Oggi, lunedì 10 dicembre 2018, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata dall’ONU il 10 dicembre 1948, compie settant’anni. Il documento è costituita da un preambolo e da trenta articoli che fissano valori cardine come l’uguaglianza, la libertà e la dignità di tutti gli uomini, il diritto al lavoro, all’istruzione e l’irrilevanza di distinzioni di razza, colore, religione, sesso, lingua e opinione politica.
La Dichiarazione universale dei diritti umani venne votata dall’assemblea formata da 58 paesi. Si dichiararono a favore 48 di essi e firmarono il documento: Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Ecuador, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Islanda, India, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Siam, Svezia, Siria, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Turchia, Uruguay e Venezuela. Invece, 8 paesi si astennero: Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Russia, Sudafrica e Ucraina e ,infine, 2 paesi non parteciparono al momento del voto: Yemen e Honduras. Nessun paese votò contro.
70 anni fa veniva firmata la Dichiarazione universale dei diritti umani
Dopo 70 anni, la Dichiarazione universale rappresenta ancora oggi uno degli strumenti principali per la protezione internazionale dei diritti umani. «La Dichiarazione resta, tuttavia, un documento di importanza straordinaria poiché pone, in modo netto, limiti al potere dei governanti sui governati. Prima, nella giurisdizione internazionale, i diritti umani non esistevano – ha spiegato Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana di Amnesty International ad Avvenire –. Il documento, tuttavia, resta una meta da raggiungere».
Il rapporto di Amnesty International relativo alla situazione dei diritti umani nel 2017/2018 sottolinea come sia necessario un rinnovato impegno a favore della protezione internazionale dei diritti umani. La battaglia per i diritti umani non è ancora stata vinta e spetta a tutti noi continuare a difendere i principi enunciati nella Dichiarazione in nome della dignità, eguaglianza e solidarietà tra gli uomini, per fare in modo che la violenza e le atrocità della Seconda guerra mondiale rimangano solo un ricordo ed un monito per tutti.