Pensioni: abolizione Ape social e introduzione Quota 100 penalizzante per varie categorie di lavoratori

Le ultime news sull'abolizione dell'Ape social vengono fornite da Mauro D'Achille, amministratore del gruppo Lavoro e pensioni: Problemi e soluzioni.

Riforma pensioni: ultime news ed il punto su Quota 100 e sostenibilità del sistema!

Mauro D’Achille, amministratore del gruppo Facebook Lavoro e pensioni: Problemi e soluzioni, pone delle osservazioni critiche ai provvedimenti al vaglio del governo sul fronte pensioni. Secondo D’Achille, a fronte della cancellazione dell’Ape social, che tutela le categorie più svantaggiate, i nuovi interventi pensionistici proposti dall’esecutivo andranno ad avvantaggiare lavoratori che non rientrano nelle categorie più disagiate, e che hanno carriere lavorative non caratterizzate dalla discontinuità.

La cancellazione dell’ape social sarà un danno per le categorie maggiormente svantaggiate.

Spiega D’Achille: “A fronte della cancellazione di Ape Social, che prevede un’uscita anticipata con 63anni e 28-36 di contributi per le categorie maggiormente svantaggiate quali i disoccupati, i caregivers, le donne con figli, gli invalidi e i lavori gravosi, ovvero chi, in una ideale scala di priorità, si trova nelle peggiori condizioni, i provvedimenti allo studio del nuovo “Governo del cambiamento” invertono tale scala di priorità.

Infatti, ad essere premiati saranno esclusivamente coloro che non hanno mai avuto questo genere di problemi, bensì chi ha avuto lavori senza interruzioni, non ha mai subito infortuni o lunghe malattie, mai assentatosi dal lavoro per assistere parenti malati o bambini: ovvero quegli eventi indesiderati che hanno portato il lavoratore ad usufruire per oltre due anni di contributi figurativi”.

Quota 100 penalizzante rispetto all’Ape social.

Continua D’Achille, evidenziando alcuni aspetti negativi della cosiddetta Quota 100 rispetto all’ape social: “Sempre a differenza con l’ape social, che prevede fino a 1500€ lordi di reddito ponte fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia e poi tutta la pensione maturata, questa nuova quota 100 prevede anche una corposa riduzione dell’importo per tutti coloro che a fine 1995 potevano vantare già almeno 18 anni di versamenti.

Tale diversificazione sembra mostrare un pensiero politico tendente a favorire i tantissimi operatori del Pubblico Impiego e delle grandi industrie del nord, a scapito dei lavoratori del privato e del Mezzogiorno, dove chi non lavora nel pubblico è costretto ad arrabbattarsi sempre alla ricerca di lavori saltuari e precari”.

Non a caso questa quota 100 è stata elaborata dall’economista della Lega Nord prof. Brambilla. Ed il movimento cinque stelle cosa e come potrà mai rispondere ai suoi elettori del meridione?

Purtroppo paga lo scotto di non aver avuto un economista o un giuslavorista o un esperto che si sia preoccupato di elaborare un disegno alternativo a quello leghista, ma si è limitato sempre e soltanto a promettere una generica abolizione della riforma Fornero senza mai poter indicare né il come né il quando“.

La mancata indicazione dei costi e delle coperture per procedere all’abolizione della Legge Fornero.

In conclusione, D’Achille evidenzia la mancata indicazione dei costi e della modalità di reperimento delle risorse necessarie a procedere all’abrogazione della legge Fornero: “Ad entrambi, poi, va contestato il non voler mai voluto indicare né il costo certo né le le coperture economiche certe per attuare tale abolizione. Questo modo semplicistico di affrontare la questione li porta ora a dover mettere dei limiti talmente stringenti alla possibilità di accedervi che la platea di potenziali usufruitori dovrà essere per forza di cose limitata al massimo”.

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