Oggi domenica 28 ottobre papa Francesco ha tenuto come di consueto l’Angelus in Piazza San Pietro, e concluderà il Sinodo dedicato ai giovani. Quali sono i temi emersi, quali le sfide e le problematiche dei nostri figli, quali le novità per sognare una strada per la felicità?
A sua immagine, anticipazioni e ospiti di oggi domenica 28 ottobre 2018.
Lorena Bianchetti ad “A Sua Immagine”, alle 11.15 su Rai1, ne parla in studio con Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e scrittrice, don Armando Matteo, teologo e autore di numerose pubblicazioni sui giovani, Federica Ancona, giovane partecipante al Sinodo.
Numerose le storie. Claudio, da vittima del bullismo e una vita in strada persa dietro alcool e droga, al ritrovamento del senso della vita. Martina impegnata per riscattare le vittime della tratta, Alfonso, da piccolo delinquente ad una vita intensa di fede.
L’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro!
Alle 12.00 c’è stato, come ogni domenica, l’Angelus recitato da Papa Francesco in piazza San Pietro. Ci ha spiegato Papa Francesco: «Questa mattina, nella Basilica di San Pietro, abbiamo celebrato la Messa di chiusura dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata ai giovani. La prima Lettura, del profeta Geremia, era particolarmente intonata a questo momento, perché è una parola di speranza che Dio dà al suo popolo. Una parola di consolazione, fondata sul fatto che Dio è padre per il suo popolo, lo ama e lo cura come un figlio; gli apre davanti un orizzonte di futuro, una strada agibile, praticabile, sulla quale potranno camminare anche «il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente», cioè le persone in difficoltà. Perché la speranza di Dio non è un miraggio, come certe pubblicità dove tutti sono sani e belli, ma è una promessa per la gente reale, con pregi e difetti, potenzialità e fragilità, come tutti noi: la speranza di Dio è una promessa per la gente come noi.
Questa Parola di Dio esprime bene l’esperienza che abbiamo vissuto nelle settimane del Sinodo: è stato un tempo di consolazione e di speranza. Lo è stato anzitutto come momento di ascolto: ascoltare infatti richiede tempo, attenzione, apertura della mente e del cuore. Ma questo impegno si trasformava ogni giorno in consolazione, soprattutto perché avevamo in mezzo a noi la presenza vivace e stimolante dei giovani, con le loro storie e i loro contributi. Attraverso le testimonianze dei Padri sinodali, la realtà multiforme delle nuove generazioni è entrata nel Sinodo, per così dire, da tutte le parti: da ogni continente e da tante diverse situazioni umane e sociali.
Con questo atteggiamento fondamentale di ascolto, abbiamo cercato di leggere la realtà, di cogliere i segni di questi nostri tempi. Un discernimento comunitario, fatto alla luce della Parola di Dio e dello Spirito Santo. Questo è uno dei doni più belli che il Signore fa alla Chiesa Cattolica, cioè quello di raccogliere voci e volti dalle realtà più varie e così poter tentare un’interpretazione che tenga conto della ricchezza e della complessità dei fenomeni, sempre alla luce del Vangelo. Così, in questi giorni, ci siamo confrontati su come camminare insieme attraverso tante sfide, quali il mondo digitale, il fenomeno delle migrazioni, il senso del corpo e della sessualità, il dramma delle guerre e della violenza.
I frutti di questo lavoro stanno già “fermentando”, come fa il succo dell’uva nelle botti dopo la vendemmia. Il Sinodo dei giovani è stato una buona vendemmia, e promette del buon vino. Ma vorrei dire che il primo frutto di questa Assemblea sinodale dovrebbe stare proprio nell’esempio di un metodo che si è cercato di seguire, fin dalla fase preparatoria. Uno stile sinodale che non ha come obiettivo principale la stesura di un documento, che pure è prezioso e utile. Più del documento però è importante che si diffonda un modo di essere e lavorare insieme, giovani e anziani, nell’ascolto e nel discernimento, per giungere a scelte pastorali rispondenti alla realtà.
Invochiamo per questo l’intercessione della Vergine Maria. A lei, che è la Madre della Chiesa, affidiamo il ringraziamento a Dio per il dono di questa Assemblea sinodale. E lei ci aiuti ora a portare avanti quanto sperimentato, senza paura, nella vita ordinaria delle comunità. Lo Spirito Santo faccia crescere, con la sua sapiente fantasia, i frutti del nostro lavoro, per continuare a camminare insieme con i giovani del mondo intero», ha concluso il Pontefice.
Omelia a Santa Marta: il valore della pace.
In attesa di scoprire le parole di Papa Francesco di oggi domenica 28 ottobre 2018, vi riportiamo alcuni stralci dell’omelia a Santa Marta del 26 ottobre 2018. “Passa per l’umiltà, la dolcezza e la magnanimità la via per trovare la pace nel mondo, nelle nostre società ma anche nelle nostre famiglie”, ha sottolineato il Papa riflettendo sulla Prima Lettura, tratta dalla Lettera di San Paolo apostolo agli Efesini.
Lo stesso Gesù, sottolinea il Papa, “prima di morire, nell’Ultima Cena, chiese al Padre la grazia dell’unità per tutti noi”. Eppure, constata Francesco, siamo ormai “abituati a respirare l’aria dei conflitti”: ogni giorno, in tv e nei giornali, si parla dei conflitti, “uno dietro l’altro”, di guerre, “senza pace, senza unità”. Anche se “si fanno patti” per fermare un qualsiasi conflitto, poi tali accordi vengono disattesi. In tal modo “la carriera degli armamenti, la preparazione alle guerre, alla distruzione, va avanti”.
Le parole di Papa Francesco nell’omelia a Santa Marta del 26 ottobre 2018.
Ha sottolineato il Pontefice: “Anche le istituzioni mondiali create con la migliore volontà di aiutare l’unità dell’umanità, la pace, si sentono incapaci di trovare un accordo: che c’è un veto qui, un interesse là… E fanno fatica a trovare degli accordi di pace.
E nel frattempo i bambini non hanno da mangiare, non vanno a scuola, non sono educati, non ci sono degli ospedali perché la guerra distrugge tutto. C’è una tendenza nostra alla distruzione, alla guerra, alla disunione. È la tendenza che semina nel cuore nostro il nemico, il distruttore dell’umanità: il diavolo. Paolo, in questo passo, ci insegna il cammino verso l’unità, che lui dice: “L’unità è coperta, è ‘blindata’ – possiamo dire – con il vincolo della pace”.
La pace porta all’unità. Ecco quindi il richiamo ad un comportamento degno “della chiamata” ricevuta, “con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità”. Per fare la pace, l’unità fra noi, “umiltà, dolcezza – noi che siamo abituati a insultarci, a gridarci…, dolcezza – e magnanimità”. Lascia perdere, ma apri il cuore. Ma si può fare la pace al mondo con queste tre cose piccole? Sì, è il cammino. Si può arrivare all’unità? Sì, quel cammino: “umiltà, dolcezza e magnanimità”. E Paolo è pratico, e continua con un consiglio molto pratico: “sopportandovi a vicenda nell’amore”. Sopportarci gli uni gli altri. Non è facile, sempre esce il giudizio, la condanna, che porta alla separazione, alla distanza…
San Paolo raccomanda “di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”, “sicuramente sotto l’ispirazione delle parole di Gesù nell’Ultima Cena: ‘Un solo corpo e un solo spirito’”. Poi – mette in luce il Papa – “va avanti e ci fa vedere l’orizzonte della pace, con Dio; come Gesù ci ha fatto vedere l’orizzonte della pace nella preghiera: ‘Padre, che siano uno, come Tu e io’. L’unità”. Francesco ricorda poi che nel Vangelo di Luca proclamato oggi, Gesù consiglia di trovare un accordo col nostro avversario “lungo la strada”: un “bel consiglio”, commenta il Pontefice, perché “non è difficile trovare un accordo all’inizio del conflitto”.
“Il mondo oggi ha bisogno di pace, noi abbiamo bisogno di pace, le nostre famiglie hanno bisogno di pace, la nostra società ha bisogno di pace. Incominciamo a casa a praticare queste cose semplici: magnanimità, dolcezza, umiltà. Andiamo avanti in questa strada: del sempre fare l’unità, consolidare l’unità. Che il Signore ci aiuti in questo cammino“, ha concluso il Pontefice.