Mattarella e il nuovo governo: gli scenari di un rebus

La presidente del Senato Alberti Casellati dà inizio alla partita al Quirinale per arrivare alla formazione del nuovo governo. La giornata si preannuncia cruciale, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che cercherà di risolvere il rebus relativo al nuovo esecutivo.

di maio salvini renzi-min

La presidente del Senato Alberti Casellati dà inizio alla partita al Quirinale per arrivare alla formazione del nuovo governo. La giornata si preannuncia cruciale, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che cercherà di risolvere il rebus del nuovo esecutivo. E di rebus, o rompicapo che dir si voglia, si tratta, perché le posizioni delle forze politiche in campo sono radicalmente contrapposte. Da un lato c’è Di Maio, il leader del M5S, disposto a un’alleanza con la Lega e il PD, dall’altro Salvini, alla testa di un centrodestra che chiede di rimanere unito, e dall’altro ancora il Partito Democratico, con la sua voglia di opposizione.

Un contratto di governo alla tedesca?

E così, mentre il leader pentastellato ha lanciato l’idea di un contratto di governo alla tedesca, da sottoscrivere con il Carroccio o con il PD – a patto, però, che Forza Italia resti fuori – nel centrodestra si esclude qualunque ipotesi di rottura tra Salvini e Berlusconi. Così dice la presidente del Senato Casellati, secondo cui lo strappo tra Berlusconi e Salvini non è nelle cose, e sulla stessa linea è il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, che definisce l’idea di scorporare la Lega dal centrodestra per farla diventare subalterna al M5S un sogno non realizzabile.

Il ‘no’ del Partito Democratico.

Arriva un ‘no’ a una collaborazione di governo con il M5S anche da parte del capogruppo PD al Senato Andrea Marcucci, che ha rinviato al mittente le nuove ‘avances’ di Luigi Di Maio coerentemente con la linea decisa in Direzione. Lo zoccolo duro costruito dai renziani attorno alla linea di opposizione sembra quindi reggere, almeno per adesso. La delegazione del PD – Maurizio Martina, Matteo Orfini e i capigruppo Marcucci e Graziano Delrio – ha dunque un mandato chiaro. Ma il PD resta un partito in gran fermento, e soprattutto caratterizzato da un ribollire di polemiche interne, e da una varietà di posizioni, che alla lunga potrebbero variarne il percorso, con effetti imprevedibili.

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