Pensioni, le news su quota 41 e discriminazioni Over 30

Christian Mosi spiega come sia discriminante continuare a porre l'età come riferimento sia per le nuove assunzioni, sia per le pensioni.

Pensioni, le news ad oggi: quota 41 e discriminazioni Over 30

Si torna a parlare del problematico tema delle pensioni, ed il Presidente dell’Associazione Lavoro Over 30 Christian Mosi, come riporta la giornalista Erica Venditti dalle pagine del sito Pensionipertutti.it, lancia un appello al Governo per far capire com’è problematica la situazione degli Over 30 che ancora non lavorano: alle aziende, infatti, conviene assumere giovani under 30 in quanto in questo modo beneficiano della decontribuzione nei contratti e pagano molto meno, circa 1/5, sui contributi rispetto al caso in cui assumano un giovane adulto. Continuando a parlare di età, fa notare Mosi, è discriminante sia ai fini delle assunzioni che ai fini della pensione.

Discriminazioni Over 30 e quota 41, le parole di Christian Mosi.

Il vincolo dell’età va superato anche per quanto riguarda la quota 41: se si hanno 41 anni di contributi versati è giusto andare in pensione anche se non si hanno 62 anni come prevede la quota 100.

Christian Mosi spiega che: “I quarantunisti oggi chiederanno di poter accedere indipendentemente dall’età anagrafica alla pensione dopo 41 anni di lavoro. Chi ha versato 41 anni di contributi alle casse dell’Inps rischia di essere posto in standby perché troppo giovane , under 62, per accedere alla pensione anticipata con quota 100 ideata dal Governo giallo-verde, i secondi, i giovani, chiedono di eliminare le discriminazioni per età dall’ingresso del mondo del lavoro”.

Mosi fa notare come il costo di un lavoratore over 30 sia eccessivamente alto rispetto al costo di un lavoratore under 30: “A seguito delle decontribuzioni giovanili il costo per un imprenditore che intende assumere nella propria impresa un giovane adulto, over 30, specializzato, è eccessivo. Questo è un aspetto davvero molto problematico in fase di assunzione/dichiarazione delle ore lavorate dai dipendenti“. Basti pensare, infatti, un lavoratore part time over 30 costa quasi 2.600 euro annui, mentre un lavoratore più giovane costa appena 700 euro.

Il Presidente dell’Associazione Lavoro Over 30 evidenzia come, in questo modo, si ha una riduzione degli orari dichiarati ed un aumento del lavoro nero. Si chiede, dunque, lo stop alle discriminazioni per età, sia per le assunzioni che per le pensioni.

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