella denuncia della violenza contro le donne e le bambine. L’indomito spirito delle donne alla guida di potenti movimenti per i diritti umani ci ricorda che il desiderio di eguaglianza, dignità e giustizia non verrà mai soppresso. Questi movimenti di protesta stanno crescendo ovunque nel mondo, e i governi vedono da essi messa alla prova la loro legittimità sul piano dei diritti umani.

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