Papa Francesco oggi, domenica 25 novembre 2018, reciterà l’Angelus in Piazza San Pietro. Scopriamo quali sono le parole del Santo Padre di oggi, e ricordiamo gli ultimi impegni e l’Angelus di domenica scorsa in occasione della Giornata mondiale dei poveri.
Papa Francesco ha tenuto l’udienza ai seminaristi dell’arcidiocesi di Agrigento. Ai giovani seminaristi ha insegnato l’importanza di far cadere ogni maschera: essi devono essere veri e sinceri verso sé stessi e davanti a Gesù. Il Papa spiega che il Signore “Ascolta me, ed io ascolto Lui. Nessuna finzione. Nessuna maschera. Questo ascolto del cuore nella preghiera ci educa ad essere persone capaci di ascoltare gli altri, a diventare se Dio vuole preti che offrono il servizio dell’ascolto e ci educa ad essere sempre più Chiesa in ascolto, comunità che sa ascoltare. La Chiesa è mandata nel mondo per ascoltare il grido dell’umanità, che spesso è un grido silenzioso, a volte represso, soffocato”.
Il Papa, poi, ha spiegato che la Missione è il vero compito dei sacerdoti: è necessario andare insieme l’uno incontro agli altri. Non si deve essere un bravo missionario individuale, ma si deve lavorare insieme e si deve pensare all’altro.
L’Angelus e le parole del Santo Padre di domenica scorsa, 18 novembre 2018
Domenica scorsa il Papa ha recitato la Santa Messa e l’Angelus nella Basilica di San Pietro in occasione della Seconda Giornata mondiale dei poveri. Il Papa ha invitato tutti ad ascoltare il grido dei poveri, che sono accorsi in oltre seimila ad assistere alla celebrazione della Santa Messa, accompagnati da volontari, gruppi parrocchiali ed associazioni.
Durante l’Angelus, il Papa ha letto un brano del Vangelo in cui si racconta come il Signore ha desiderato istruire i suoi discepoli sugli eventi futuri attraverso l’invito a vivere bene il presente, ad essere vigilanti e sempre pronti per quando saremo chiamati a rendere conto della nostra vita. Le persone di tutti i periodi storici hanno un’unica meta: quella di incontrare il Signore, ma non sappiamo quando ciò accadrà. ll Papa ha ricordato che nessuno sfuggirà a questo momento, ed in quel frangente la potenza del denaro e dei mezzi economici sui quali oggi si basano tanti potenti non serviranno più. “Con noi soltanto porteremo quello che abbiamo donato”.
Papa Francesco spiega il significato della festività del Cristo Re nell’Angelus di oggi domenica 25 novembre 2018
Oggi ci ha spiegato il Papa il significato della festività religiosa che si celebra oggi: «La solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, che celebriamo oggi, è posta al termine dell’anno liturgico e ricorda che la vita del creato non avanza a caso, ma procede verso una meta finale: la manifestazione definitiva di Cristo, Signore della storia e di tutto il creato. La conclusione della storia sarà il suo regno eterno.
L’odierno brano evangelico ci parla di questo regno, il regno di Cristo, il regno di Gesù, raccontando la situazione umiliante in cui si è trovato Gesù dopo essere stato arrestato nel Getsemani: legato, insultato, accusato e condotto dinanzi alle autorità di Gerusalemme. E poi, viene presentato al procuratore romano, come uno che attenta al potere politico, a diventare il re dei giudei. Pilato allora fa la sua inchiesta e in un interrogatorio drammatico gli chiede per ben due volte se Egli sia un re.
E Gesù dapprima risponde che il suo regno «non è di questo mondo». Poi afferma: «Tu lo dici: io sono re». È evidente da tutta la sua vita che Gesù non ha ambizioni politiche. Ricordiamo che dopo la moltiplicazione dei pani, la gente, entusiasta del miracolo, avrebbe voluto proclamarlo re, per rovesciare il potere romano e ristabilire il regno d’Israele. Ma per Gesù il regno è un’altra cosa, e non si realizza certo con la rivolta, la violenza e la forza delle armi. Perciò si era ritirato da solo sul monte a pregare. Adesso, rispondendo a Pilato, gli fa notare che i suoi discepoli non hanno combattuto per difenderlo. Dice: “Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei”.
Gesù vuole far capire che al di sopra del potere politico ce n’è un altro molto più grande, che non si consegue con mezzi umani. Lui è venuto sulla terra per esercitare questo potere, che è l’amore, rendendo testimonianza alla verità. Si tratta della verità divina che in definitiva è il messaggio essenziale del Vangelo: «Dio è amore» e vuole stabilire nel mondo il suo regno di amore, di giustizia e di pace. E questo è il regno di cui Gesù è il re, e che si estende fino alla fine dei tempi».
I regni fondati sul potere delle armi sono fragili e destinati a crollare
La storia ci insegna che i regni fondati sul potere delle armi e sulla prevaricazione sono fragili e prima o poi crollano. Ma il regno di Dio è fondato sul suo amore e si radica nei cuori – il regno di Dio si radica nei cuori –, conferendo a chi lo accoglie pace, libertà e pienezza di vita. Tutti noi vogliamo pace, tutti noi vogliamo libertà e vogliamo pienezza. E come si fa? Lascia che l’amore di Dio, il regno di Dio, l’amore di Gesù si radichi nel tuo cuore e avrai pace, avrai libertà e avrai pienezza.
Gesù oggi ci chiede di lasciare che Lui diventi il nostro re. Un re che con la sua parola, il suo esempio e la sua vita immolata sulla croce ci ha salvato dalla morte, e indica – questo re – la strada all’uomo smarrito, dà luce nuova alla nostra esistenza segnata dal dubbio, dalla paura e dalle prove di ogni giorno. Ma non dobbiamo dimenticare che il regno di Gesù non è di questo mondo. Egli potrà dare un senso nuovo alla nostra vita, a volte messa a dura prova anche dai nostri sbagli e dai nostri peccati, soltanto a condizione che noi non seguiamo le logiche del mondo e dei suoi “re”», conclude il Pontefice.