Il disegno di legge sul taglio delle pensioni d’oro depositato alla Camera dai capigruppo di M5s e Lega D’Uva e Molinari prevede una sforbiciata alle pensioni superiori a 4mila euro nette al mese con l’obiettivo di alzare gli assegni delle pensioni minime a 780 euro al mese. Secondo le stime attuali gli assegni colpiti da tale misura saranno circa 158 mila.
Il ricalcolo degli assegni, sarĂ effettuato non in base ai contributi effettivamente versati ma all’etĂ dalla quale si è cominciato a percepire l’assegno. Questo meccanismo provocherĂ un taglio della cifra percepita tra il 10 e il 20%. Secondo l’analisi dell’ex ministro Renato Brunetta il ricalcolo penalizzerebbe le pensioni delle donne e dei militari.
Pensioni d’oro, Brunetta: rischio penalizzazione donne e militari.
Secondo Renato Brunetta la misura che modifica la normativa del sistema pensionistico, si presenta come retroattiva ma “non si tratterebbe di un contributo di solidarietĂ ” e diventando una misura permanente di modifica del sistema di calcolo passando dal retributivo al contributivo è viziata da “una palese incostituzionalitĂ “.
“Chi stabilisce cos’è una pensione d’oro? Dicono: 4000 euro. Allora perchĂ© non 3000?”, ha spiegato l’ex ministro in un’intervista rilasciata a Repubblica, dove ha ricordato che “c’è ancora una Corte costituzionale in questo Paese. Ci penseranno i giudici delle leggi a bocciare una simile norma, poichĂ© non conforme ai principi costituzionali. Inoltre badi bene, questo provvedimento andrebbe applicato a 20 milioni di pensioni e pensionati“.
Questo perchĂ© sarebbero tantissime, anche quelle di importo basso, le pensioni non corrispondenti ai contributi versati. “Si rischia insomma un precedente pericolosissimo” ha aggiunto Brunetta. Secondo l’ex ministro la Consulta boccerĂ questa proposta di legge presentata da Lega e M5s.
Secondo Renato Brunetta, ad essere penalizzate maggiormente saranno le pensioni delle donne e dei militari. Perché queste categorie, storicamente, hanno raggiunto l’età pensionabile prima e che, dunque, subirebbero un taglio più consistente.
Ad esempio, nel 1995 l’età per la pensione di vecchiaia era di 62 per gli uomini e 57 per le donne, quella ricalcolata dal governo è 64 anni. La penalizzazione, in questo caso per le donne è alta. Per i 7 anni di anticipo, una donna professionista che percepisce un assegno di pensione alta subirà un taglio intorno al 20%. Dunque, un taglio pari al 2,9% annuo rispetto al 2% l’anno previsto dalla Legge Fornero che si applicava soltanto a chi anticipava l’età pensionabile.