Papa Francesco: “Dare a Dio nella preghiera e agli altri nella carità rifuggendo dal formalismo”

Papa Francesco domenica 11 novembre 2018 ha celebrato l'Angelus, nella giornata del Ringraziamento. Scopriamo insieme le parole del Pontefice.

Papa Francesco: l'Angelus di domenica 1 marzo 2020 in Piazza San Pietro

Il Pontefice ha celebrato l’Angelus domenica 11 novembre 2018 in Piazza San Pietro. Per il Pontefice “la varietà della vita è un dono prezioso, un valore intrinseco, che va tutelato. Lo sottolinea Papa Francesco: “L’insieme dell’universo, con le sue molteplici relazioni, mostra al meglio la ricchezza inesauribile di Dio”.

Anticipazioni e ospiti di A sua immagine di domenica 11 novembre 2018

In studio con Lorena Bianchetti, nella puntata in onda domenica 11 novembre alle 10.30 su Rai1, in cui si celebra la giornata del Ringraziamento, il fisico del Cnr Valerio Rossi Albertini, Vincenzo Conso del FAI (Federazione Agricola Italiana) ed il florovivaista Alessandro Magagnini, che approfondiranno tematiche inerenti al valore della terra, e in particolare si parlerà di un’agricoltura per la diversità e contro la diseguaglianza.

L’Angelus in Piazza San Pietro ed il discorso ai membri dell’Associazione Alunni del Cielo

Nel discorso rivolto da Papa Francesco ai membri dell’Associazione “Alunni del Cielo”, il Pontefice ha spiegato che la musica e il canto sono linguaggi per “testimoniare il Vangelo” e per “arrivare al cuore di tutti, anche a quanti sono lontani dalla Chiesa o dalla fede”. Nel 1968, ha ricordato il Pontefice, il fondatore di questa Associazione, il gesuita padre Giuseppe Arione, ha opposto alla contestazione “l’atteggiamento dell’accoglienza”: “si dedicò ad una forma di apostolato che utilizzava la musica e il canto come linguaggi capaci di trasmettere in modo universale la bellezza” dell’amore cristiano:

E verso gli altri, ricordando la pastorale del vostro Fondatore in favore dei poveri e dei circensi, potrete continuare ad accogliere queste persone nelle vostre comunità e famiglie, ascoltandoli, cantando insieme a loro il “Vangelo dei piccoli”. Il Papa ha poi incoraggiato i giovani dell’Associazione “a portare avanti il carisma” di padre Arione, “rinnovandolo nelle forme ma conservandone l’ispirazione profetica, ancora valida e attuale”.

Per fare questo, è necessario avere cura della propria vita interiore, senza lasciarsela “rubare” dal frastuono mondano, ma coltivarla mediante la preghiera personale e comunitaria, l’ascolto della Parola di Dio, la partecipazione assidua ai Sacramenti, specialmente alla Confessione e all’Eucaristia.

“Il canto è un linguaggio che porta alla comunione dei cuori”. “Nel coro – ha aggiunto – si sperimenta la gioia e il fascino della polifonia”. Vi esorto ad essere “polifonici” anche nella vita di ogni giorno, sia tra di voi che con gli altri. Anzitutto tenete presente che, più ancora che per la bellezza dei vostri canti, vi riconosceranno come discepoli e testimoni di Cristo se vi amate gli uni gli altri come Lui ci ha amati. Perciò siete chiamati ad essere un cuore solo e un’anima sola.

Angelus di Papa Francesco di domenica 11 novembre 2018

Dio sta “dalla parte degli ultimi”, diamo “al Signore e ai fratelli non qualcosa di noi, ma noi stessi”, in una offerta “umile e generosa”. Questo l’invito del Papa all’Angelus domenicale di domenica 11 novembre 2018. Il primo, spiega Francesco, rappresenta “le persone importanti, ricche, influenti”, l’altra indica “gli ultimi, i poveri, i deboli”. Il giudizio “risoluto” di Gesù nei confronti degli scribi, aggiunge il Papa, non riguarda tutta la categoria, ma è riferito a coloro che “ostentano la propria posizione sociale”, si “fregiano” del titolo di “maestro”, amano essere “riveriti” e “occupare i primi posti”.

“La loro ostentazione è soprattutto di natura religiosa, perché pregano ‘a lungo per farsi vedere’ e si servono di Dio per accreditarsi come i difensori della sua legge”. Un atteggiamento “di superiorità e di vanità”, osserva ancora il Papa, che li porta “al disprezzo per coloro che contano poco o si trovano in una posizione economica svantaggiosa”, come appunto le vedove. Gesù smaschera questo meccanismo perverso: denuncia l’oppressione dei deboli fatta strumentalmente sulla base di motivazioni religiose, dicendo chiaramente che Dio sta dalla parte degli ultimi. 

Una lezione questa offerta da Gesù ai discepoli attraverso “un esempio vivente”, la povera vedova. “Questa donna, che va a deporre nel tesoro del tempio due monetine, tutto quello che le restava, fa la sua offerta cercando di passare inosservata, quasi vergognandosi. Ma, proprio in questa umiltà, ella compie un atto carico di grande significato, significato religioso e spirituale. Quel gesto pieno di sacrificio non sfugge allo sguardo attento di Gesù, che anzi in esso vede brillare il dono totale di sé a cui vuole educare i suoi discepoli”.

Sottolinea il Pontefice: “Le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore e guarda alla purezza delle intenzioni. Questo significa che il nostro “dare” a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, ed essere espressione di gratuità. Come ha fatto Gesù con noi: ci ha salvato gratuitamente. Non ci ha fatto pagare la redenzione. E noi dobbiamo fare le cose come espressione di gratuità“. La vedova povera e generosa è quindi indicata da Gesù come “modello di vita cristiana da imitare”.

L’insegnamento che oggi Gesù ci offre ci aiuta a recuperare quello che è essenziale nella nostra vita e favorisce una concreta e quotidiana relazione con Dio. Fratelli e sorelle, le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni. Questo significa che il nostro “dare” a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, e deve essere espressione di gratuità, come ha fatto Gesù con noi: ci ha salvato gratuitamente; non ci ha fatto pagare la redenzione. Ci ha salvato gratuitamente. E noi, dobbiamo fare le cose come espressione di gratuità.

Ecco perché Gesù indica quella vedova povera e generosa come modello di vita cristiana da imitare. Di lei non sappiamo il nome, conosciamo però il suo cuore – la troveremo in Cielo e andremo a salutarla, sicuramente –; ed è quello che conta davanti a Dio. Quando siamo tentati dal desiderio di apparire e di contabilizzare i nostri gesti di altruismo, quando siamo troppo interessati allo sguardo altrui e – permettetemi la parola – quando facciamo “i pavoni”, pensiamo a questa donna. Ci farà bene: ci aiuterà a spogliarci del superfluo per andare a ciò che conta veramente, e a rimanere umili”.

L’omelia di Papa Francesco a Santa Marta di venerdì 9 novembre 2018

Vi riportiamo anche alcuni significativi stralci dell’omelia di Santa Marta celebrata venerdì 9 novembre 2018, in cui ha ribadito ancora una volta come non si debba pagare per ricevere i sacramenti. Durante la Messa celebrata a Santa Marta, il Pontefice commenta l’episodio evangelico della “purificazione del tempio” e invita tutti a riflettere sullo zelo e il rispetto che riserviamo oggi alle “nostre chiese”.

Ribadisce il Pontefice: «Le chiese siano “casa di Dio” e non “mercati” o salotti sociali dominati dalla “mondanità”. Il Pontefice spiega le motivazioni che sottendono l’irruenza di Gesù, che scaccia i mercanti dal tempio. Il Figlio di Dio è sospinto dall’amore, “dallo zelo” per la casa del Signore, “convertita in un mercato”. Entrando nel tempio, dove si vendevano “buoi, pecore e colombe”, alla presenza dei “cambiamonete”, Gesù riconosce che quel luogo era popolato di idolatri, uomini pronti a servire “il denaro” invece di “Dio”. “Dietro il denaro c’è l’idolo – rimarca Papa Bergoglio nell’omelia – gli idoli sono sempre d’oro. E gli idoli schiavizzano”.

Papa Francesco rilancia: “I Sacramenti non si pagano”

Prosegue il Pontefice: «Questo ci attira l’attenzione e ci fa pensare come noi trattiamo i nostri templi, le nostre chiese; se davvero sono casa di Dio, casa di preghiera, di incontro con il Signore; se i sacerdoti favoriscono quello. O se assomigliano ai mercati. Lo so… alcune volte io ho visto – non qui a Roma, ma in un’altra parte – ho visto una lista di prezzi. “Ma come i Sacramenti si pagano?”. “No, ma è un’offerta”. Ma se vogliono dare un’offerta – che devono darla – che la mettano nella cassa delle offerte, di nascosto, che nessuno veda quanto dai. Anche oggi c’è questo pericolo: “Ma dobbiamo mantenere la Chiesa. Sì, sì, sì, davvero”. Che la mantengano i fedeli, ma nella cassa delle offerte, non con una lista di prezzi».

Papa Francesco: “Le celebrazioni devono essere belle ma non mondane, perché la mondanità dipende dal dio denaro”

Il Pontefice sottolinea: «Pensiamo ad alcune celebrazioni di qualche Sacramento forse, o commemorative, dove tu vai e vedi: tu non sai se è un posto di culto la casa di Dio o è un salotto sociale. Alcune celebrazioni che scivolano verso la mondanità. È vero che le celebrazioni devono essere belle – belle – ma non mondane, perché la mondanità dipende dal dio denaro. È una idolatria pure. Questo ci fa pensare, e anche a noi: com’è il nostro zelo per le nostre chiese, il rispetto che noi abbiamo lì quando entriamo».

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