Papa Francesco: l’Angelus di domenica 21 ottobre 2018 in Piazza San Pietro!

Domenica 21 ottobre 2018 Papa Francesco celebrerà l'Angelus domenicale, trasmesso come di consueto in diretta nel programma A sua immagine.

Papa Francesco: l'Angelus di domenica 1 marzo 2020 in Piazza San Pietro

Papa Francesco ha celebrato domenica 21 ottobre 2018 l’Angelus domenicale. Il titolo del messaggio che Papa Francesco ha mandato per la giornata mondiale missionaria di quest’anno è stato il seguente: “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”. L’occasione del Sinodo che si sta celebrando a Roma in questo mese di ottobre, il mese missionario, “ci offre l’opportunità di comprendere meglio, alla luce della fede, ciò che il Signore Gesù vuole dire a voi giovani e, attraverso di voi, alle comunità cristiane”, ha dichiarato Papa Francesco.

A sua immagine: anticipazioni, temi ed ospiti di oggi domenica 21 ottobre 2018.

“A Sua Immagine”, domenica 21 ottobre alle 10.30 su Rai1, Lorena Bianchetti in studio ne parla con padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista, con Samuel Peron, ballerino,ed una coppia di sposi Ivan e Marilea, che da anni ormai trascorrono gran parte del loro tempo libero in Tanzania.

Nel corso della puntata si conosceranno le storie di padre Alberto, missionario in Cambogia, don Giorgio Costantino la cui missione è stata in Calabria, e poi quella di Silvia, che dice che vivere in missione anche per un solo mese ti cambia la vita.

La Santa Messa dalla Chiesa San Domenico in Castelvetrano e l’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro.

Alle 10.55 la linea passerà alla Santa Messa, che verrà trasmessa dalla Chiesa San Domenico in Castelvetrano (TP). Regia Simone Chiappetta e commento Simona De Santis. Alle 12.00 come ogni domenica, l’Angelus recitato da Papa Francesco in piazza San Pietro.

Ci spiega il Pontefice nell’Angelus di oggi domenica 21 ottobre 2018: «L’odierna pagina evangelica descrive Gesù che, ancora una volta e con grande pazienza, cerca di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio. L’occasione gli viene data dai fratelli Giacomo e Giovanni, due dei primissimi che Gesù ha incontrato e chiamato a seguirlo. Ormai hanno fatto parecchia strada con Lui e appartengono proprio al gruppo dei dodici Apostoli. Perciò, mentre sono in cammino verso Gerusalemme, dove i discepoli sperano con ansia che Gesù, in occasione della festa di Pasqua, instaurerà finalmente il Regno di Dio, i due fratelli si fanno coraggio, si avvicinano e rivolgono al Maestro la loro richiesta: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”.

Gesù sa che Giacomo e Giovanni sono animati da grande entusiasmo per Lui e per la causa del Regno, ma sa anche che le loro aspettative e il loro zelo sono inquinati, dallo spirito del mondo. Perciò risponde: “Voi non sapete quello che chiedete”. E mentre loro parlavano di “troni di gloria” su cui sedere accanto al Cristo Re, Lui parla di un “calice”da bere, di un “battesimo” da ricevere, cioè della sua passione e morte. Giacomo e Giovanni, sempre mirando al privilegio sperato, dicono di slancio: sì, “possiamo”!

Ma, anche qui, non si rendono veramente conto di quello che dicono. Gesù preannuncia che il suo calice lo berranno e il suo battesimo lo riceveranno, cioè che anch’essi, come gli altri Apostoli, parteciperanno alla sua croce, quando verrà la loro ora. Però – conclude Gesù – “sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”. Come dire: adesso seguitemi e imparate la via dell’amore “in perdita”, e al premio ci penserà il Padre celeste. La via dell’amore è sempre “in perdita”, perché amare significa lasciare da parte l’egoismo, l’autoreferenzialità, per servire gli altri.

Gesù poi si accorge che gli altri dieci Apostoli si arrabbiano con Giacomo e Giovanni, dimostrando così di avere la stessa mentalità mondana. E questo gli offre lo spunto per una lezione che vale per i cristiani di tutti i tempi, anche per noi. Dice così: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti“. È la regola del cristiano. Il messaggio del Maestro è chiaro: mentre i grandi della Terra si costruiscono “troni” per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita: “Il Figlio dell’uomo – dice Gesù – non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

La via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti; è la medicina per gli arrampicatori, questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, neanche la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità. La Vergine Maria, che aderì pienamente e umilmente alla volontà di Dio, ci aiuti a seguire con gioia Gesù sulla via del servizio, la via maestra che porta al Cielo”, ha concluso il Pontefice.

Le parole del Pontefice nell’omelia a Santa Marta.

Vi riportiamo anche alcuni significativi stralci dell’udienza di ieri a Santa Marta. Papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta, ha stigmatizzato la gente chiusa in se stessa, che pensa all’apparire, a fare “finta”, a dare un’elemosina e poi far “suonare la tromba” per farlo sapere. La preoccupazione di queste persone, ha spiegato Francesco, “è custodire quello che hanno dentro”, il proprio “egoismo”, la propria “sicurezza”: “Quando c’è qualcosa che li mette in difficoltà” come l’uomo aggredito e lasciato “mezzo morto” dai briganti o incontrano “un lebbroso” loro guardano da un’altra parte”, secondo le proprie “leggi interne”.

Questo lievito è pericoloso. Guardatevi. È l’ipocrisia”. “Gesù non tollera l’ipocrisia. Questo apparire bene, con belle forme di educazione pure, ma con cattive abitudini dentro. E Gesù stesso dice: ‘Dal di fuori voi siete belli, come i sepolcri, ma dentro c’è putrefazione o c’è distruzione, ci sono le macerie’. Questo lievito che fa crescere verso l’interno: è un lievito che fa crescere senza futuro, perché nell’egoismo, nel rivolgere sul se stesso, non c’è futuro. Invece, un altro tipo di persona è quella che vediamo con un altro lievito, che è il contrario: che fa crescere verso l’esterno. Anzi, che fa crescere come eredi, per averne una eredità”.

I cristiani sono persone proiettate “verso l’esterno”, l’identikit del Papa: “Delle volte sbagliano, ma si correggono; delle volte cadono, ma si rialzano. Anche delle volte peccano, ma si pentono. Ma sempre verso l’esterno, verso quella eredità, perché è stata promessa. E questa gente è gioiosa, perché le è stata promessa una felicità molto grande: che saranno gloria, lode di Dio. E ‘il lievito – dice Paolo – di questa gente è lo Spirito Santo’, che ci spinge ad essere lode della sua gloria, della gloria di Dio”. Lo Spirito Santo infatti “spinge fuori”, “verso l’orizzonte”.

Ecco quindi le due persone elencate: “Una che, guidata dal proprio egoismo, cresce verso l’interno. Ha un lievito – l’egoismo – che la fa crescere verso l’interno, e soltanto si preoccupa di apparire bene, apparire equilibrato, bene: che non si vedano le cattive abitudini che hanno. Sono gli ipocriti, e Gesù dice: ‘Guardatevi’. L’altra gente sono i cristiani: dovremmo essere i cristiani, perché anche ci sono cristiani ipocriti, che non accettano il lievito dello Spirito Santo”.

Per questo Gesù ci ammonisce: ‘Guardatevi del lievito dei farisei’. Il lievito dei cristiani è lo Spirito Santo, che ci spinge fuori, ci fa crescere, con tutte le difficoltà del cammino, anche con tutti i peccati, ma sempre con la speranza. Lo Spirito Santo è proprio la caparra di quella speranza, di quella lode, di quella gioia. Nel cuore, questa gente che ha lo Spirito Santo come lievito, è gioiosa, anche nei problemi e nelle difficoltà. Gli ipocriti hanno dimenticato cosa significhi essere gioioso”, ha concluso il Pontefice.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright MyMagazine.news

Informazioni sull'autore